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Dai dati del Cattaneo le cifre di una sfida incerta. A sinistra i grandi centri, la Lega avanza in provincia. «Come per la Brexit»

Piazza Maggiore a Bologna riempita a sorpresa da 15 mila «sardine» è lo specchio fedele dell’orientamento politico di tutta l’Emilia-Romagna? Stando all’analisi dei dati delle ultime Europee realizzata dall’Istituto Cattaneo non pare sia così. Il successo della manifestazione contrapposta a quella della Lega al PalaDozza ha riacceso gli animi del centrosinistra in vista del voto regionale del 26 gennaio. La mobilitazione è stata una iniezione di fiducia per i sostenitori del governatore uscente Stefano Bonaccini (Pd), impegnato nella sfida contro la senatrice del Carroccio Lucia Borgonzoni. Ma i numeri raccontano di una partita molto incerta: la «dorsale» rossa con Bologna al centro è accerchiata da una vasta area «verde» di centrodestra, trainata dalla crescita della Lega.

«Appena ci si allontana dalle città più grandi, con una visione più “aperta” verso i cambiamenti, il sentimento degli elettori cambia anche notevolmente, assieme al voto espresso –—spiega il professor Marco Valbruzzi, coordinatore dell’Istituto Cattaneo —. A Bologna è assai prevalente un orientamento progressista, multiculturale, europeista e quindi molto affine al Pd. Ma basta spostarsi nei comuni più piccoli e prevale un sentimento di “difesa”. È in questi contesti che la Lega fa breccia». Una dinamica simile a quella che ha decretato il successo della Brexit? «È praticamente identica — aggiunge Valbruzzi —. Come sappiamo bene a Londra ha stravinto il “remain”, ma subito fuori dalla metropoli il blocco pro Brexit ha prevalso, condizionando in maniera decisiva il risultato finale». Il quadro è rappresentato con chiarezza dai colori della mappa che pubblichiamo, riferita alla distribuzione dei consensi sul territorio alle Europee. La Lega ha uno strapotere nel Ferrarese e nel Polesine, dove è marcata l’influenza veneta, a cui va aggiunto l’effetto da «periferia dimenticata». Una situazione simile si presenta anche lungo tutta la fascia appenninica, al confine con la Toscana. Va poi registrata una grande isola leghista tra Forlì-Cesena. C’è infine l’area a Nord-Ovest, tra Parma e Piacenza, dove pesa la vicinanza (non solo geografica) al tessuto produttivo della Lombardia.

Ma è una questione di numeri, dicevamo. E Valbruzzi li sta studiando minuziosamente: «Chi vincerà tra Bonaccini e Borgonzoni? La sfida, nonostante i sondaggi diano la Lega sopra al 34%, è aperta e si deciderà per pochi voti». In Emilia-Romagna, prendendo in esame i risultati delle ultime Europee, c’è un blocco tra 990 mila e un milione di elettori che ha votato per il centrodestra; poi c’è quello di centrosinistra tra 830-850 mila ed infine il Movimento 5 Stelle con circa 290 mila voti. I dati dei flussi elettorali dimostrano che una parte degli elettori M5S si sono già spostati verso la Lega tra le Politiche 2018 e le ultime Europee. Ciò spiega che il prossimo 26 gennaio sarà decisivo l’atteggiamento del Movimento. Se Luigi Di Maio, con un «patto di non belligerenza», deciderà di non presentarsi alle Regionali, il centrosinistra avrà più chance. In caso contrario, per la Lega aumenterebbero le possibilità di vittoria, scenario che farebbe tremare il governo giallorosso a Palazzo Chigi.

Sorgente: Il rosso e il verde delle due Emilie: a sinistra i grandi centri, la Lega in provincia – Corriere.it

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