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Moni Ovadia “Disarma con noi” e noi, che lo seguiamo da sempre, non possiamo che esserne molto felici.Gli artisti e le artiste che promuovono un pensiero, un’opinione con lo spessore di Moni Ovadia sono un patrimonio molto prezioso in questo Paese, persone disposte a sfidare un sistema che può arrivare a indurne le dimissioni, come è accaduto a lui, pur di restare intellettualmente onesti.Sono uomini e donne che a questo sistema fanno paura, perché la loro potenza comunicativa è in grado davvero di muovere l’interiorità degli altri e delle altre.Nato a Plovdiv, in Bulgaria, si trasferisce quasi subito con la famiglia a Milano. La sua è una famiglia di ascendenza ebraica sefardita, ma di fatto impiantata da molti anni in ambiente di cultura yiddish e mitteleuropea. Questa circostanza influenzerà profondamente tutta la sua opera di uomo e di artista, dedito costantemente al recupero e alla rielaborazione del patrimonio artistico, letterario, religioso e musicale degli ebrei dell’Europa orientale.Ovadia si laurea in scienze politiche all’Università Statale di Milano. Contemporaneamente al suo percorso accademico muove i primi passi artistici sotto la guida di Roberto Leydi, con cui inizia la sua carriera di cantante e musicista nel Gruppo dell’Almanacco Popolare, guidato da Sandra Mantovani. Nei primi anni settanta è fondatore del Gruppo Folk Internazionale, poi Ensemble Havadià, dove suona il violino, la chitarra e la tromba, con il quale realizza gli album Festa Popolare, Daloy Polizei, Il Nonno di Jonni, Le Mille e una Notte e (già con il nome di Ensemble Havadià) Ensemble Havadià e Specchi. Suonando questo nuovo (per l’epoca) genere musicale, che oggi potremmo definire folk-progressivo, gira i maggiori festival europei di musica folk. Insieme agli Stormy Six anima la cooperativa l’Orchestra, primo esempio di etichetta indipendente italiana.

Sorgente: Facebook


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