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Quanti investimenti si possono fare con 100 miliardi in più in cassa ogni anno? Per avere un’idea: tutta la spesa per i servizi vale 335 miliardi (sanità, istruzione, difesa, ordine pubblico, affari economici, servizi generali, protezione sociale). Si possono costruire infrastrutture: dalla banda ultralarga (quasi 11 milioni di italiani non sono connessi) ai porti attrezzati senza doversi vincolare al denaro cinese, assumere più medici, pagare meglio gli insegnanti, avere più asili nido, servizi decenti per gli anziani, spendere in formazione. Ma questi soldi mancano perché l’Italia è fra i Paesi europei che evade di più e punisce meno. E oggi affrontiamo la sciagura del Covid-19 come un contagiato affetto da altre gravi patologie. Non parliamo del sottobosco che si arrangia per tirare a campare, ma dell’evasione sistematica e pianificata dell’imprenditore, commerciante, professionista, che non paga in base alla sua reale capacità contributiva perché convinto che ad essere un ladro è lo Stato. Bene, vediamo quanti servizi utilizza senza aver contribuito a pagarne i costi.
Sanità: quanto costano gli interventi

Se sta male chiama l’ambulanza: il servizio base costa 120 euro, in caso di incidente o di infarto arriva quella attrezzata e costa 300 euro, ma nessuno gli chiede la carta di credito prima di portarlo al pronto soccorso. Il servizio è gratuito per tutti. Quando fa un esame diagnostico paga solo il ticket e se va in ospedale per fare un intervento, qualunque esso sia, paga zero. Se vuole saltare le liste d’attesa, scegliere lo specialista, ricoverarsi in una stanza singola, deve pagare di tasca sua sia rivolgendosi al pubblico che al privato accreditato, ma il costo dell’intervento non lo paga per intero, né lui né l’assicurazione, a quello ci pensa il Servizio Sanitario Nazionale grazie alla tessera sanitaria che ha in tasca dalla nascita. Una craniotomia costa 15.000 euro, una artrodesi vertebrale 15.000 euro, un intervento su valvole cardiache 20.000, bypass coronarico e angioplastica 25.000. Se disgraziatamente si ammala di tumore, un ciclo di cure di un anno costano 90.000 euro; la terapia intensiva 2000 euro al giorno. L’assicurazione copre il comfort, ma a tutto quello che rientra nei livelli essenziali di assistenza ci pensa lo Stato, cioè il contribuente, e lui non lo è. Sono 121 miliardi nell’ultimo anno.

Alta Velocità: usa la rete ma non la paga

È comodo raggiungere Roma da Milano in tre ore, Bologna e Torino in un’ora. Il biglietto comprende il costo del servizio, del personale e della manutenzione, ma non l’infrastruttura dell’alta velocità. I 42 miliardi spesi finora per realizzare 1280 km di binari e gallerie li ha sborsati tutti lo Stato. E lui, l’evasore, non ha contribuito. Sulla rete normale invece, quella che permette ai pendolari di andare a lavorare (anche nella sua azienda), il prezzo del biglietto è molto contenuto, ma paga solo il servizio (su alcune tratte pessimo), mentre la manutenzione e l’infrastruttura è tutta a carico della fiscalità generale. Se in città si sposta con l’autobus, il suo biglietto non paga l’intero costo perché i servizi vanno garantiti, anche alle estreme periferie e comunità montane (dove magari abita sua zia, o il suo cliente), e il prezzo della corsa non paga i costi del servizio.

Rete stradale: la consuma ma non la paga

L’autostrada è tutta privata e il pedaggio include tutto. Ma quando con la sua auto percorre una tangenziale, dal raccordo anulare di Roma, alle tangenziali Est e Ovest di Milano, allo snodo di Bologna, non paga nulla. Così come non paga per viaggiare sulle strade di città, provinciali e statali, dove d’inverno passa lo spazzaneve, i cantonieri spargono il sale e d’estate intervengono i tagliaerba. Il traffico rovina l’asfalto e forma le buche. Sono 30.000 i km di strade statali, quelle a 4 corsie costano – in manutenzione straordinaria, ammortamento e potenziamento – 120.000 euro a km, quelle a due corsie 8.000 euro, mentre sono 5.000 per un milione di strade in comunali, escluso il costo dell’illuminazione pubblica. Un parametro: mantenere decenti le vie di Milano (1.500km), il comune spende 32 milioni di euro. È tutto costruito e pagato dal pubblico, ovvero dal contribuente. Ma lui non lo è.

Manda i figli a scuola senza contribuire

L ’istruzione pesa per 62,7 miliardi l’anno: elementari, medie e superiori sono gratuite. Per l’asilo nido e l’università paga una retta più bassa perché va in base al reddito e lui non dichiara il vero. Può sempre dire che manda i figli alle scuole private e che quindi lui non pesa. È vero, ma solo in parte, in realtà la retta sarebbe più alta se non ci fossero i 549 milioni di trasferimenti pubblici alle scuole paritarie e i 70 milioni verso le università private.

Sicurezza e giustizia: tutto gratis

Usufruisce dell’ordine pubblico che le forze di polizia garantiscono. Chiama la polizia (che a settembre finisce spesso i fondi) o i carabinieri quando subisce un furto o la sua sicurezza è minacciata. I pompieri arrivano non solo per spegnere un incendio, ma anche se ha un nido di vespe dentro la tapparella di casa. L’esercito non è mai importante fino a quando non c’è un problema. Provvede all’evacuazione se un fiume esonda e la sua casa si allaga. I magistrati e i giudici tutelano i suoi interessi. Ma lui non ha pagato niente per tutto questo che costa alle casse pubbliche 53,6 miliardi.

Come evade sui rifiuti e sull’acqua

Entrambe le bollette non coprono l’intero servizio: i trasferimenti dello Stato per la gestione dei rifiuti ammontano ad 1,3 miliardi e per la distribuzione dell’acqua 921 milioni. La tariffa è calcolata in base ai consumi e al reddito e lui paga meno perché il suo Isee non è veritiero. Ma usa anche altri modi:
1) dichiara di abitare in un appartamento da 80 mq invece sono 150;
2) la tariffa per uso domestico è inferiore a quella per uso ufficio, ma dentro casa lui svolge attività libero professionale non dichiarata;
3) subaffitta due stanze in nero a studenti e, quindi, aumenta il volume dei rifiuti. Se poi la municipalizzata non ce la fa ad avere i mezzi che servono a far quadrare i conti, le strade sono sporche. Se invece quella sotto casa sua è pulita, lui non l’ha pagata.
Anche dentro la bolletta dell’acqua non c’è tutto. Gli invasi per la riserva idrica sono a carico dello Stato (per esempio Bracciano fornisce l’acqua a Roma). In alcune zone d’Italia i servizi di depurazione sono a carico della finanza pubblica. Alla fine a pagargli lo smaltimento dell’ingombro pesante e la depurazione del suo sciacquone è il contribuente onesto.

Servizi comunali e spesa al supermercato

Va in comune a chiedere la carta d’identità elettronica, paga 20 euro, ma non sono sufficienti a coprire i costi della tecnologia, lo stipendio dell’impiegato, l’affitto e il riscaldamento degli uffici. Per queste spese si attinge alle imposte comunali sulle quali non ha pagato il dovuto. Come non ha pagato il decoro pubblico: i giardini o i parchi nei quali va a passeggiare, a giocare con i figli o a scorrazzare con il cane. Latte, olio, vino, frutta e verdura costano meno al supermarket perché l’agricoltura riceve i contributi Ue: 31 miliardi negli ultimi 7 anni. Questa attività Ue si finanzia con l’Iva, che lui non versa (fa il nero) o, addirittura, incassa attraverso le fatture false.

110 miliardi rubati ogni anno

Il furto, stimato in 110 miliardi l’anno, impedisce di abbassare le tasse, sgretola la qualità dei servizi, blocca il Paese e pesa come un macigno sulla disgrazia che ci ha colpiti quest’anno, in cui tanti di coloro che hanno sempre pagato non riusciranno a farlo. In più c’è il furto su circa 20 miliardi di euro di profitti realizzati in Italia da aziende multinazionali e trasferiti ogni anno verso «paradisi fiscali» (National bureau of economic research). Di questi oltre 17 affluiscono in paesi europei a fiscalità «favorevole»: Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Belgio, Cipro e Malta. Nessuno ha fatto i soldi da solo e chi ha di più aiuta chi ha meno, ma loro accumulano, non investono nell’azienda, allargano le disuguaglianze.

190 miliardi su conti esteri

Poi ci sono 2 milioni di cittadini italiani che hanno depositato 190 miliardi su 3 milioni di conti correnti esteri. Sono le informazioni sui conti finanziari che arrivano dalla rete internazionale di scambio automatico (CRS) a cui hanno aderito 108 giurisdizioni e relative al 2018. Da Panama ad Antigua, dalla Svizzera a Malta, dalle Bahamas alle Isole del Canale. Fra questi ci sono certamente cittadini che hanno pagato le loro tasse in Italia ma tengono i soldi su banche estere perché non si fidano di quelle italiane, temono una patrimoniale, o si tratta di benestanti che hanno la casa al mare alle Bermuda o a Londra e hanno aperto un conto per comodità. L’Agenzia delle Entrate dovrà accertarli uno per uno (ma è sotto organico da anni). Per esempio: cosa ci fanno 20 milioni di euro sul conto corrente intestato a un imprenditore italiano presso una banca delle isole Cayman? Certo è che 190 miliardi sono tanti soldi che, parcheggiati fuori dal Paese, indeboliscono il sistema perché non utilizzabili dalle nostre banche per fare prestiti. In un momento di così grave difficoltà, a prescindere dall’accertamento, dare facoltà di investire il 20% in un Btp Italia dedicato, con un rendimento all’1,5% per 3 anni e defiscalizzato, riporterebbe qui un po’ di liquidità. Alla fine un serio contrasto all’evasione è possibile solo con i mezzi adeguati, ovvero la volontà politica. Ma evasori e ingordi hanno tre cose in comune: si lamentano, sono in tanti e votano.

Sorgente: Corriere della Sera

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