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Tutti i passaggi dei soccorsi. Tratti in salvo 3 migranti, almeno 117 le vittime. L’allerta data ieri pomeriggio da Moonbird, aereo civile di Pilotes Volontaires e Sea Watch

di Marta Serafini

«Roma rifiuta di dare informazioni, ci dice che la Libia è responsabile ma le comunicazioni con gli ufficiali libici risultano impossibili: niente inglese, francese, italiano, né arabo». Conversazioni via radio inesistenti, mancato soccorso, violazione delle leggi internazionali. L’ accusa alla Guardia costiera di Tripoli, ancora una volta, arriva da Sea Watch, la ong tedesca la cui nave, Sea Watch3, era ed è tutt’ora l’unica presente nella zona di ricerca e soccorso del Mediterraneo centrale. Qui di seguito tutti i passaggi del naufragio al largo delle coste libiche costato la vita ad almeno 117 persone.

Venerdì 18 gennaio, ore 13.15
L’aereo di ricognizione Moonbird di Pilotes Volontaires e supportato da Sea Watch, intercetta via radio la comunicazione di un’imbarcazione semi affondata con 25 persone in acqua. I messaggi successivi parlano di «un barcone a 44 miglia a est di Tripoli, all’altezza di Garabulli, con 50 persone a bordo in distress (pericolo, ndr). parzialmente sommerso e con due naufraghi in acqua». L’SOS è stato trasmesso ai centri di coordinamento di Roma, Tripoli, Tunisi. Sempre secondo la ong tedesca, Roma «rifiuta di fornire a Sea-Watch informazioni su questo caso, affermando che la responsabilità è di Tripoli che però non è disposto e in grado di comunicare». Nel frattempo la Guardia costiera libica invia prima una motovedetta — poi «costretta a tornare indietro per avaria» — e allerta un mercantile.

Ore 18:43
Sea Watch informa che sì un mercantile si trova nelle vicinanze ma che «non risulta intervento». Si tratta della Cordula Jacobs, adibita al trasporto di petrolio, battente bandiera liberiana. Quindici minuti più tardi Sea Watch ribadisce che non è possibile comunicare con i libici e spiega che «anche se lontana, la Sea Watch3 ha cambiato direzione a Est» e sta facendo rotta sul luogo del naufragio. La temperatura in acqua è di 16 gradi, le onde sono alte mezzo metro, i 120 migranti — si scoprirà dopo — sono in acqua da quasi un giorno.

Ore 19:00
Sea Watch comunica di essere a 10 ore di navigazione dal luogo del naufragio e che «Roma rifiuta di dare info, comunica che la Libia è responsabile per il caso; tuttavia la comunicazione con gli ufficiali libici risulta impossibile in nessuna delle seguenti lingue: EN,FR,ITA, nè Arabo»

Sea-Watch Italy@SeaWatchItaly

a 10 ore di navigazione dalla posizione.

Roma rifiuta di dare info, comunica che la Libia è responsabile per il caso; tuttavia la comunicazione con gli uffciali libici risulta impossibile in nessuna delle seguenti lingue: EN,FR,ITA, nè Arabo.

135 utenti ne stanno parlando

Ore 19:32
Sea Watch comunica via Twitter che «non avendo informazioni sulla presenza o attivazione di assetti navali per il soccorso, anche se lontana la #SeaWatch 3 ha cambiato rotta direzione Est, verso la posizione del naufragio».

Ore 20:54
La Marina italiana comunica di essere intervenuta. L’Eli Nave Duilio recupera un naufrago in mare e altri due in ipotermia su zattere gonfiabili, mentre altre 3 persone sono avvistate in mare «senza alcun segno di vita». Dieci minuti più tardi «un elicottero evacua tre naufraghi» che verranno trasferiti a Lampedusa. La notte cala sul Mediterraneo e sui corpi ormai senza vita, alcuni dei quali si trovano probabilmente a chilometri di distanza.

Marina Militare

@ItalianNavy

Agg. gommone largo Tripoli
MRCC libico dirottato M/V Cordula Jacob (Liberia) su natante.
Eli Nave Duilio (OMS–circa 200 km da natante) recupera 1 naufrago in mare e 2 su zattere in ipotermia. Altre 3 persone in mare (nessun apparente segno vita). Naufraghi recuperati bordo Duilio

71 utenti ne stanno parlando

Ore 22:19
La Marina Militare comunica via Twitter che «oggi pomeriggio pattugliatore P72 41° stormo #AeronauticaMilitare Sigonella avvistato gommone precarie condizioni galleggiabilità 50 miglia nord Tripoli con 20 persone bordo. Prima di lasciare l’area per fine carburante l’aereo ha lanciato 2 zattere Coastal, correttamente aperte».

Ore 22:29
Sempre la Marina Militare twitta «Agg. SAR gommone 20 persone a bordo. Eli Duilio ridecollato per evacuazione medica 3 naufraghi in condizioni serie verso Lampedusa. P72 #AeronauticaMilitare di nuovo in zona sino a termine autonomia. M/N Cordula Jacob (Liberia) in zona avvistamento con coordinamento GC libica».

Tra venerdì e sabato
La Sea Watch arriva sul luogo del naufragio e dice via Twitter di aver trovato le 2 zattere di salvataggio.

Sabato 19 gennaio, ore 12:58
La Guardia Costiera di Roma in un comunicato precisa che «come previsto dalla normativa internazionale, abbiamo immediatamente verificato che la Guardia Costiera libica fosse a conoscenza dell’evento in corso all’interno della sua area di responsabilità SAR, assicurando alla stessa la massima collaborazione. A Sea Watch è stato comunicato che la loro disponibilità sarebbe stata offerta alla Guardia Costiera libica, quale autorità coordinatrice dell’evento». Sabato pomeriggio Cala il gelo. I morti non sono 25 e nemmeno 50. Sono almeno 117, tra cui 10 donne, di cui una incinta, e due bambini, di cui uno di 2 mesi. A raccontarlo sono i tre superstiti (2 sudanesi e un gambiano), come riporta il portavoce dell’Oim, l’organizzazione internazionale per le migrazioni, Flavio Di Giacomo. «Ci hanno raccontato di essere partiti da Garabulli giovedì notte. Dopo 11 ore hanno iniziato a imbarcare acqua, poi il gommone ha iniziato ad affondare e le persone ad affogare», precisa Di Giacomo al Corriere.

Ore 13:35
L’Ansa riporta le parole del portavoce dell’Oim Flavio Di Giacomo che dice: «I tre sopravvissuti arrivati a Lampedusa ci hanno detto che erano in 120 – spiega -. Dopo 11 ore di navigazione hanno imbarcato acqua e hanno cominciato ad affondare e le persone ad affogare. Sono rimasti diverse ore in acqua. Tra i dispersi, al momento 117, ci sono 10 donne, di cui una incinta, e due bambini, di cui uno di 2 mesi».

Ore 15:10
Dalla Sea Watch 3 arriva la notizia del soccorso di 47 migranti coinvolti in un altro naufragio per il cui sbarco la ong tedesca chiede a Libia, Italia, Malta, Olanda (Stato di bandiera della Sea-Watch3) un porto sicuro. E ancora una volta il copione è lo stesso: «Per ora la sola risposta arriva da Roma, con riferimento a una competenza delle autorità libiche, con le quali, nonostante i tentativi anche telefonici, non è stato possibile coordinarsi», fanno sapere dalla nave.

Sorgente: Naufragio al largo della Libia: cosa sappiamo finora – Corriere.it

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