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Il partito del premier avrebbe ottenuto tra il 34,5% e il 40% dei consensi. Bene il Blocco di sinistra. Il centrodestra (Psd) di Rui Rio all’opposizione

LISBONA. All’estremo ovest del continente arriva un po’ di ossigeno per la socialdemocrazia europea. Il Portogallo, pur con una bassa affluenza alle urne, ha scelto di affidarsi per altri quattro anni alle cure di Antonio Costa, socialista dal volto bonario, che ha mostrato fermezza nei momenti più delicati. Il suo Partito socialista, secondo i primi risultati arrivati nella notte, è di gran lunga il primo classificato alle elezioni legislative, (34-39%), ma difficilmente potrà ottenere quella maggioranza assoluta che tanto sognava.

Così, per governare avrà probabilmente bisogno del sostegno (esterno o interno, si vedrà) di uno dei suoi soci progressisti, o il Blocco di sinistra, una sorta di Podemos lusitano che si attesta intorno al 10%, o il vecchio Partito comunista. Il Pcp non ha mai rinnegato Lenin ma, sorprendendo tutti, 4 anni fa decise di sostenere un governo per nulla ribelle con i dettami di Bruxelles. Ieri sera tra i comunisti portoghesi, alleati ai verdi, aleggiava una certa delusione per uno dei risultati peggiori di sempre (6-8%), ma il fatto che Costa non abbia ottenuto la maggioranza assoluta assegna alla Cdu (la coalizione comunisti-verdi) un ruolo potenzialmente attivo. Il centrodestra che qui è rappresentato da un partito che si chiama «social democratico», resta all’opposizione sfiorando il 30%. Il dato negativo, concordano tutti è l’affluenza crollata poco sopra al 50%.

Già da questa mattina partiranno le trattative, nessuno mette in dubbio che il leader sarà Antonio Costa. L’obiettivo dei socialisti è «garantire 4 anni di stabilità al Portogallo», ripetono i dirigenti nel comitato elettorale nel centro di Lisbona. Un messaggio a chi teme che il Paese possa cadere nella paralisi della vicina Spagna, per colpa dei cattivi rapporti tra i partiti di sinistra.

Costa, diventato in maniera inaspettata premier nel 2015 pur essendo arrivato dietro al centrodestra, ha potuto sbandierare in campagna elettorale i risultati economici a partire dalla disoccupazione che in quattro anni è passata dal 12,4% al 6,3%.

Il governo di Costa, senza dover alzare più di tanto la voce a Bruxelles, è riuscito a diminuire debito pubblico e deficit, il tutto aumentando, seppur di poco, la spesa pubblico e alzando il salario minimo. Un aumento lieve (a 600 euro), che visti i tempi è sembrato già molto. Fatti i compiti a casa e incassata una meritata benevolenza da parte della Commissione europea, Costa è intenzionato a mostrare un po’ più di coraggio nelle riforme sociali, a cominciare proprio dal salario minimo (i comunisti lo hanno messo come condizione: «Da 600 euro deve passare a 900». Mentre il «Bloco» si accontenta di 800). Costa però sa che non sarà facile, anche perché i venti potrebbero presto cambiare in Europa, con il fantasma di una nuova recessione che aleggia anche qui. Di problemi, d’altronde, l’esecutivo di minoranza portoghese ne aveva già avuti nell’ultimo anno con un’ondata di scioperi mai visti: dai camionisti, agli infermieri.

Ora però è tempo di festeggiare e di rispondere ai tutti quei messaggi che arrivano dai socialisti europei: «Come hai fatto a vincere?». —

Sorgente: Portogallo, il socialista Costa vince le elezioni. Per il governo serve un patto a sinistra – La Stampa

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