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I cittadini: «Non si potrà più far finta di niente, è un business sulla nostra pelle»

«Adesso basta»: lo dicono tutti e non lo fa nessuno. Mai tragedia è stata più annunciata, mai pericolo più denunciato, mai disastro più prevedibile, anzi previsto. Che ci siano solo quattro contusi è una fortuna, «cinquecento metri prima e ci giocavamo la punta della Dogana», dicono i manifestanti per nulla serenissimi al sit-in davanti alla Prefettura, aperta per il solito vertice «d’urgenza». E dire che ieri a Venezia non era solo la Festa della Repubblica ma anche e soprattutto quella della Sensa, l’antico sposalizio del mare, quando il Doge gettava un anello nuziale in laguna dicendo: «Ti sposiamo mare, in segno di vero e perpetuo dominio», e non erano tweet o vertici o chiacchiere, ma realtà.

Il nemico

Povera Venezia. Il mare adesso è diventato un nemico, i mostri non sono più quelli delle antiche carte nautiche ma le navi da crociera che fanno l’inchino a San Marco. L’incidente puntualmente atteso, che non è nemmeno il primo, si è puntualmente verificato. Ma anche stavolta non succederà nulla, «come non è successo niente in questi sei anni dal disastro della Concordia», accusa Lidia Fersuoch, presidente di Italia Nostra. Troppi gli interessi in gioco, il turismo crocieristico, l’indotto e così via. Eppure a Venezia c’è, da anni, chi lancia allarmi, Cassandra inascoltata. Giovedì scorso c’è stato un blitz alla sede veneziana dell’Unesco. I manifestanti con la maschera di Anonymus l’hanno coperta di volantini che denunciano il triplice assedio della città: da terra, con i nuovi maxialberghi a Mestre, dal cielo, con il raddoppio dell’aeroporto, e appunto dal mare. Sempre Fersuoch: «L’Unesco appoggia l’insensato progetto del canale Vittorio Emanuele per far approdare le grandi navi a Marghera, la tesi del sindaco Brugnaro. Una follia che servirà solo a distruggere definitivamente la laguna. Ma Venezia si salva solo se si salva la laguna, e viceversa».

«Brugnaro dice che bisogna chiuderlo? Peccato che nel ‘15 abbia fatto campagna elettorale a favore delle grandi navi»

«Il presidente dell’Autorità portuale ce l’ha detto: a Marghera ci stanno solo tre navi, che quindi si aggiungerebbero e non si sostituirebbero alle sei del Tronchetto – racconta Marco Gasparinetti del Comitato XXV Aprile, più possibilista invece sulla possibilità di far attraccare al Lido -. Ma intanto bisogna fermare questo scempio. La nave dell’incidente stazza 67 mila tonnellate, dunque è più grande di quella da 40 mila che nel ‘13 abbattè la torre del porto di Genova. E oggi per il canale della Giudecca passano anche colossi da 90 mila tonnellate. Brugnaro dice che bisogna chiuderlo? Peccato che nel ‘15 abbia fatto campagna elettorale a favore delle grandi navi, ci sono i video di lui che parla su un rimorchiatore».

«Al ministro Toninelli ricordiamo che qui i Cinque stelle hanno preso voti perché avevano promesso di bloccare questo business»

Si torna in piazza sabato 8, promettono quelli del Comitato No Grandi Navi. Andreina Zitelli annuncia che Ambiente Venezia si costituirà parte civile al processo. Tommaso Cacciari (sì, nipote di Massimo) e Ruggero Tallon del Comitato accusano: «Da una costola dell’Autorità portuale è nata la Venice Terminal Passeggeri, una spa privata che gestisce l’attracco delle navi da crociera e ha il monopolio delle banchine fino al 2024. Da Brugnaro non ci aspettiamo nulla, al ministro Toninelli ricordiamo che qui i Cinque stelle hanno preso dei voti perché avevano promesso di bloccare questo business sulla pelle di Venezia».

Il buonsenso

Estremisti? Pasdaran? In questa pazzia ormai l’estremismo è l’unica forma di buonsenso. Toto Bergamo Rossi, direttore della Fondazione «Venetian Heritage», non esattamente un no global, va giù pesante: «E’ una vergogna, e basta. Cosa aspettano? Che una nave perda il controllo e arrivi in piazza San Marco? L’incidente di oggi è paradossalmente una fortuna: primo, perché alla fine nessuno si è fatto male; secondo, perché non potranno più far finta di niente». Drastico Arrigo Cipriani, il veneziano più famoso al mondo. «Me la ricordo, nel ‘46, una nave Liberty del Piano Marshall che per evitare un bragozzo puntò dritto sul Palazzo Ducale ma si fermò a cento metri, perché i fondali lì sono bassi. Io non sono contrario per principio alle navi, però quel che è successo dimostra che il mondo è nelle mani degli idioti, quindi dobbiamo impedire loro di nuocere. Scavate il canale Vittorio Emanuele, anzi riscavatelo perché c’è già, fate quel che volete, ma togliete le navi da San Marco».

Intanto il sindaco Brugnaro dice che è colpa dell’inerzia del ministro Toninelli e quest’ultimo twitta l’ovvio, «l’incidente dimostra che le grandi navi non devono più passare alla Giudecca», grazie. La Repubblica comminava pene severissime a chiunque piantasse anche solo un palo in laguna, perché «palo fa palù», un palo causa una palude. Naturalmente era la Repubblica seria, la Serenissima, non la nostra.

 

Sorgente: La rabbia dei veneziani traditi: “Ora fermate questo scempio” – La Stampa

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