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“Sicurezza globale” è il nome del progetto di legge approvato alla Camera di recente in Francia e fortemente contestato da giornalisti e cittadini. Sabato scorso migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Parigi per protestare contro questo provvedimento: secondo i critici questa norma potrebbe rendere più difficile per giornalisti e difensori dei diritti umani accertare e documentare le responsabilità di eventuali abusi da parte della polizia.

A essere particolarmente contestato, infatti, è l’articolo 24 che interviene sulla legge della libertà di stampa stabilendo la pena di un anno di reclusione e una multa di 45mila euro a chi diffonde, “con qualunque mezzo, al fine di minarne l’integrità fisica o psicologica, l’immagine del volto o qualsiasi altro elemento di identificazione di un funzionario della polizia nazionale o di un agente della gendarmeria nazionale quando agisce nell’ambito di un’operazione di polizia” (non è invece impedita la trasmissione delle immagini alle autorità amministrative e giudiziarie).

Il disegno di legge – depositato da deputati di En Marche lo scorso 20 ottobre e sostenuto dal governo che ha deciso una procedura accelerata di approvazione – nel suo complesso punta a rafforzare la sicurezza interna con diverse misure tra cui ulteriori risorse stanziate, maggiori competenze concesse alle forze della police de proximité che saranno incentrate nella lotta alla microcriminalità e nuove leggi sull’uso di mezzi tecnologici per le forze dell’ordine – ad esempio i droni in diversi ambiti, incluse le manifestazioni – e l’ampliamento della possibilità di utilizzare video e immagini ripresi dalle telecamere di sicurezza.

 

La proposta di legge è stata approvata in prima lettura martedì 24 novembre – con 388 voti favorevoli, 104 contrari e 66 astensioni – dalla Camera bassa del Parlamento francese. La prossima votazione è prevista entro dicembre in Senato. Al termine dell’iter parlamentare, il testo passerà al Consiglio costituzionale, organo di controllo della legittimità costituzionale delle leggi, come annunciato dal Primo Ministro, Jean Castex.

Le Monde spiega che il progetto di legge (in particolare la parte che comprende l’articolo 24) si inserisce in un contesto generale nel paese segnato da un aumento della sfiducia nei confronti delle forze dell’ordine sulla scia delle manifestazioni dei “gilet gialli“, ma anche per l’aumento di accuse e denunce di violenza da parte della polizia.

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Si tratta inoltre di un provvedimento che rientra nell’azione legislativa recente del governo francese che punta a contrastare il crimine e la minaccia terroristica.

 

Lo scorso 5 novembre, Claire Hédon, la Défenseur des droits (DDD) – autorità indipendente francese che si occupa della difesa dei diritti dei cittadini – ha espresso preoccupazione per questo disegno di legge perché presenta “notevoli rischi di violazione di diversi diritti fondamentali, in particolare quello alla privacy e alla libertà di informazione”. Ad allarmare particolarmente la defenseur sono “le limitazioni previste alla diffusione di immagini di agenti delle forze di sicurezza nell’esercizio delle loro funzioni”: per questo ha chiesto “che non vengano ostacolati né la libertà di stampa né il diritto all’informazione” e ricordato “l’importanza della natura pubblica dell’azione delle forze di sicurezza e ritiene che l’informazione al pubblico e la pubblicazione di immagini relative agli interventi di polizia siano legittime e necessarie per il funzionamento democratico, nonché per l’esercizio delle proprie funzioni per controllare il comportamento delle forze di sicurezza”.

Contro la sua approvazione si sono schierati i sindacati dei giornalisti, le associazioni per i diritti umani e forze politiche di sinistra. Sabato 21 novembre in diverse città francesi migliaia di persone hanno protestato contro le norme contenute in questo disegno di legge. Anne-Sophie Simpère, di Amnesty International France, contattata da France 24, ha affermato che si tratta di «una legge liberticida che minaccia la libertà di espressione, il diritto di manifestare e il diritto alla privacy». Simili preoccupazione sono state espresse dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

 

 

La proposta di legge è invece sostenuta dai sindacati di polizia e da esponenti di governo. Alice Thourot, tra i deputati ad aver presentato la legge, ha dichiarato alla CNN: «Sarà ancora possibile fotografare e trasmettere, con una telecamera o da parte dei cittadini con il telefono, immagini di poliziotti che svolgono il loro lavoro con i volti esposti. Ciò che cambierà è che qualsiasi richiesta di violenza o incitamento all’odio che accompagnerà queste immagini sarà sanzionata dalla legge». Il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, ha dichiarato che il testo in esame è utile perché mira a “migliorare fortemente le disposizioni legislative che consentono di imporre la sicurezza repubblicana, cioè l’ordine repubblicano, vale a dire la condizione delle libertà pubbliche” e sull’articolo 24 ha specificato che l’obiettivo è impedire di “dare in pasto” a internet le forze di polizia. Darmanin ha poi sottolineato “l’importanza per il governo di preservare la libertà di stampa” garantendo al contempo alle forze di polizia “tutta la protezione che dobbiamo loro”, durante un incontro con rappresentati di giornalisti e associazioni. Quest’ultimi hanno però abbandonato la riunione con il ministro perché non ritenuta utile per un confronto costruttivo.

 

Il 20 novembre il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, aveva detto la stessa cosa del suo collega Darmanin, specificando però anche che «siamo in prima lettura, ci sarà una revisione di questo testo in Senato» e assicurando che le discussioni su questa proposta si stanno svolgendo anche dentro il governo: «Non siamo fermi nelle nostre posizioni».

Nicolas Chapuis, cronista giudiziario di Le Monde, ha messo in discussione la necessità di una nuova legge come questa, “quando minacciare e insultare la polizia, anche sui social network, è già punibile”. “Con questa norma, la polizia avrà dalla sua un ulteriore argomento contro le persone che filmano e trasmettono in diretta sui social network. Inoltre, sarà il poliziotto stesso, ripreso nelle immagini, che valuterà l’intento doloso del gesto e procederà all’arresto. Tuttavia è grazie a questi video, realizzati da professionisti e non, che sono stati documentati la maggior parte dei casi di violenza della polizia. Filmando queste scene domani, un cittadino correrà il rischio di essere arrestato se un agente di polizia ritiene che le sue intenzioni siano dolose”.

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A gennaio scorso un fattorino di 42 anni di nome Cédric Chouviat è morto dopo essere stato fermato dalla polizia a Parigi.  Durante il suo arresto, Chouviat è stato bloccato a terra da tre agenti di polizia per poi morire due giorni dopo in ospedale. L’intera scena è stata filmata da più persone presenti sul posto. Anche grazie a queste riprese amatoriali è stata aperta un’indagine con i tre ufficiali di polizia accusati di omicidio colposo.

Sorgente: Francia, approvata alla Camera la legge che limita la diffusione di video e foto della polizia. La protesta di giornalisti e difensori dei diritti umani – Valigia Blu

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