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Città (Italia) Il ministro dell’Interno chiede elementi di approfondimento al Prefetto locale sul progetto del comune di riconoscere il centro sociale come «bene comune».

Di Mauro Ravarino

Mentre la destra soffia sul fuoco – la vice capogruppo di FdI alla Camera, Augusta Montaruli, invoca un referendum contro la delibera della giunta di Torino – il ministro dell’Interno Piantedosi chiede elementi di approfondimento al Prefetto locale sul progetto del comune di riconoscere il centro sociale Askatasuna come «bene comune». Una proposta che per il capo del Viminale «non può e non deve costituire, in alcun modo, una sorta di legittimazione, o addirittura di premio, per l’operato di un centro sociale che si è distinto per l’esercizio della violenza, piuttosto che per il dialogo e il confronto democratico».

Per quanto riguarda la delibera relativa alla proposta di collaborazione presentata, in base al regolamento comunale per il governo dei beni comuni urbani, da un gruppo spontaneo di cittadini per la cura e la rigenerazione dell’immobile di corso Regina Margherita 47 (occupato da Askatasuna), Piantedosi e di conseguenza la Prefettura di Torino non hanno grossi appigli. Certo, ci sono inchieste giudiziarie e relazioni ispettive (anche sulla sicurezza dello stabile) sul tavolo degli inquirenti, ma è chiaro che la mossa del Comune ha scombussolato i desideri mai sopiti di quella parte dello schieramento politico e istituzionale che vorrebbe l’uso della forza, lo sgombero. L’ira dei sindacati di polizia lo testimonia.

Ieri, il centro sociale si è ufficialmente espresso sulla decisione: «Apriamo spazi al quartiere per i bisogni collettivi!, così 27 anni fa scrivevamo su uno striscione il giorno in cui occupavamo Askatasuna. Il percorso che porterà il centro sociale a essere “bene comune” della città rientra nella consequenzialità di quella frase. Negli ultimi mesi la procura di Torino, la questura e il governo hanno costruito le condizioni e il terreno per arrivare a un possibile sgombero, puntando alla cancellazione della possibilità di organizzarsi collettivamente».

Askatasuna, con un «gruppo di cittadini e cittadine solidali», dichiara di aver scelto invece un percorso diverso impedendo l’eliminazione dell’esperienza: «Vediamo positivamente la scelta del comune di Torino di iniziare un percorso di coprogettazione che permetta di continuare, e aprire ancor di più, lo spazio». Viene sospesa la programmazione: «Ci auguriamo che la coprogettazione e i lavori necessari avvengano – conclude il centro sociale – nei tempi dettati dal “buon senso” proprio perché vogliamo che le attività che si svolgono al piano terra e nel giardino possano riprendere il prima possibile».

Per Marco Grimaldi, torinese, vicecapogruppo alla Camera di Alleanza Verdi-Sinistra, «Corso Regina 47 è un bene comune e nessuno dovrebbe cancellarlo dalle mappe culturali, sociali e solidali di Torino». Secondo il deputato e «i processi faranno il loro corso, i processi politici e amministrativi ne faranno altri, criminalizzare il dissenso è sempre sbagliato, cancellarlo un atto ostile contro la democrazia».

Sorgente: Piantedosi: approfondimenti su Askatasuna | il manifesto

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