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di Paolo Decrestina

La decisione è politica, ma la politica, ora, non può decidere. Anzi, rischia lo strappo totale. E dunque non c’è molto da annunciare o programmare: l’unica ‘non-soluzione’ è condividere i dubbi con la Francia e la Ue. Giuseppe Conte si presenta davanti ai giornalisti con qualche minuto di ritardo per parlare di Tav. Il tono è deciso, più risoluto di altre occasioni, ma nei contenuti il premier ammette che la situazione, dopo ore complicate di vertici ,tensioni e discussioni, non si è affatto sbloccata: «Al tavolo dei decisori politici ieri fino a notte fonda si sono confrontati anche diversi orientamenti politici che restano tuttora contrapposti. Da una parte la Lega favorevole, dall’altra il Movimento che ha contrarietà. Le due forze legittimamente raccogliendo anche istanze del territorio hanno queste posizioni».

Conte, per la prima volta, si sbilancia: «Non sono affatto convinto che questo progetto sia quello di cui l’Italia ha bisogno», dice senza troppi giri di parole. «Io stesso ho manifesto al tavolo, non muovendo da nessun pregiudizio ideologico o fattore emotivo, ho espresso forti forti dubbi e perplessità sulla convenienza della Tav e lo ribadisco». La posizione di Conte è supportata, spiega lo stesso premier, dalla faccia tecnica del prisma Tav: «Che piaccia o meno il professor Ponti ha fatto la sua analisi onorevolmente e in modo molto plausibile. Il punto di riferimento sono gli esperti nominati dal ministro Toninelli presso il Mit». Insomma, l’analisi costi-benefici che non promuove l’opera è assolutamente attendibile per il capo dell’esecutivo. Tanto che «se lo dovessimo cantierizzare oggi mi batterei perché non sia realizzato. Lo dico perché voglio che i cittadini italiani siano messi al corrente costantemente».

Ma nel governo si arriva allo scontro totale. Suonano molto diverse le parole dell’altro leader del governo. Sull’ipotesi di una crisi dell’esecutivo, Matteo Salvini cita Di Maio: «Ha ribadito il suo no al Tav. Vediamo chi ha la testa più dura, io sono cocciuto e sono pronto ad andare fino in fondo», risponde a «Dritto e rovescio» su Rete4. E dunque il governo cadrà? «Farò di tutto affinché non accada». Ma poi le parole diventano decise: «Nessun ministro della Lega firmerà per fermare i lavori» del Tav. «Ci sono posizioni diverse tra Lega e Cinquestelle, io sono favorevole e loro contrari. Ma abbiamo speso dei soldi per scavare chilometri di tunnel sotto una montagna – aggiunge – Il treno è più veloce e sicure e nessuno mi farà mai cambiare idea su questo». «Spero – ha aggiunto – che nelle prossime ore si riparta» con i lavori.

Poco dopo arriva la risposta di Di Maio, durissima: «Abbiamo solo chiesto la sospensione dei bandi per un’opera vecchia di 20 anni, lo abbiamo chiesto perché previsto dal contratto. E cosa fa Salvini? Oltre a forzare una violazione del contratto minaccia pure di far cadere il governo? Se ne assuma le responsabilità di fronte a milioni di italiani. Io questo lo considero un comportamento irresponsabile, proprio mentre siamo in chiusura su due misure fondamentali come reddito e quota 100».

Conte però sa benissimo che la parte tecnica deve per forza lasciare spazio a quella politica: «Non ho mai detto che la decisione finale sarebbe stata solo sulla base dell’analisi-costi benefici. La Politica si assume onori e oneri della decisione». E nella parte politica, in governo non è fatto d’accordo: «Al tavolo dei decisori politici ieri fino a notte fonda si sono confrontati anche diversi orientamenti politici che restano tuttora contrapposti. Da una parte la Lega favorevole, dall’altra il Movimento che ha contrarietà. Le due forze legittimamente raccogliendo anche istanze del territorio hanno queste posizioni». Insomma rispetto alla Tav si è creato uno «stallo» ha ammesso il premier che poi avverte: «Rispetto le due posizioni, ma non permetterò che pregiudizialmente si affermi una o l’altra indipendentemente dal percorso politico». D’altronde, e su questo Conte è molto preciso, il contratto di governo «parla di ridiscussione integrale del progetto. Siamo qui e ci affatichiamo tanto per ragionare di questo. Stiamo dando attuazione al contratto di governo, ci siamo impegnati in un’opera e una discussione prima tecnica e ovviamente politica di ridiscussione integrale dell’opera».

E quindi la soluzione? Secondo Conte l’unica strada «che credo sia d’obbligo è procedere ad un’interlocuzione con i partner di questo progetto, Francia e Ue, per condividere questi dubbi e le perplessità». Di tutt’altro tono la posizione del governatore piemontese Chiamparino: «Di fronte a questa palese incapacità del governo di decidere, è necessario che tutte le forze economiche, professionali, sindacali, civiche, che si sono mobilitate in questi mesi per la TAV, esercitino ogni pressione possibile». Credo anche che Telt lunedì debba valutare attentamente come corrispondere alle responsabilità che derivano dal mandato ricevuto».

Secondo Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, Conte «ha forti dubbi e perplessità sulla convenienza della Tav e si batte per non realizzarla. Dunque, con la conferenza stampa di oggi, il premier ha definitivamente abbandonato il suo ruolo di equilibrista per appiattirsi sulla linea dei Cinque stelle, che del resto sono i suoi datori di lavoro. A questo punto, se la politica ha ancora un senso, la crisi è conclamata: Di Maio vuoel infatti portare in consiglio dei ministri un decreto per fermare i bandi, ma la Lega è contraria, anche perché i ministri sarebbero chiamati a rispondere di un eventuale blocco delle gare di fronte alla Corte dei Conti. È arrivata la tempesta perfetta: il premier non è più il garante del contratto di governo e non gli resta che trarne le conseguenze, per il bene del Paese».

«Diviso e incapace di dire un sì o un no alla Torino-Lione Il governo continua a non decidere e dopo otto mesi non trova altra strada che rinviare ancora, questa volta inventando una fantomatica trattativa da aprire con la Francia e la Commissione europea. Conte, Salvini e Di Maio stanno distruggendo la credibilità dell’Italia», commenta il capogruppo democratico alla Camera Graziano Delrio. «Non trovano nemmeno un briciolo d’intesa sui bandi, per un valore di 2,3 miliardi, che devono partire entro lunedì. È un atteggiamento assolutamente irresponsabile che crea danni all’economia, all’occupazione, al sistema produttivo e all’affidabilità internazionale. È ora di dire basta», conclude l’ex ministro.

Sorgente: Tav, è scontro finale. Salvini: «Crisi? Vado fino in fondo». Di Maio: «Irresponsabile»

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