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Chiedendo mandati di arresto per le più alte figure dello stato, la corte ha sfatato il mito secondo cui Tel Aviv è fuori dalla portata del diritto internazionale
Benjamin Netanyahu e Yoav Galant arrivano per un briefing vicino alla postazione militare di Salem nella Cisgiordania occupata il 4 luglio 2023 (AFP)

Per 76 anni, Israele ha avuto come scudo protettivo una narrativa più solida di qualsiasi Iron Dome.

Per le vittime del peggiore caso di sterminio industriale della storia moderna, l’autodeterminazione degli ebrei post-Olocausto non era semplicemente una necessità, diceva questa narrazione, era un imperativo morale. Qualsiasi stato emerso era immune dal giudizio, si diceva. Israele era al di là del diritto internazionale.

Era consentito avere confini indeterminati. Gli fu permesso di occupare . Gli fu permesso di insediarsi nelle aree che occupava. Gli era consentito attaccare regolarmente e preventivamente i suoi vicini. Erano consentite le armi nucleari, al di fuori del controllo di qualsiasi autorità di regolamentazione. 

Potrebbe discriminare violentemente la sua minoranza non ebraica ed essere comunque accettato nella famiglia delle nazioni democratiche. Non solo gli è stato permesso di assediare Gaza e di affamare la popolazione del territorio per 16 anni, ma è stato anche assistito in questo dalla comunità internazionale.

Chiunque rifiutasse il credo secondo cui questo stato violento avesse il diritto di esistere si trovò di fronte all’esilio politico.

Israele era una “scialuppa di salvataggio” per gli ebrei che affrontavano l’antisemitismo in tutto il mondo. Non è stata la causa principale delle ondate di antisemitismo. Salvaguardava gli ebrei. Non li ha messi in pericolo.

Per 76 anni Israele ha avuto letteralmente la licenza di uccidere. Fino a lunedì.

Il procuratore capo della Corte penale internazionale (CPI), Karim Khan, ha fatto molto di più che richiedere mandati di arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant. Il pubblico ministero della CPI ha sfatato il mito secondo cui qualsiasi leader, funzionario o soldato israeliano fosse al di fuori della portata del diritto internazionale.

Apertura del vaso di Pandora

Netanyahu aveva ragione a essere nervoso per le conseguenze, che in effetti sono di vasta portata. Con questa applicazione è stato aperto un vero vaso di Pandora.

Sì, per il momento si tratta soltanto di un ricorso davanti ai giudici della CPI. In passato ci sono state occasioni in cui tale richiesta è stata inizialmente respinta, come nel caso di un leader della milizia ruandese ricercato per crimini commessi nella Repubblica Democratica del Congo, o nel caso di Omar al-Bashir, l’ex presidente sudanese .

Sorgente: Guerra a Gaza: la Corte penale internazionale ha sospeso la licenza di uccidere di Israele | Occhio del Medio Oriente