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Hebron – IMEMC. Nel rapporto bisettimanale sulla tutela dei civili, l’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento delle Questioni Umanitarie (OCHA) afferma che le autorità israeliane, negli ultimi 14 giorni, hanno demolito o sequestrato 39 strutture in Cisgiordania, sfrattando 63 Palestinesi dalle proprie abitazioni ed arrecando problemi di varia natura ad altri 380. Ad informare circa i contenuti del rapporto è stata la piattaforma Days of Palestine.Il rapporto sottolinea come i momenti di maggior tensione si siano registrati nelle vicinanze del villaggio di Za’tara (presso Betlemme), in un’area utilizzata per l’addestramento militare. Qui l’occupazione ha abbattuto 13 strutture, tra cui abitazioni palestinesi, stalle, cisterne e pannelli solari.Il resto delle demolizioni è stato eseguito nella Gerusalemme occupata, nei pressi della quale il 23 novembre le forze d’occupazione avevano sequestrato materiali e piastrelle per rinnovare carreggiata e marciapiedi della strada che collega la comunità di Jabal al-Baba con la cittadina di al-‘Aizariya. E’ già la seconda volta che le forze israeliane confiscano equipaggiamenti a causa con il pretesto di apportare migliorie a questa strada, la quale era stata realizzata solo lo scorso agosto, prima di essere demolita il 18 novembre.Il rapporto delle Nazioni Unite specifica che “a causa delle demolizioni, 800 Palestinesi sono stati costretti ad abbandonare le proprie case in Cisgiordania durante il 2019: un dato che risulta doppio rispetto a quello relativo allo stesso periodo dello scorso anno”.I dati mostrano inoltre come, durante l’anno corrente, i coloni israeliani abbiano condotto 12 attacchi che hanno causato il ferimento di 30 Palestinesi, oltre al danneggiamento di 100 ulivi e 48 veicoli.Due di queste aggressioni, con i relativi strascichi costituiti da intimidazioni e momenti di tensione, si sono verificate tra il 22 ed il 23 novembre presso la zona H2 di Hebron, sottoposta al controllo israeliano, in occasione di una celebrazione religiosa svolta dai coloni.L’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha manifestato tutta la propria preoccupazione per il fatto che le forze israeliane, in tale occasione, “non abbiano fatto nulla al fine di evitare incidenti o proteggere la popolazione”.Dalla fine del mandato della Presenza Internazionale Temporanea ad Hebron (TIPH), occorsa nel gennaio 2019, gli attacchi condotti dai coloni nella zona H2 hanno mostrato una netta tendenza all’aumento sia in termini di frequenza che d’intensità.Altre aggressioni si sono verificate presso i villaggi cisgiordani di Urif, Majdal Bani Fadil, Qabalan e Bayt Dajan, siti nel distretto di Nablus, così come in quelli di Sarta e Kafr ad-Dik, appartenenti al governatorato di Salfit. Il bilancio parla di 48 veicoli palestinesi danneggiati, nonché di 5 abitazioni ed un edificio scolastico vandalizzati imbrattandone  i muri con frasi d’odio.I Palestinesi del villaggio di Awarta hanno riferito che i coloni israeliani hanno razziato la raccolta di 100 ulivi nei terreni che circondano l’insediamento di Itamar (presso Nablus). Va sottolineato che a tali aree è impossibile accedere senza l’autorizzazione delle autorità israeliane.Le forze d’occupazione hanno inoltre condotto 135 aggressioni in Cisgiordania, che hanno portato all’arresto di 157 Palestinesi, inclusi 18 bambini. La maggior parte di tali operazioni è stata eseguita nel governatorato di Hebron (46 in totale), seguito da quelli di Gerusalemme (25) e Ramallah (22).

Sorgente: Rapporto delle Nazioni Unite: Israele ha demolito 39 strutture palestinesi in due settimane | Infopal

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