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“C’è chi dice che io non sia abile nella strategia: può darsi, ma questa volta dal punto di vista tattico ho fatto un capolavoro perché li ho messi tutti con le spalle al muro” (Matteo Renzi a La Stampa). Bisogna dargliene atto, lui non si nasconde, parla come un azzardato giocatore di poker che mette sul tavolo l’intera posta (che non ha) sperando che gli avversari non vadano a vedergli il bluff. Non sono un esperto del ramo, ma chi lo è spiega che un bluff ha molte più probabilità di riuscire se effettuato contro un solo avversario. Mentre più giocatori nel piatto significa più persone da dover convincere a ritirarsi millantando una mano vincente.

Purtroppo per il rottamatore di se stesso, a leggere i giornali, non gli dà retta più nessuno. Nel Pd, il ministro Dario Franceschini dichiara al Corriere della Sera che se cade il governo Conte si va al voto: concetto già espresso dal vicesegretario Andrea Orlando con il beneplacito di Nicola Zingaretti. Nel M5S, nessuno è così pazzo da rischiare il probabile dimezzamento dei parlamentari in caso di elezioni. Non parliamo dell’opposizione dove Matteo Salvini e Giorgia Meloni liquidano il senatore di Rignano come un inaffidabile traffichino della politica. Compreso Silvio Berlusconi, che proprio ieri ha dichiarato al Messaggero: “Bene il dialogo con Conte, dico no al governo di tutti”.

Ma il pokerista senza punti in mano dovrebbe temere soprattutto quanto nei giorni scorsi è filtrato dalle stanze del Quirinale. Ovvero, in caso di caduta dell’esecutivo giallorosso, Sergio Mattarella non perderebbe tempo alla ricerca di pastrocchi più o meno tecnici e procederebbe all’immediato scioglimento delle Camere. E allora sì: Italia Viva, bye bye. Poiché il partitino artificiale creato con un’operazione di palazzo ai danni del Pd, attualmente viene valutato tra il 2 e il 3% dei voti. Perfino meno di Azione, il garage dove Carlo Calenda gioca a freccette. Ora, è pur vero che i due Matteo si somigliano in quanto a iattanza, ma sicuramente il Salvini che pretendeva i pieni poteri poteva contare su parecchi milioni di voti.

Ora, tutto è possibile, ma c’è qualcuno sano di mente che affiderebbe le sorti, e il futuro, di un Paese sconvolto dalla pandemia, a un signore che forse neppure può contare sul consenso dei congiunti più stretti? Vedremo se alla fine Giuseppe Conte sfanculerà, come tanti italiani sognano, il bullo in Parlamento. Il quale, a proposito di capolavori tattici, ci ricorda la barzelletta del pugile suonato che si consola: quante me ne ha date… ma quante gliene ho dette.

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) –

Sorgente: Nessuno dà più retta al bluff dell’italovivo – infosannio

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