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Il premier, il vicepremier grillino e il ministro Toninelli non riescono a trovare l’accordo su un documento unitario sul coinvolgimento collegiale del governo nella gestione della vicenda. Il M5S orientato a votare no al processo per il leader leghista. Ma nel Movimento ci sono molti mal di pancia

La consueta baldanza del ministro dell’Interno scompare all’ombra di Sant’Ivo alla Sapienza. Perché Matteo Salvini sa che il suo destino politico, per la prima volta, è nelle mani dell’alleato-rivale Luigi Di Maio. Appeso ai voti di un Movimento 5 stelle diviso tra identità e ragion di Stato. O meglio, di governo. Il leader leghista non è andato di persona – come aveva fatto sapere in un primo momento – a presentare la memoria difensiva alla giunta per le immunità del Senato. E ha scelto di non farsi ascoltare, quindi di non rispondere alle domande dei parlamentari dell’organismo che dovrà decidere, ancor prima dell’aula di Palazzo Madama, se mandarlo a processo con l’accusa di “sequestro di persona” per il blocco in mare della nave Diciotti.

Nell’ufficio del presidente della giunta Maurizio Gasparri sono chiuse da ieri le carte inviate dal capo del Viminale. Con a sorpresa non uno, ma due allegati: il primo firmato da Giuseppe Conte, il secondo da Luigi Di Maio e Danilo Toninelli. Il premier e i due ministri – raccontano in casa Lega – non sono riusciti a mettersi d’accordo sull’impostazione da dare a quell’assunzione collegiale di responsabilità che tanti problemi sta creando all’interno del Movimento.

Frammentato molto più del solito, perché se è vero che gli esponenti della giunta sono orientati a votare no alla richiesta dei giudici, è anche vero che tra i senatori che chiedono il sì non ci sono solo voci spesso critiche come Paola Nugnes, Elena Fattori, Virginia La Mura e Matteo Mantero. Ma anche i sottosegretari Vito Crimi e Andrea Cioffi, la superortodossa Laura Bottici e il presidente della commissione antimafia Nicola Morra. Una situazione talmente delicata che i vertici M5S stanno ripensando alla possibilità del voto on line, un modo per proteggere il capo politico in un momento di grande difficoltà. Se il via libera per il no fosse dato dalla base, le eventuali conseguenze non ricadrebbero solo su Di Maio.

Il documento presentato ieri da Salvini accusa Malta di aver di fatto “dirottato” la Diciotti verso Lampedusa, e quindi verso l’Italia. Il ministro dell’Interno tenta di dimostare di aver agito per un “pubblico interesse”. Cita l’articolo 11 della Costituzione. Racconta del coinvolgimento del ministero degli Esteri, trascurato – secondo il governo – nelle carte del tribunale dei ministri. E ricorda la lettera inviata il 15 luglio dal premier ai vertici Ue per chiedere “l’adeguamento immediato del piano Eunavor-Med-Sofia in relazione al porto di sbarco che non può essere solo italiano”.

Poi “la “nota verbale” del 19 agosto della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Ue che dimostrerebbe come non si fosse ” in presenza di una mera personale iniziativa politica del ministro, ma di un’iniziativa dello Stato Italiano conforme a una precedente prassi consolidata”. Salvini si sofferma sul dovere di mantenere l’ordine pubblico, messo a rischio – secondo il leader leghista – dagli sbarchi. E ricorda il discorso che lo stesso Conte ha usato come traccia del documento allegato: l’informativa sul caso Diciotti fatta dal premier al Senato il 12 settembre scorso. Quella in cui raccontava le tappe della vicenda e riportava al governo ogni tentativo di sbloccarla. Coinvolgendo l’Europa e lasciando, per dieci giorni, 177 persone in mare. Bambini compresi.

Sorgente: Caso Diciotti, arriva in Senato la memoria di Salvini. Ma Conte e Di Maio presentano due testi separati | Rep

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