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La giornalista Greta Beccaglia era in diretta tv all’uscita dello stadio di Empoli quando un tifoso l’ha molestata pesantemente. E dallo studio il conduttore le ha detto: «Non te la prendere»

Greta Beccaglia è una giornalista di Toscana Tv che ieri era all’uscita dei tifosi del Castellani di Empoli per fare il suo lavoro. Se non avete ancora inteso il senso della giornata internazionale contro la violenza sulle donne e se ancora siete convinti che solo il femminicidio sia un evento per cui allarmarsi (e ci sono quelli che nemmeno per quello hanno un sussulto) allora potete guardare con attenzione quei secondi in cui Beccaglia (che su molti giornali di oggi è “Greta” e basta perché le donne, si sa, si chiamano per nome o per parentela) sta facendo il suo lavoro e viene palpeggiata da un passante che ancora eccitato dalla partita pensa bene di sputarsi sulla mano e tirarle una pacca sul sedere. Non finisce qui: pochi secondi dopo altri tifosi, infoiati per il lussurioso binomio calcio-donna le lanciano epiteti schifosi. Uno sognava di consumarla lì sul posto e continuava a ripeterle «Bellissima. Sei bellissima»·

Beccaglia prova ad abbozzare. Risponde dicendo che no, che non è quello il modo, intervistata da Repubblica dice di aver provato a essere “professionale”. In fondo funziona così: alle donne viene richiesto di essere professionali anche quando gli si vomita addosso di tutto. In quei secondi c’è dentro tutto: c’è quello che non si trattiene e fa ciò che il branco sognerebbe di fare, c’è la mancata solidarietà di tutti quelli intorno che rendono il tutto estremamente normale, c’è un reato (perché la molestia è un reato, vale la pena ricordarlo) in diretta televisiva che viene trattato come un prevedibile incidente e c’è perfino la vittimizzazione secondaria di Beccaglia che sui social viene invitata a non indossare quei jeans troppo stretti perché come al solito la donna che lavora deve essere incompetente, non all’altezza e sprovveduta e non fa niente che Greta Beccaglia abbia fatto interviste nel post partita perfino sotto la curva del Boca Juniors, a Buenos Aires, in uno stadio famoso per essere “caldo”. Doveva temere Empoli, invece. C’è anche un altro aspetto: i calciatori in campo erano tutti con un bel segno rosso sul viso per manifestare contro la violenza sulle donne. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti, perfino la messinscena.

Dallo studio il conduttore Giorgio Micheletti la invita a continuare («non te la prendere», ripete), poi assume il solito atteggiamento paternalista dicendole che «sono esperienze che aiutano a crescere» e infine la invita a chiudere il collegamento e sbrigarsela da sola. Sarebbe bello capire se Micheletti sia disposto a non prendersela mentre qualcuno gli palpa lo scroto all’esterno di uno stadio e sarebbe curioso sapere quale esperienza di vita possa essere una manata sul culo.

Fatto sta che l’altro ieri in diretta abbiamo assistito a un reato e in questo Paese che vive sui reati (veri o presunti) la roba è considerata una semplice disavventura. Il sito della Fiorentina (che giocava in quello stadio) definisce l’accaduto sul suo sito ufficiale «un gesto stupido e incivile». Eppure meraviglia che ci si meravigli che un gruppo di tifosi veda una donna come oggetto a sua disposizione: è il naturale risultato della narrazione e della cultura patriarcale.

Il tifoso che palpa e il giornalista che minimizza sono figli della stessa cultura, nonostante uno commetta un reato e l’altro semplicemente faccia la figura del cretino: non prendersela è il modo migliore per concimare l’ambiente in modo che succeda di nuovo, sempre di più, sempre peggio.

E allora prendiamocela. Usate tutto questo bifolco giustizialismo che avete sempre contro i disperati per chiedere giustizia, convogliate la rabbia nel verso giusto. Aspettiamo con ansia la notizia che quel tifoso venga identificato e denunciato. Prendersela è il modo migliore per celebrare la giornata contro la violenza sulle donne tutti i giorni dell’anno.

Buon lunedì.

Sorgente: Prendiamocela, invece | Left

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