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La tensione era annunciata e, puntuali, sono arrivati gli scontri. A poche ore dall’inizio della “Marcia delle bandiere” per il “Jerusalem day”, la contestata cerimonia che celebra la riunificazione di Gerusalemme a seguito della Guerra dei 6 giorni del 1967, si sono verificati violenti incidenti tra giovani ebrei e arabi nella Città Vecchia. Secondo il sito Ynet giovani ebrei hanno aggredito il giornalista di Haaretz Nir Hasson. La marcia – alla quale secondo la polizia dovrebbero partecipare circa 20mila persone con 3mila poliziotti schierati – avrà inizio alla Porta di Damasco che immette nella parte araba della Città Vecchia e poi dovrebbe proseguire al suo interno. “Morte agli arabi”, è uno dei cori intonati dagli ultra nazionalisti che partecipano alla marcia. I manifestanti hanno anche scandito slogan anti-islamici fuori dalla porta di Damasco, zona di ritrovo per i palestinesi di Gerusalemme est che considerano la marcia una provocazione.

Le provocazioni erano cominciate in mattinata quando centinaia di fedeli ebrei – incluso il ministro del governo, Yitzhak Wasserlauf e il deputato Yitzhak Kreuzer (entrambi di Potere ebraico) – sono saliti sulla Spianata delle Moschee che per gli ebrei è il Monte del Tempio. La polizia – secondo Haaretz – ha arrestato alcuni di questi fedeli che cercavano di pregare e di sventolare bandiere israeliane, atti proibiti dalle regole in vigore sul posto. A soffiare sul fuoco era stato martedì il ministro della sicurezza nazionale e leader di destra radicale Itamar Ben Gvir, annunciando la sua presenza alla marcia: “Il Monte del Tempio e Gerusalemme sono nostri. Dobbiamo colpirli dove è più importante per loro”, aveva detto. “Marceremo verso la Porta di Damasco e – aveva annunciato alla Radio militare – andremo al Monte del Tempio nonostante loro”.

Sul fronte politico Ben Gvir continua a minacciare la tenuta della maggioranza. Non vuole saperne di mettere fine all’operazione militare a Gaza e da giorni insieme al collega Bezalel Smotrich (Sionismo religioso) minaccia di far cadere Netanyahu. Oggi ha fatto la prima mossa: ha annunciato che il suo partito, il movimento di estrema destra Otzma Yehudit, “sospenderà” la sua partecipazione alla coalizione di governo fino a quando il premier non avrà fornito i dettagli della proposta di cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi proposta dagli Stati Uniti. “Fino a quando il primo ministro continuerà a nascondere i dettagli dell’accordo, Otzma Yehudit interromperà la partecipazione alla coalizione”, ha scritto su X, e non voterà con la coalizione di governo alla Knesset. Gvir e altri parlamentari di estrema destra hanno affermato che non accetteranno un accordo con Hamas che ponga fine alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi.

Il leader di Potere ebraico aveva puntato il dito contro Netanyahu già lunedì: “Gli ho chiesto se potevo dare un’occhiata alla bozza dell’accordo – aveva raccontato -, e lui ha accettato dicendo che potevo andare nel suo ufficio in modo da poter vedere la bozza con i miei occhi. Peccato che i suoi assistenti mi abbiano detto, quando sono andato, che non esiste alcuna bozza“. Lo stesso giorno fonti dell’ufficio del premier avevano fatto sapere che era stato spiegato a Ben Gvir che nell’eventuale accordo “non c’è la fine della guerra”.

Oggi, poi, l’estrema destra di governo è tornata alla carica. “Tutti i negoziati con Hamas avverranno solo sotto il fuoco“, ha detto il ministro della difesa Yoav Gallant che oggi ha volato sui confini con Gaza e il Libano. “Gli attacchi dell’Idf sono visibili su ogni fronte. Andremo avanti e – ha aggiunto – logoreremo il nemico”.

Gvir ha invocato anche un’operazione militare contro il Libano, dove oggi un uomo di nazionalità siriana ha aperto il fuoco vicino all’ingresso dell’ambasciata americana, a Beirut. “Non può essere che la nostra terra venga presidiata e che ci sia la pace in Libano: dobbiamo bruciare tutte le roccaforti di Hezbollah, distruggerle. Guerra!”, ha scandito il ministro della Sicurezza in un video pubblicato sul social X.

Sorgente: Israele, scontri alla Marcia delle Bandiere. Gvir minaccia: “Stop al sostegno a Netanyahu finché non vedrò l’intesa sulla tregua a Gaza” – Il Fatto Quotidiano


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