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La denuncia dell’agente della Cia: tentativi di nascondere la trascrizione

Paolo Mastrolilli

DALL’INVIATO A NEW YORK. La Casa Bianca aveva cercato di nascondere le informazioni sulla telefonata tra il presidente Trump e quello ucraino Zelensky, al centro dell’inchiesta per impeachment avviata dalla Camera dei deputati. In sostanza un «cover up», un insabbiamento, ossia il peccato originale che aveva costretto Nixon alle dimissioni durante lo scandalo Watergate. Questa accusa è contenuta nella denuncia presentata dal «whistleblower», la talpa, un agente della Cia, che ha rivelato i contenuti del colloquio. Trump ha risposto dicendo che vuole sapere chi ha fatto la soffiata, minacciando punizioni severe.

La denuncia era stata presentata il 12 agosto scorso, al senatore repubblicano Richard Burr e al deputato democratico Adam Schiff, presidenti delle commissioni intelligence delle due aule del Congresso. «Diversi funzionari della Casa Bianca, con conoscenza diretta della chiamata, mi hanno informato che il presidente l’ha usata per avanzare i suoi interessi personali», cioè chiedere a Zelensky di incontrare il suo avvocato Giuliani e riaprire l’inchiesta sulle attività del figlio di Biden a Kiev. «Mi hanno detto che erano già in corso discussioni con gli avvocati della Casa Bianca per come gestire la chiamata, per la possibilità che fossero stati testimoni di un abuso di potere da parte del presidente. Nei giorni successivi, alti dirigenti della Casa Bianca sono intervenuti per mettere sotto chiave la documentazione della telefonata, specialmente la trascrizione parola per parola. Gli avvocati avevano ordinato di rimuovere la trascrizione elettronica dal computer del sistema dove tipicamente vengono conservate, e trasferirla in un altro sistema separato, utilizzato per informazioni segrete e sensibili. Un funzionario ha descritto questo atto come un abuso del sistema elettronico».

La talpa aggiunge che «il 26 luglio l’ambasciatore Kurt Volker, rappresentante speciale per l’Ucraina, aveva incontrato diversi politici locali insieme all’ambasciatore presso la Ue Sondland, per dare consigli su come gestire le richieste del presidente». Il 2 agosto Giuliani era andato a Madrid per incontrare Andriy Yermak, consigliere di Zelensky, e altri suoi collaboratori. Trump all’inizio sembrava soddisfatto, ma poi aveva deciso di non mandare il vice Pence all’inaugurazione di Zelensky, per lanciare il segnale che se il leader ucraino voleva incontrarlo o parlarci doveva «play ball», collaborare, ossia dimostrare nei fatti che stava esaudendo i suoi desideri. Il 18 luglio l’Office of Management and Budget aveva informato le agenzie federali che il capo della Casa Bianca aveva bloccato gli aiuti all’Ucraina.

Queste rivelazioni sono gravi non solo perché confermano il tentativo del presidente di usare il suo potere per forzare Kiev ad investigare un suo avversario politico, ma anche perché denunciano il «cover up» della Casa Bianca. Diversi funzionari vengono citati, e ora potrebbero essere interrogati dagli inquirenti della Camera, rivelando chissà quali altre potenziali violazioni. 

Tutto ciò rafforza la mano dei democratici e rischia di allargare la crisi. Perciò Trump, incontrando i funzionari dell’ambasciata all’Onu, ha lanciato un avvertimento: «Questo è un comportamento simile a quello delle spie. Voi sapete cosa facevamo nei vecchi tempi, quando eravamo furbi con le spie e i tradimenti? Le gestivamo in una maniera diversa da oggi».

Sorgente: “La Casa Bianca insabbiò la telefonata Trump -Zelensky” – La Stampa

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