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“C’è tempo”. “Ascolteremo prima le parole di Salvini, poi leggeremo la memoria di Conte, Salvini e Di Maio. E valuteremo”. Il M5S appare prudente sulla linea da tenere nella Giunta delle Immunità del Senato in merito all’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Matteo Salvini sul caso Diciotti. Ma la narrazione è cambiata. E il cambio di rotta sembra già su carta, stando almeno a quanto emerso nella riunione tenutasi ieri in tarda serata tra Di Maio e i senatori della Giunta. Intanto Salvini tira dritto di fronte ai tentennamenti dell’alleato di governo, dichiara di confidare non solo nel voto del M5S “ma dell’intero Senato, perché qui non è in discussione un reato ma il fatto che un governo possa esercitare i poteri che gli italiani gli conferiscono”, tradotto: “Non sono pagato per i se, i forse, i ma”. Forte anche, il leader della Lega, del sostegno di Conte, che ha assunto su di se la responsabilità della vicenda.

Mercoledì mattina è stato il senatore Mario Michele Giarrusso ad annunciare che Conte, Di Maio e Toninelli depositeranno in Giunta una memoria per spiegare come “sul caso Diciotti ci sia stata una decisione che coinvolge tutto il governo, con responsabilità anche di altri ministri e del presidente del Consiglio stesso”. Poi emergono le prime ricostruzioni di una riunione di martedì ‘silenziata’, con bocche cucite persino sulla location dell’incontro voluto da Di Maio e tenutosi in tarda serata in un’abitazione privata. Ed è evidente che qualcosa, sulla linea da tenere, è cambiato, e che si vira verso il no all’autorizzazione a procedere, evitando il processo a Salvini.

“Il quesito posto alla Giunta è chiaro: verterà infatti sull’esistenza di un interesse superiore compiuto nell’esercizio di governo o se il ministro abbia agito come privato cittadino per i suoi interessi”. Ed è questo che ora i 5 Stelle sperano di far comprendere alla base ma anche a un gruppo parlamentare lacerato dalle divisioni interne. “È chiaro – il ragionamento emerso nel corso della riunione – che se fosse stato corruzione o peculato lo avremmo mandato subito a processo. Ma si tratta di un’altra questione, e per di più senza precedenti: mai si è stati chiamati a legittimare un’azione di governo davanti ai giudici”.

Il problema vero, almeno nei palazzi e tralasciando la questione – non da poco – di una base in agitazione, è convincere l’ala ortodossa del Movimento, quella più vicina a Roberto Fico. “Va fatta una riflessione tecnica all’interno della Giunta, ma se il caso andrà in Aula, noi voteremo assolutamente sì. Il M5S non ha mai negato il processo a un politico”, ha dichiarato il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia, ai microfoni di ‘Circo Massimo’.

Ma anche tra i ‘duri e puri’ comincia a farsi strada qualche dubbio. Un ortodosso della prima ora che martedì in una chat interna scriveva convinto “la linea non cambia. Punto. Altrimenti esplode il M5S”, si lascia sfuggire: “Mah, non è una classica autorizzazione a procedere per l’immunità. Non è un voto salva casta. Ma va spiegata…”. Intanto Fico tace ed evita di prendere posizione al riguardo, anche, viene spiegato da chi gli è vicino, per rispetto istituzionale, visto che ci sarà un voto in giunta e poi, forse, in Aula.

Ma i vertici sanno bene che una parte del gruppo ribolle. E una decisione simile sarebbe difficile da far digerire a una frangia, non ultime le senatrici Elena Fattori e Paola Nugnes, che sui numeri in Aula al Senato potrebbero far la differenza.

Perché anche se la Giunta decidesse di non autorizzare la magistratura a procedere, il regolamento di Palazzo Madama prevede comunque la possibilità di un voto dell’Aula: basta che a chiederlo siano 20 senatori. E’ il malcontento, nel Movimento, brucia sotto la cenere. Nonostante ci sia chi, non ultimo Alessandro Di Battista, stia cercando di coinvolgere quanto più il gruppo, sentendo anche le seconde file sul caso Diciotti e sulla strada da intraprendere per uscire dall’angolo.

Ma c’è chi tiene la barra dritta, sordo a nuove ‘narrazioni’ o cambi di passo. “Qualcuno ci vuol far diventare dorotei”, il messaggio che rimbalzava su alcuni telefonini. E c’è chi non teme ripercussioni e ci mette la faccia. Se il M5S dovesse ‘salvare’ il leader della Lega “non escludo l’addio al Movimento”, dice all’AdnKronos Nugnes, considerata molto vicina a Fico. “E’ una cosa che sto valutando di fare da fine anno, almeno”, aggiunge la parlamentare campana.

Sorgente: Vertici 5S virano su salva-Salvini


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