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Nel 2017 era stato hackerato il sito della città metropolitana di Roma. All’epoca era stata una rivendicazione politica a spingere all’attacco il collettivo AnonPlus. Quello subìto dalla Loggia fra martedì e mercoledì scorso è invece un attentato d’altra natura. «A scopo d’estorsione» spiegano dal Comune, dopo che giovedì la stessa Loggia aveva negato di aver ricevuto alcuna richiesta di riscatto a seguito del doppio hacking che aveva — e ha tuttora — mandato in tilt il sistema di posta e l’intera operatività dei server dell’ente.

Ieri, dopo una fuga di notizie registrata dalGiornale di Brescia, l’ammissione: «Il file che contiene la richiesta di riscatto, cioè 26 Bitcoin, l’equivalente al cambio odierno di 1,3 milioni di euro, per ottenere la chiave di sblocco è venuto alla luce solo in un secondo momento. Ovviamente ne è stata subito informata la Polizia Postale ed è escluso qualsiasi pagamento, anche perché faremmo fatica a giustificare l’esborso alla Corte dei conti» spiega il direttore generale di Palazzo Loggia, Giandomenico Brambilla.

 

Mentre il sindaco, Emilio Del Bono, ha optato per il no comment, gli uffici dell’amministrazione sono al lavoro per tentare di far ripartire la macchina digitale del Comune infettata da un DoppelPaymer, un ransomware infettivo per la verità non nuovo alle amministrazioni pubbliche italiane capace di entrare silenziosamente nei server e bloccarne l’accesso crittografandone i file contenuti (il riscatto, appunto, servirebbe a ottenere la chiave per decriptarli). Ed è proprio sul tema server che ieri, sui social, è scattata la polemica creando il caso: il sistema informatico della Loggia dipende infatti ancora da server fisicamente posizionati sul nostro territorio, cioè nella sala macchine di via Lamarmora, una soluzione da molti giudicata anacronistica e, per questo, pericolosa. Da molti e, in parte, dalla stessa Loggia, che da un anno sta lavorando per mandare i propri dati in cloud attraverso un accordo con Secoval, la società di servizi della Comunità montana di Valsabbia, parecchio sensibile e innovativa sul tema della digitalizzazione dei servizi al cittadino. «Qualche mese e ciò non sarebbe accaduto perché saremmo stati nel cloud» si lascia sfuggire una fonte interna.

Sorgente: Attacco hacker al Comune di Brescia, chiesto un riscatto da 1,3 milioni- Corriere.it

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