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L’intervista. Peter Thomson, il “lobbista” ambientale, è il primo inviato speciale dell’Onu per l’Oceano. “Dobbiamo garantire un uso sostenibile delle risorse marine. Ecco i miei obiettivi”

dalla nostra inviata TONIA MASTROBUONI

DAVOS – Un anno fa Peter Thomson postò una foto di una confezione di plastica con una scritta giapponese che era finita su una magnifica spiaggia della Nuova Zelanda. E scrisse che quell’insidioso, indistruttibile oggetto aveva “viaggiato per mille chilometri”. Anche se siamo abituati a foto peggiori, alle famose isole di plastica del Pacifico, a paesaggi ricoperti di rifiuti, è importante che Peter Thomson abbia dichiarato guerra alla plastica nei mari. L’ambasciatore delle Fiji è diventato nel 2017 il primo inviato speciale per l’Oceano all’Onu, insomma il primo “lobbista dei mari” alle Nazioni Unite. Un ruolo che l’attuale segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, gli ha cucito addosso proprio per il suo rinomato impegno per salvare i mari dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici, dalla pesca di frodo.

Abbiamo incontrato Thomson a margine del Forum economico mondiale e la prima cosa che ci ha detto è “di essere molto contento che Davos si occupi quest’anno dell’oceano: se la comunità economica e finanziaria si è finalmente resa conto di questa enorme emergenza, siamo un bel passo avanti”.

Ambasciatore, il premier giapponese Shinzo Abe ha annunciato a Davos che una priorità del G20 in Giappone sarà la guerra all’inquinamento da plastica.
“L’aspetto politico è molto importante. Ma è altrettanto importante che ognuno di noi cambi atteggiamento nei confronti della plastica. Lo slogan dovrebbe essere, per tutti, “rifiuta, riusa, riduci”. Ognuno di noi può contribuire, limitando l’uso della plastica nella vita di tutti i giorni, a salvare i mari”.

Ogni anno oltre otto milioni di tonnellate finiscono nell’oceano. Heather Koldewey, della National Geographic Society, spiega che è come se ogni minuto si rovesciasse un camion di plastica in mare.
“È un’emergenza gravissima e globale. La plastica sta soffocando l’oceano. E noi esseri umani non dovremmo mai dimenticarci che l’oceano produce metà dell’ossigeno che respiriamo e assorbe il 30% dell’anidride carbonica che produciamo ogni anno. Tre miliardi di persone dipendono dal mare. E le due grandi sfide del 21° secolo saranno i cambiamenti climatici e quelli dell’oceano”.

Quali sono le iniziative più importanti per salvare i mari?
“Ovviamente l’accordo di Parigi: per l’oceano la lotta ai cambiamenti climatici è di primaria importanza. I mari si stanno riscaldando a acidificando. Ed è un processo irreversibile: possiamo solo fermarlo. Ma sono anche fondamentali gli obiettivi Onu firmati nel 2015 al livello globale chiamati SDG 14 o “la vita sott’acqua”. Lo scopo è garantire un uso sostenibile delle risorse marine attraverso dieci obiettivi. Quattro di essi matureranno nel 2020″.

Quali sono e a che punto siamo?
“Nel 2020 organizzeremo a Lisbona la seconda grande conferenza sull’oceano. Per quella data dovrà maturare anzitutto l’impegno a fermare tutti i sussidi dannosi alla pesca. Sto cercando di portare intorno a un tavolo i ministri competenti per accelerare su questo punto fondamentale. Il secondo impegno cruciale è la lotta alla pesca illegale”.

Qui al Forum è stata discussa la piattaforma di Google e Global Fishing Watch, che localizza con precisione i pescatori di frodo. Quanto è importante per la battaglia contro la pesca illegale?
“È uno strumento fondamentale. D’altra parte sconfiggere la pesca di frodo è un po’ come sconfiggere il crimine… Un obiettivo molto ambizioso, ma penso che stiamo facendo degli enormi passi in avanti. Ultimi due obiettivi: proteggere meglio le coste e destinare il 10% dell’oceano ad aree marine protette. Dobbiamo farcela. Non ci sono alternative”.

Sorgente: L’ambasciatore anti-plastica: “Dieci passi per salvare il mare” – Repubblica.it

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