0 6 minuti 3 anni

Fratelli d’Italia al 17,2% , Forza Italia al 7,6. Italia viva giù: 2,2%. Gradimento in calo di 7 punti per Draghi: l’apprezzamento per il premier è a 62. Il governo a quota 56

di Nando Pagnoncelli

Lo scenario politico dell’ultimo mese è stato segnato da cambiamenti molto significativi, dall’indicazione da parte di Beppe Grillo e dei leader del M5S di Giuseppe Conte quale possibile capo politico, alle dimissioni di Zingaretti da segretario del Pd e all’elezione di Enrico Letta alla guida del partito, all’uscita di Emma Bonino da +Europa oltre alle dimissioni di Benedetto Della Vedova da segretario. Nel consueto bilancio di fine mese iniziamo dai giudizi sul governo.

L’apprezzamento dell’esecutivo e del presidente Draghi, pur mantenendosi su livelli elevati, risulta in flessione: rispetto ai valori registrati all’insediamento, l’indice di gradimento diminuisce di 6 punti per il governo (da 62 a 56) e di 7 punti per il premier (da 69 a 62). Più che la fine della luna di miele che accompagna solitamente i primi mesi di vita di un nuovo governo si può parlare di una sorta di «rimbalzo tecnico» che, non a caso, risulta più accentuato nelle aree geografiche che avevano manifestato il consenso più alto (Nordest e Centronord). Il calo risulta inoltre più rilevante presso due gruppi sociali distinti, il primo caratterizzato dagli individui di condizioni economiche elevate, laureati, ceti dirigenti o impiegatizi (presumibilmente perplessi sulla squadra di governo e delusi per il condono fiscale), il secondo composto da persone di condizioni economiche basse o medio basse, lavoratori autonomi, ceto operaio, dipendenti con contratti a termine o occasionali (deluse sul fronte dei sostegni e delle misure restrittive). Il calo, inoltre, è più accentuato tra gli elettori del Pd, del M5S e di FdI mentre il consenso risulta stabile tra gli elettori della Lega e di Forza Italia.

 

Gli orientamenti di voto fanno registrare una sostanziale stabilità per i partiti di centrodestra, a fronte di un aumento di M5S e Pd. In dettaglio, la Lega si conferma al primo posto con il 22,5% (-0,5% rispetto a febbraio) delle preferenze, seguita dal Pd che si attesta al 20,3% (+1,3%) e dal M5S al 18% (+2,6%) che scavalca FdI, stabile al 17,2%, come pure stabile risulta Forza Italia con il 7,6%. Tra le forze minori si segnalano il sorpasso di Azione (2,7%) su Italia viva (2,2%), l’aumento del divario tra Sinistra italiana (2%) e Articolo 1 (1,2%) dopo la «separazione», e la flessione di + Europa (1,5%), dopo l’uscita di Emma Bonino. Va sottolineato che la quota di astensionisti ed indecisi si mantiene molto elevata (40,8%).

 

Quanto al gradimento dei leader, Conte, pur restando al primo posto con un indice pari a 57, fa segnare un arretramento di 4 punti, seguito da Speranza con indice pari a 39 (in flessione di 1 punto), il cui apprezzamento con ogni evidenza è più motivato dal ruolo di ministro della Salute che da leader di partito, basti pensare che Articolo 1 non beneficia dell’elevato consenso del proprio segretario. Al terzo posto si colloca Giorgia Meloni con indice 37, seguita dal neosegretario del Pd Letta (indice 33), quindi Salvini (32), Berlusconi (29), Calenda e Toti appaiati a 27.

 

In conclusione, alcune considerazioni riguardanti il Pd e il M5S. Dopo le inattese dimissioni di Zingaretti si apre una stagione nuova per il Pd: le prime decisioni del neosegretario Letta in termini di identità e nuove proposte, come pure le scelte riguardanti i vice, la segreteria e il cambio dei capigruppo sembrano rappresentare elementi di discontinuità, tuttavia la crescita di consensi sembra premiare più il segretario che il partito, quasi a significare che permane una sospensione di giudizio in attesa di verificare se alle intenzioni dichiarate seguiranno i fatti. Far ritornare al voto gli elettori delusi che hanno voltato le spalle al partito richiede tempo, soprattutto per vincere lo scetticismo nei confronti di una forza politica che appare molto divisa e ha cambiato 8 segretari nei suoi 13 anni di vita.

Da ultimo il M5S. La prospettiva che l’ex premier possa assumere la leadership del Movimento determina una crescita negli orientamenti di voto e contemporaneamente un calo di consensi per Conte. La contraddizione è solo apparente: infatti, se da un lato puntare su di lui alimenta l’aspettativa di ricomporre le profonde divisioni interne e sembra attrarre nuovi elettori, dall’altro l’avvicinamento di Conte al M5S gli aliena una parte dell’apprezzamento precedentemente acquisito presso coloro che ne apprezzavano il profilo istituzionale. Insomma, più Conte assume un ruolo politico e più rischia di perdere consenso personale perché si trasforma in avversario.

Sorgente: Sondaggi: Pd e M5S crescono con Letta e Conte, la Lega di Salvini primo partito- Corriere.it

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20