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Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, il numero di persone minacciate dall’innalzamento del livello del mare nel mondo sarebbe almeno di tre volte superiore a quanto precedentemente stimato. A essere colpiti maggiormente saranno i paesi asiatici. Ma il pericolo riguarda anche molti altri paesi e bisognerà rivedere le previsioni per l’Italia

Il cambiamento climatico evoca molte immagini drammatiche, tra cui quelle delle piccole isole del Pacifico o delle metropoli costiere, inghiottite dalla progressiva violenza delle onde.

Tuttavia, la realtà potrebbe essere ancora peggiore. Secondo uno studio pubblicato martedì 29 ottobre sulla rivista Nature Communications, il numero di persone minacciate dall’innalzamento del livello del mare nel mondo sarebbe almeno di tre volte superiore a quanto precedentemente stimato. Entro il 2050, infatti, trecento milioni di persone saranno a rischio di inondazioni costiere, almeno una volta all’anno, rispetto agli ottanta milioni previsti dalle precedenti previsioni realizzate dalla Nasa. E, nel peggiore degli scenari, potrebbero arrivare fino a 630 milioni di persone alla fine del secolo, soprattutto nel continente asiatico. Questo nuovo studio dimostra come “i cambiamenti climatici saranno in grado di alterare città, economie, coste e intere regioni durante la nostra vita”, afferma Scott Kulp, autore principale dello studio e ricercatore di Climate Central, un’organizzazione scientifica no profit statunitense, che si occupa di cambiamento climatico. “Le nazioni dovranno sempre di più domandarsi se le difese costiere attuali possano proteggerle, fino a che punto e per quanto tempo”.

Gli scenari relativi all’innalzamento del livello del mare sono oggetto di molti dibattiti all’interno della comunità scientifica. Secondo l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), pubblicato lo scorso settembre, il livello degli oceani potrebbe aumentare fino a 1,10 metri nel 2100, rispetto al periodo 1986-2005.

Mentre alcuni scienziati hanno addirittura ipotizzato un aumento del livello del mare di oltre 2 metri, nel caso in cui le emissioni di gas serra continueranno allo stato attuale e nel caso di una fusione accelerata della calotta glaciale antartica. Sappiamo infatti che il processo di scioglimento dei ghiacci nell’oceano australe è sei volte più rapido rispetto a quarant’anni fa. E ciò sta già contribuendo in modo determinante alla crescita del livello dei mari in tutto il mondo.

Lo studio si basa su un modello matematico innovativo per calcolare l’elevazione del suolo sulla base di immagini satellitari, che è poi il metodo standard per stimare gli effetti dell’innalzamento del livello del mare. In passato i dati non erano stati molto accurati, ma il nuovo modello matematico messo a punto dagli scienziati di Climate Central, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, utilizza dati molto più precisi nel distinguere il terreno, riuscendo a percepire, per esempio, la differenza tra le cime degli alberi e il suolo.

Questi dati, quindi, presentano nuove stime a livello nazionale che possono essere utili anche alle autorità locali (pensiamo a città come Venezia che è tra le più colpite dall’innalzamento dei mari) per contestualizzare gli impatti climatici e prendere decisioni più consapevoli e lungimiranti.

Tuttavia, anche se i governi riuscissero a rallentare il riscaldamento del pianeta, i paesi asiatici saranno comunque inesorabilmente i più colpiti, con il maggior numero di territori minacciati. Lo studio dimostra infatti che anche con riduzioni moderate delle emissioni di gas a effetto serra, le regioni di sei paesi asiatici, dove vivono 237 milioni di persone, potrebbero affrontare minacce annuali di inondazioni costiere entro il 2050: si tratta di circa 183 milioni di persone in più rispetto a quanto previsto da precedenti scenari. Queste stime sono più di quattro volte superiori rispetto a quelle precedenti elaborate dalla Nasa e che già erano considerate pessimiste. Nello specifico: per la Cina 93 milioni invece di 29 milioni; per il Bangladesh 42 milioni invece di 5 milioni; per l’India 36 milioni  invece di 5 milioni; per il Vietnam 31 milioni invece di 9 milioni, per l’Indonesia 23 milioni invece di 5 milioni; per la Thailandia 12 milioni invece di 1 milione.

Ma il pericolo di inondazioni permanenti non riguarda solo l’Asia: entro la fine del secolo, alcuni territori dove vivono oltre un milione di persone (in 19 paesi, dalla Nigeria al Brasile e dall’Egitto al Regno Unito) potrebbero finire al di sotto della linea di alta marea e rimanere permanentemente inondati, in assenza di difese costiere.

Alla luce di questi nuovi dati bisognerà anche rivedere le previsioni per l’Italia, dove già non mancano le aree costiere a forte rischio innalzamento del mare. Se le emissioni continueranno ad aumentare, nel nostro paese saranno 540.000 mila le persone colpite da inondazioni annuali da qui al 2050, senza parlare delle difese costiere (e dei relativi costi) che sarebbero necessarie per proteggere persone e beni. Una stima è stata realizzata dalla Banca Mondiale, secondo cui la minaccia degli oceani costerà mille miliardi di dollari l’anno in tutto il mondo.

Secondo i ricercatori, sarebbero notevoli i benefici che deriverebbero da una rapida e drastica riduzione delle emissioni: “Ridurrebbero di 20 milioni il numero totale di persone minacciate dalle inondazioni annuali e permanenti alla fine del secolo – commentano  Kulp e Strauss -. L’innalzamento del livello del mare è un pericolo a breve termine: le comunità odierne devono fare delle scelte non solo per conto delle generazioni future, ma anche per sé stesse”.

Sorgente: Clima, entro il 2050 le inondazioni minacceranno 300 mln di persone – La Stampa

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