0 9 minuti 5 anni

Il leader di Forza Italia: «Con Salvini buoni rapporti, ma la sua alleanza con i 5 Stelle non può durare. Siamo in recessione, le infrastrutture sono bloccate, il risparmio degli italiani si erode, gli investitori se ne vanno: è la realtà che pone un ultimatum»

di Francesco Verderami

ROMA — Un pezzo della storia politica di Silvio Berlusconi è legata all’Abruzzo, e il leader di Forza Italia non manca mai di ricordarlo, perché «il terremoto all’Aquila è stato una tragedia nella quale ho imparato a conoscere e ad amare quella gente: mi colpì la loro compostezza, la loro dignità di fronte al dolore, ma anche la loro capacità di affetto, di solidarietà e la voglia di ricominciare. Aver ridato un tetto solido e dignitoso in meno di cinque mesi a quei ventimila abruzzesi che avevano perso la casa, lo considero uno dei risultati più positivi da presidente del Consiglio».

In Abruzzo governa il centro-sinistra, i grillini hanno fatto il pieno alle Politiche e il centrodestra alle Regionali si presenta nella sua formula tradizionale: Forza Italia non teme di perdere voti a vantaggio della Lega, che sta in coalizione con voi ma è anche partito di governo?
«In Abruzzo come in tutte le regioni e le città italiane il centrodestra è unito: in molte realtà governiamo molto bene da sempre, in altre — come l’Abruzzo — ci avviamo a vincere. Questo perché la coalizione unita è nel cuore e nei desideri degli italiani e io la considero il futuro degli italiani e dell’Italia. Di questa alleanza Forza Italia è parte essenziale, perché non si può avere un centrodestra di governo senza i liberali, i cattolici, i moderati, di cui solo noi rappresentiamo le idee, gli interessi, le esigenze. Siamo noi che abbiamo e coltiviamo i valori occidentali, che sono l’essenza della nostra civiltà. Credo che le regioni, l’Italia, l’Europa abbiano bisogno, soprattutto oggi di fronte ai gravi pericoli di una stagione difficile, di una robusta forza liberale che garantisca un futuro di vero e concreto cambiamento. Perciò non mi spaventa la concorrenza di nessuno e credo che Forza Italia si rafforzerà con il voto dei molti italiani consapevoli e responsabili».

Se si esclude la Liguria, però, non ci sono più governatori azzurri. E in Piemonte la Lega sembrerebbe orientata a correre da sola per non dover appoggiare un vostro candidato.
«Questa è un’illazione giornalistica che non prendo neppure in considerazione. Conosco non solo la lealtà ma anche l’intelligenza politica di Salvini, che non compirebbe mai una scelta così assurda. Annunceremo nelle prossime ore il candidato comune, concordato con Salvini e la signora Meloni, per il Piemonte e la Basilicata».

E proseguirete con lo schema che vi vede uniti a Salvini sul territorio e divisi in Parlamento? È masochismo politico, perché così la Lega — da partito di governo — ha gioco facile a cannibalizzarvi.
«Credo che far parte di questo governo non porterà più molti consensi alla Lega. Anche per questo sono sicuro che l’anomalia sia destinata a finire molto presto».

Altrimenti porreste l’aut aut a Salvini nelle alleanze regionali?
«Sono convinto che non possa durare, non perché porremo degli aut aut, ma perché li porrà la drammatica situazione del Paese. Siamo in recessione, non c’è lavoro, le infrastrutture sono bloccate, il risparmio degli italiani si erode ogni giorno, le tasse salgono, il debito aumenta, gli investitori internazionali se ne vanno, siamo isolati in Europa. È la realtà che pone un ultimatum, non noi».

Come sono i suoi rapporti con il segretario del Carroccio?
«I rapporti personali sono buoni come sempre, ispirati alla lealtà reciproca anche quando siamo in disaccordo. Noi non siamo i Cinque Stelle, che non hanno ancora sciolto la riserva su come votare al Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini: davvero una bella prova di solidarietà umana e politica, oltre che di senso del diritto. Davvero degli alleati leali…».

Sarà, ma Salvini non vuole più allearsi con lei alle prossime Politiche.
«Non mi risulta. Non credo che la Lega abbia la vocazione al suicidio».

E allora come mai, per isolare Forza Italia, Salvini aspetta che si costruisca quell’area sovranista con la quale allearsi e in cui dovrebbero esserci la Meloni ma anche pezzi del suo partito?
«Il sovranismo, che io preferisco chiamare “isolazionismo”, isola chi lo esercita, e porterebbe all’isolamento del Paese, non certo di Forza Italia. Noi siamo un grande partito liberale e popolare, con un forte radicamento in Italia e un ruolo importante in Europa nel Ppe. Abbiamo una linea chiara e condivisa, fortemente critica verso il sovranismo, il pauperismo, il giustizialismo. In Forza Italia nessuno — e certamente nessuno che abbia un ruolo significativo — dissente da questa linea».

Ma saranno le Europee il test decisivo per le sorti del suo partito: qual è la percentuale che lo renderebbe determinante nei giochi di una futura coalizione?
«Le prossime elezioni saranno decisive per l’Europa, non per Forza Italia, che del resto otterrà un ottimo risultato. Non do una cifra, perché nella vita non mi sono mai accontentato di un traguardo da raggiungere. Miro sempre un po’ più in là. Eppoi mi piacerebbe che si parlasse più di Europa e meno di giochi politici italiani. L’Europa nei prossimi anni dovrà trasformarsi, dovrà riprendere il progetto dei padri fondatori, dovrà diventare una vera unione di popoli, capace di una politica estera e di difesa comune, a tutela degli interessi di tutti gli europei e della nostra identità, della nostra civiltà, dei nostri valori, del nostro stile di vita, della nostra democrazia occidentale e della nostra libertà. Se rimarrà come oggi, sarà una tragedia per tutti i paesi europei e per il nostro Paese, troppo piccolo e debole per competere da solo nel mondo globale. Io mi sono candidato per occuparmi di questo, mettendo in campo la mia lungimiranza, la mia autorevolezza e il mio peso nel Ppe. Non voglio occuparmi del caos e delle beghe da cortile di casa nostra».

A «casa nostra», secondo lei, si terranno prima le Europee o le Politiche?
«Sono valutazioni che spettano al Capo dello Stato. Noi siamo pronti al voto in ogni momento».

Dalla politica economica alla politica estera, non c’è nulla dell’attuale gabinetto che condivida: è pentito di aver dato il suo assenso a Salvini per la nascita di questo governo?
«In quel momento l’alternativa erano nuove elezioni in piena estate, che oltre a bloccare il Paese avrebbero riproposto la stessa situazione in Parlamento. Non c’erano alternative serie. Però speravo, questo non posso nasconderlo, che almeno alcuni importanti provvedimenti del programma del centrodestra entrassero nell’azione di governo».

L’ultimo test elettorale, le suppletive in Sardegna, hanno fatto registrare un drammatico calo di votanti nonostante tutti i leader — lei compreso — si fossero recati nell’isola a sostenere i loro candidati. Segno che l’elettorato non ci crede più.
«Il dato della Sardegna nasce dal limitato impatto di un’elezione suppletiva. La disaffezione dell’elettorato è un tema ben più antico: ricordo che Forza Italia è nata nel 1994 proprio per cambiare la politica, restituendola ai cittadini. Questo obbiettivo oggi è di nuovo attuale, ed è anche la ragione per la quale ci stiamo continuamente e profondamente rinnovando. Il nostro obbiettivo è coinvolgere quell’altra Italia che non è una sigla politica: sono i “liberi e forti” che don Sturzo chiamava a raccolta cento anni fa. Solo così potremo portare l’Italia fuori dalla crisi e l’Europa ad un futuro diverso e importante. Vale la pena provarci».

Sorgente: Berlusconi: «La Lega senza di noi alle Politiche? Non credo vogliano suicidarsi»

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20