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Il leader azzurro: «Come premier di centrodestra sarebbe più esperto Tajani»

di Ugo Magri

Salvini ancora non è al corrente, ma nella nuova Europa che nascerà dal voto si ritroverà a fare i conti con lui, Silvio Berlusconi. L’ex premier si è già appostato sul crocevia di tutti i giochi futuri. Ha appena comprato casa a Bruxelles, una villa presso le ambasciate con tanto di palestra, di piscina e ampie sale dove ricevere i leader dei vari paesi, incominciando dagli amici di più antica data come Angela Merkel e lo stesso Viktor Orban. Da lì progetta di tirare i fili della politica europea. La sua rete di alleanze farà perno sul Ppe, con i sovranisti coinvolti su alcune questioni, quelle che stanno loro a cuore (ad esempio i controlli sui migranti). In altre parole, Berlusconi sarà un semaforo per i piani di Salvini. «Mandare il sottoscritto in Europa», confida tra un impegno e l’altro della sua visita torinese, «significa investire su un leader che saprà farsi valere».

Di Maio e l’imbianchino

Farà il pendolare con Bruxelles anche per un’altra ragione: solo in Europa pensa di trovare leader con cui valga la pena confrontarsi. Lamenta che nel mondo ce n’è una scarsità imbarazzante, e tra i pochi rimasti «il mio amico Putin è il numero uno». A proposito di figure fuori dell’ordinario: in una Torino che trova«bellissima», Berlusconi ha provato nostalgia per le conversazioni con l’avvocato Agnelli, rivelando come «negli ultimi anni fossimo diventati amici». Altri personaggi, altro stile. Ciò che fa letteralmente impazzire Berlusconi, invece, è l’approccio sguaiato e poco furbo di quanti «debbono chiedere un favore alla Commissione Ue ma per prima cosa la coprono di insulti». In privato Berlusconi non lesina giudizi severi sulla nuova leva di leader che gli sembrano tanto rozzi quanto inesperti: «Diversamente dalla mia generazione, non si sono mai fatti il mazzo». Luigi Di Maio gli sembra il prototipo di questi giovanotti spuntati dal nulla. Silvio gli invidia le doti «fantastiche» da comunicatore, lo trova perfino più efficace di Salvini; ma guardando su Netflix com’era Hitler da giovane ha colto rassomiglianze da brividi. «Pure Adolf all’inizio era un semplice imbianchino. E solo grazie all’oratoria, come Di Maio, guarda te cos’è riuscito a combinare». Di Salvini invece non ama le felpe, la gestualità, il linguaggio che a un perbenista dello scorso secolo risultano «poco consoni».

La nuova squadra

Ultimamente Silvio ha iniziato perfino a dubitare che Matteo possieda doti da statista. Non gli ha ancora visto mettere in campo «l’equilibrio e, in qualche caso, il buonsenso» indispensabili per fare il premier. Al punto che, se dovesse rinascere un governo di centrodestra, non ne sarebbe così scontata la guida salviniana. Berlusconi vedrebbe meglio una figura più moderata come Antonio Tajani che, «da presidente del Parlamento Ue, si è fatto apprezzare da tutti i capi di governo, anche della sinistra, e cambierebbe il nostro rapporto con l’Europa da così a così». Sotto la sua illuminata regia, si capisce. Perché l’uomo, nonostante gli 83 anni a settembre, non è ancora pronto al passo indietro. «Sarò qui ancora per un po’», scherza tra gli scongiuri di Alberto Cirio, di Paolo Zangrillo e di Licia Ronzulli, assistente efficientissima. Al massimo si fa strada, nella sua mente, l’idea di affidare la quotidianità di Forza Italia a un team collettivo, una squadra composta da Tajani, da Mara Carfagna, «dalle due capacissime capogruppo» Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, più pochi altri ma fidati. Tutto ancora futuribile, però. Il presente è la fatica di superare l’asticella del 10 per cento ma, soprattutto, di riportare a casa Salvini. Berlusconi non riesce a spiegarsi come mai Matteo gli preferisca un’alleanza con Di Maio talmente subalterna che, «su 20 leggi prodotte insieme, ben 18 sono di iniziativa grillina»). Confessa di aver provato «una grande delusione» e, assicura, «tutti i dirigenti della Lega con cui siamo in contatto la pensano esattamente come me». È in cuor suo convinto che, «per scongiurare un declino già iniziato», il Capitano dopo le elezioni sarà costretto a dargli retta, abbandonando la nave giallo-verde. Se Berlusconi prevede giusto o si illude, lo scopriremo domenica sera.

Sorgente: lastampa.it

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