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Tutto quello che c’era da dire sul futuro della “Sinistra che non c’è ancora” lo abbiamo detto fin dall’appello Brancaccio, che fu “fatto fallire” proprio perché quel progetto, innovativo e unitario, ma su presupposti radicalmente nuovi, non andava bene né alle vecchie classi dirigenti – preoccupate solo della propria sopravvivenza – né a quell’identitarismo sterile che ancora alimenta le divisioni e la fragilità della proposta politica a Sinistra. Non chiedetemi cosa penso: io continuo a pensare quello che scrissi e dissi allora: concretezza dei progetti e credibilità delle persone che li portano avanti: senza non c’è futuro. Premesso che “Il nuovo non può nascere se non muore il vecchio”, se chi ha fatto del fallimento la propria cifra e condizione di esistenza non si fa da parte. L’elezione plebiscitaria di Pietro Bartolo, votato a furor di popolo anche da tanti elettori della Sinistra c.d. “radicale”, pur nelle liste del PD, è la prova lampante di tutto ciò: perché vedete, il medico di Lampedusa, un esempio vivente, è lo stesso che fu costretto a ritirare la sua candidatura in LEU per far posto a chi pretendeva per se, e per le sue bende mummificate, il “seggio sicuro”. E così fu per tanti. Non servono analisi dotte per capire che non è la Sinistra che non votano, non è il Nuovo Ecologismo che non votano: non votano voi, i vostri odi e veti incrociati, il vostro sterile identitarismo, la totale lontananza dai drammi quotidiani della maggior parte delle persone. E lo dico con la massima considerazione e rispetto per quanti, al contrario, hanno lavorato fino all’ultimo per scongiurare questo esito, come per le tante candidate e candidati che, nonostante le scarse probabilità di successo, si sono spesi in queste elezioni europee: non è la prima volta che quelli bravi li candidano solo quando non ci sono poltrone da spartire. Li ho votati, e ne sono orgogliosa. Ecco, smettiamola di levare le castagne dal fuoco a chi è diventato ostacolo alla nascita di una nuova Sinistra e di un progetto politico credibile e “votabile” anche da quei tanti cittadini che non votano perché non c’è nulla che li convinca e li rappresenti. Perché quel mondo nuovo, a cui in tanti ambiamo e per cui vorremmo lavorare anche senza alcun riconoscimento personale, quella società giusta, quei diritti universali, quella proporzionalità nei doveri e quel modello di sviluppo ecosostenibile non potranno mai nascere senza un radicale cambiamento di metodi e persone. Basta? Assolutamente no. Perché con quel “metodo democratico”, tanto sbandierato e poco praticato dagli altri movimenti e partiti, prima o poi bisognerà fare i conti: una Sinistra dirigista che ha paura del suo popolo, di ciò che potrebbe fare se messo nelle condizioni di “partecipare” e “decidere” liberamente, getta quello stesso popolo fra le braccia della destra e di chi lo prende in giro con false promesse e plebiscitarismo a buon mercato. Come se un applauso all’uomo solo al comando potesse sostituire le idee di tanti…figurarsi degli ultimi! Eppure, sono questi applausi, così gonfiati, così fragorosi, che abdicano alla libertà e alla responsabilità di essere e decidere quali cittadini liberi, del nostro futuro, che ci dicono quanto poco tempo ci sia. Il futuro è nero, ma io sono ottimista, perché, mai come adesso, morire può essere un buon inizio. L’unico possibile. Al lavoro, dunque, umilmente, costruttivamente, seriamente, e che nessuno si tiri indietro.

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