0 6 minuti 2 mesi

Reportage tra Chieti, Pescara e Montesilvano: il malessere non sgonfia la disaffezione, tanti dicono che non voteranno

PESCARA — Al mercato coperto di Porta Nuova, tra mele luccicanti della valle del Giovenco e mortadelle di Campotosto, le crociate di Salvini contro «l’arrosticino sintetico» non sembrano scaldare troppo i cuori. Neppure l’«elmetto» che Giorgia Meloni promette di infilarsi in testa, per battagliare meglio alle Europee del prossimo giugno. I problemi sono altri. «Mia figlia a 20 anni ha finito l’alberghiero e va a lavorare all’estero, in Svizzera», racconta Christian Benna, 50 anni, dal bancone del suo camioncino farcitissimo di porchette. «Lavoro qui non ce n’è. Ti pagano poco. A Lugano le offrono un contratto dignitoso: prima si è arrangiata con lavoretti da 3 euro l’ora, in uno stabilimento balneare». E fa pure tre con le dita, se non si fosse capito. Luciano D’Amico, il candidato del campo larghissimo, l’ha capito benissimo. Lo diceva l’altro ieri a Sulmona: «Tra spopolamento e denatalità, ogni giorno l’Abruzzo perde 22 abitanti. Pensate se domani ci rivedessimo in questa stessa piazza e 22 di noi non ci fossero più». Lo spopolamento è il prodotto di tanti mali che la cura ultrameloniana promessa dal governatore uscente, Marco Marsilio, non è riuscita a sanare. Anzi, le cose sono peggiorate. Marsilio è terzultimo nella classifica di gradimento dei presidenti di Regione.

 

 

Il malessere però non pare sgonfiare troppo la cappa di disaffezione. Tanti, in una giornata passata a zigzagare tra mercati, centri commerciali, parrocchie e strusci della movida, raccontano che non andranno ai seggi. «Come vedo le elezioni? Non le vedo per niente», risponde Maria Di Francesco, 72 anni, casalinga, mentre fa acquisti nel capannone di Porta Nuova. «A me Meloni piaceva, ma mi ha sfiduciata». «Non ci vado, ho votato Meloni alle Politiche, ma mi ha deluso: le cose non vanno», insiste dall’altro lato del banco, Antonio Bonavitacola, 58 anni, professione fruttivendolo. Si avvicina un collega: «Sono invalido al 100%. Per prenotare una visita medica ci metto 5 mesi». E gli va pure bene: «Io aspetto da un anno», racconta Tiziana Sacco, 76 anni, alla fermata del bus davanti al mercato di Montesilvano, mentre l’amica di fianco, una ragazza sui 40 anni, si lamenta del turismo che arranca: «Prima al porto di Pescara partivano le navi per la Croazia. C’era tutto un indotto, diciamo…». Il bando per riattivare la linea è andato deserto un paio di volte.

 

 

Per tentare la rimonta sulla destra, D’Amico confida nel voto dei ragazzi. Che al mercato si vedono poco. Eccoli, all’ora dell’aperitivo, a Corso Manthonè, la zona dei locali vicino al fiume. Si accalorano per le strade con l’asfalto sfasciato, per i pullman che si prendono a fatica, per tornare nell’hinterland. E per il lavoro che latita, almeno quello pagato in modo decente. Michela Di Giandomenico, 24 anni, fa la segretaria in uno studio di avvocati. «Il mio paesino, Alanno, è a trenta chilometri da qui. Trovare un pullman per tornarci, da Pescara, ogni sera è una lotteria. C’è pure l’istituto alberghiero, ad Alanno, ma sono costretti a rifiutare le iscrizioni, perché gli studenti non sanno come arrivarci». Con Michela condivide lo spritz Beatrice Di Sante, 25 anni, studentessa di mediazione linguistica. Facesse lei la governatrice, intanto rifarebbe le strade: «Piene di buche. Peggio di Roma». Il suo futuro lo vede lontano da qui: «Dopo gli studi penso di andarmene».

Al mercato di piazza Malta, Chieti, fino a qualche lustro fa, dalle cinque e tre quarti del mattino i contadini facevano a gara per conquistare un fazzoletto di strada e piazzare la merce. Adesso c’è un mucchietto solitario di casse di frutta. Stop. Il centro di Chieti si è svuotato, di affari, di lavoro, di persone. «Non andrò a votare. Meloni mi piaceva, ma non ha combinato niente, come Salvini», si sfoga Roberto D’Onofrio, 65 anni, mentre scarica pile di arance. Il titolare della frutteria, Daniele Zappacosta, 40 anni, sostiene che «le elezioni a Chieti non servono, la città è già morta. Guardi qua: prima era pieno di banchi. Avevo votato i 5 Stelle, poi FdI. Ora sono indeciso». Antonio Cieri, 76 anni, negoziante di abbigliamento, mentre fa scorte di frutta, confida di sentirsi fortunato: «Ho un parente all’ospedale di Castel Di Sangro: per curarmi vado lì, mica a Chieti». Però voterà Marsilio: «Lui agli ospedali sta mettendo mano». La moglie Rita fa sì con la testa: «Mai votati i comunisti».

Sorgente: Al mercato le voci degli abruzzesi delusi: “Qui non c’è lavoro, i nostri figli in fuga” – la Repubblica

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20