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L’accordo firmato il primo gennaio tra Etiopia e Somaliland – una parte della Somalia che rivendica la propria indipendenza da Mogadiscio – per dare ad Addis Abeba uno sbocco al mare, sta provocando una crisi regionale che rischia di degenerare nell’ennesimo conflitto armato coinvolgendo tutta l’area a ridosso dello Yemen e delle rotte commerciali già ora minacciate.

Sbocco al mare per una ‘Grande Etiopia?

«L’utilizzo del grande porto di Berbera, la città costiera del Somaliland oggetto delle mire di Addis Abeba, concederebbe all’Etiopia un accesso diretto al Golfo di Aden e quindi al Mar Rosso, una delle rotte economicamente più redditizie e importanti anche dal punto di vista strategico», la premessa di ‘Pagine Esteri’. Non solo un mare e un porto, ma una posizione militare strategica, sottolinea Marco Santopadre. Nell’area di 20 chilometri di coste che il Somaliland assegnerebbe all’Etiopia per 50 anni a Lughaya, nella regione di Adal, Addis Abeba ha intenzione di costruire una base navale

Contrarietà e azzardi

Pessime intenzioni, il timore di molti, dagli Stati Uniti al Regno Unito, dall’Egitto alla Turchia all’Arabia Saudita, tanti che temono la destabilizzazione dei già precari equilibri della regione, e non soltanto. L’Etiopia che negli ultimi anni ha sviluppato relazioni preferenziali con la Cina, che ora va a comprarsi lo sbocco al mare dal Somaliland, pseudo Stato riconosciuto solo da Taiwan. Contemporaneamente, uno sgarbo alla Somalia e a Gibuti, paese che finora ha assicurato l’85% delle importazioni e delle esportazioni etiopi e nel quale è presente la più grande base militare cinese all’estero.

Il Somaliland e ‘l’effetto domino’

Il Somaliland sorge sui territori occupati e amministrati dall’Impero Britannico dal 1884 al 1960, quando la regione ottenne l’indipendenza e decise di unirsi a quelle liberate dal dominio italiano per formare la Repubblica di Somalia. Ma tre le due ex colonie finì presto in guerra, finché nel 1991 l’ex Somalia Britannica ha tagliato completamente fuori Mogadiscio dalla gestione della regione. Il ‘Somaliland’ ciò che resta di quel ‘conflitto a bassa intensità’, con altre istanze tribali, il Puntland, che accampa a sua volta pretese indipendentiste da Mogadiscio.

Somma di due forze o di due debolezze?

Il governo del Somaliland punta molto sull’intesa con Addis Abeba. In un’intervista all’Observer (grandi attenzioni post coloniali britanniche, Farnesina sotto traccia), il ministro degli Esteri di Hargheisa (la capitale dell’entità indipendentista) ha detto chiaramente che in cambio dell’utilizzo di Berbera, il governo etiope dovrà riconoscere formalmente la sovranità del Somaliland. Sperando in un «effetto domino in Africa e nel resto del mondo spianando la strada ad un ampio riconoscimento internazionale». O riconoscimenti diplomatici, o eserciti.

‘Prigione geografica, ingiustizia storica’

Retaggi di colonizzazioni contro e seguiti ancora peggiori. «Un’ingiustizia storica vecchia di 30 anni», denunciano ad Adis Abbeba, quando l’indipendenza dell’Eritrea sottrasse all’Etiopia centinaia di chilometri di coste, costringendo il paese ad essere il più grande al mondo senza accesso al mare. «Nel 2030 avremo 150 milioni di abitanti, che non possono vivere in una prigione geografica», afferma il leader etiope. Nell’autunno scorso il governo etiope aveva fatto a Somalia, Eritrea, Sudan, Kenya e Gibuti, l’uso di alcune porzioni delle loro coste, ricevendo secchi dinieghi. Ed ecco la trovata Somaliland.

Le troppe guerra del Corno

«Una nuova miccia in una regione dove sono già attivi numerosi conflitti e dove altri potrebbero esplodere», segnala Santopadre. L’Etiopia stessa è segnata da scontri etnici e tribali in numerose regioni, a partire dal Tigray e dall’Oromia, e le condizioni economiche del paese sono peggiorate a tal punto che per pagare l’affitto del territorio concesso dal Somaliland Addis Abeba ha dovuto offrire una parte delle azioni della propria compagnia aerea e della Ethio-Telecom.

Mogadiscio pronta a parole

Nei giorni scorsi il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud aveva affermato che Mogadiscio «è in grado di combattere contemporaneamente i terroristi di al Shabaab e gli invasori etiopi». In realtà da anni, un grosso contingente di truppe etiopi è presente nelle regioni meridionali somale, insieme eserciti di altri paesi africani, per contrastare le bande di fondamentalisti islamici. E secondo varie segnalazioni le truppe etiopi schierate nel sud della Somalia starebbero già rafforzando la propria presenza e scavando trincee.

Lega araba un corno

Prima è stata la Lega Araba a riunire la direzione, poi l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (Igad, che riunisce i paesi del Corno d’Africa), ambedue ad esortare i due paesi a non esasperare la crisi dopo il richiamo da parte somala dell’ambasciatore ad Addis Abeba. E le autorità somale di controllo del traffico aereo hanno bloccato un volo dell’Ethiopian con rappresentanti diplomatici etiopi a bordo.

Somaliland, i cattivi in casa

Le autorità del Somaliland per ora reprimono in casa: hanno arrestato l’ex ministro dell’Agricoltura assieme ad alcuni giornalisti, contrario all’accordo per il porto. Il ministro della Difesa, Abdiqani Mohamud Aateeye, contrario a quella che definisce ‘una minaccia alla sovranità del Somaliland’, riconosciuta solo da Taiwan, ha fatto tutto da solo dimettendosi.

La Grande Diga sul Nilo Azzurro

Per tentare di convincere i paesi vicini a concedere all’Etiopia l’agognato sbocco al mare, il presidente Ahmed ha proposto di barattare alcune delle quote della Grande Diga della Rinascita Etiope che Addis Abeba ha realizzato sul Nilo Azzurro, fortemente contestata però da Egitto e Sudan che temono possa mettere a rischio il loro approvvigionamento idrico e l’agricoltura.

Crisi mediorientale e Gaza

Approfittando del relativo coinvolgimento dell’Egitto nella gravissima crisi di Gaza e della guerra civile in corso in Sudan, Addis Abeba ha avviato nei giorni scorsi il processo di completamento dei lavori che apre la strada al quinto e definitivo riempimento del bacino della grande infrastruttura. «Guerra esistenziale», denuncia il Cairo.

Somalia ed Eritrea oltre Egitto e Gibuti

Il presidente somalo Mohamud ha lanciato una controffensiva diplomatica cercando il sostegno dell’Eritrea  e dell’Egitto. La dittatura Eritrea che garantisce da tempo ai soldati somali l’addestramento al contrasto dei miliziani integralisti di ‘al Shabaab’ affiliati ad al Qaeda. In un comunicato, i delegati del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi hanno ribadito un «incrollabile sostegno alla sovranità, all’unità e all’integrità territoriale della Somalia».

A favore dell’Etiopia

«L’Etiopia, invece, dovrebbe poter contare sul sostegno degli Emirati Arabi Uniti, che hanno ceduto ad Addis Abeba armi e droni durante l’offensiva in Tigray e che vantano già una presenza militare e commerciale a Berbera, grazie ad un patto del 2019 che affidava il 51% della gestione del porto al gigante emiratino della logistica DP World, il 19% all’Etiopia e il 30% al Somaliland», il dettaglio finale di Marco Santopadre

 

Sorgente: L’Etiopia accende una nuova miccia nella polveriera Corno d’Africa –

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