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Le notizie di venerdì 22 dicembre sul conflitto tra Israele e Hamas, in diretta

• È il 76esimo giorno di guerra: quasi 20.000 palestinesi morti, di cui circa 8mila bambini, secondo Hamas. In Israele 1.200 morti nell’attacco del 7 ottobre.
• Hamas diffonde il video dei corpi di tre ostaggi israeliani morti: «Abbiamo provato a tenerli in vita, ma Netanyahu insiste a ucciderli»
• L’offensiva israeliana nella Striscia continua, l’esercito ha rivendicato la conquista del quartier generale di Hamas a Gaza City.
• Hamas: «Nessun accordo sugli ostaggi senza la fine degli attacchi di Israele»

Ore 16:03 – Una bimba palestinese è nata a bordo della nave italiana Vulcano

«Una bella notizia nel dramma palestinese. Poco fa a bordo della nave Vulcano è nata Ilin. Lei e la mamma, una ragazza palestinese di 23 anni, sono in ottime condizioni. Grazie ai nostri militari per il loro lavoro a servizio della pace e a tutela della popolazione civile». Lo annuncia in un tweet il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Nave Vulcano è l’unità della Marina Militare italiana attraccata nel porto di Al Arish, in Egitto, a circa 50 chilometri dal valico di Rafah. È salpata lo scorso 8 novembre da Civitavecchia. A bordo sale operatorie, ambulatori e medicinali per curare feriti provenienti dalla Striscia di Gaza, in particolare minori.

 

Ore 15:10 – Hamas: «Si può arrivare a un accordo, ma non senza il cessate fuoco duraturo»

Hamas insiste. «L’accordo di scambio può essere raggiunto, ma non senza un cessate il fuoco duraturo e la fine di questa guerra contro il popolo palestinese», ha detto alla tv satellitare al-Jazeera Husam Badran dell’ufficio politico del gruppo con un riferimento agli ostaggi trattenuti da Hamas nella Striscia di Gaza dall’attacco del 7 ottobre in Israele e ai prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Poi, ha proseguito, «tutte le questioni saranno oggetto di trattative e potranno essere messe sul tavolo».

Ore 14:55 – Risoluzione per Gaza, all’Onu arriva un nuovo rinvio

Le è stato chiesto quindi come gli USA avrebbero votato, se un «si» o con una astensione: «Non dirò come voterò, ma sarà una risoluzione – se verrà presentata così com’è – che potremo sostenere». Alla domanda se la risoluzione potesse avere ancora un buon impatto sul terreno con il progetto di risoluzione così annacquato, Thomas-Greenfield ha risposto: «Il progetto di risoluzione non è annacquato. Il progetto di risoluzione è molto forte, pienamente sostenuto dal gruppo arabo che fornisce loro ciò che ritengono necessario per ottenere assistenza umanitaria sul campo». Quindi si aspetta che gli aiuti umanitari comincino subito ad affluire di più? «Ce lo aspettavamo e continuiamo a lavorarci ogni giorno. La presente risoluzione contribuirà sicuramente a ciò. Ma ogni giorno lavoriamo per aumentare l’assistenza umanitaria sul campo». Il voto sarebbe dovuto avvenire giovedì sera, ma alla fine è stato rimandato a venerdì mattina. Oppure a un nuovo rinvio.

Ore 13:35 – Auto sventrata da esplosione a Rafah: 3 morti

Tre morti (fra cui due minorenni) e almeno sei feriti: questo il bilancio della deflagrazione, avvenuta oggi a Rafah nel sud della striscia di Gaza, di una jeep Hyundai. Lo ha riferito l’ospedale Yussef al-Najar di Rafah, che finora non ha reso noto la identità degli uccisi. Testimoni sul posto aggiungono che il veicolo è stato attaccato dalla aviazione israeliana e che potrebbe essersi trattato di una «esecuzione mirata». In Israele l’episodio non è stato ancora commentato.

Ore 12:48 – Il 73enne Gadi Haggai, che si credeva fosse ostaggio a Gaza, «è morto», dicono da kibbutz Nir Oz

Il kibbutz di Nir Oz, a ridosso della Striscia, ha annunciato l’ «uccisione» di Gadi Haggai, 73 anni, durante l’attacco del 7 ottobre. Secondo la stessa fonte, il suo corpo è trattenuto da Hamas nella Striscia. Tra i rapiti ancora nell’enclave palestinese c’è anche la moglie di Haggai, Judith Weinstein (70 anni), ferita nell’attacco del 7 ottobre scorso. Haggai era padre di 4 figli e nonno di 7 nipoti.

Ore 11:56 – Iran, l’Onu condanni gli attacchi di Israele in Siria

«L’Iran chiede al Consiglio di Sicurezza (dell’Onu) di condannare e le attività destabilizzanti del regime israeliano e le sue gravi violazioni all’integrità e alla sovranità territoriale della Siria che rappresentano una minaccia alla pace e alla stabilità nella regione». Lo ha affermato l’ambasciatore iraniano all’Onu, Amir Saeid Iravani, in riferimento a un attacco attribuito ad Israele che ha preso di mira l’area di Damasco uccidendo due persone. «Parallelamente alle atrocità nella Striscia di Gaza, questo regime è coinvolto in terrorismo ed aggressioni all’interno dei confini siriani, dove colpisce intenzionalmente infrastruttura civile. Condanniamo fermamente l’attacco terroristico contro consiglieri militari in Siria il 2 dicembre dove due consiglieri iraniani sono diventati martiri mentre svolgevano la loro missione a sostegno dell’Esercito siriano contro il terrorismo», ha aggiunto Iravani, come riporta Irna, avvertendo che «le azioni provocatorie del regime di Israele potrebbero seriamente avere un impatto sulla pace e sulla sicurezza nella regione».

Ore 11:46 – Israele: «Dopo razzi colpite postazioni Hezbollah in Libano»

Israele ha colpito postazioni militari di Hezbollah nel sud del Libano in risposta ai lanci di razzi e tiri dall’altra parte del confine. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. Nelle zone israeliane a ridosso della frontiera questa mattina sono risuonate per 3 volte le sirene di allarme a causa dei lanci dal sud del Libano.

Ore 10:23 – Israele amplia operazioni di terra a Gaza: «Sgomberare campo Bureij»

Nuovo ordine di sgombero nella Striscia di Gaza. Le forze israeliane (Idf) – che, come scrive il Times of Israel, ampliano le operazioni di terra nell’enclave palestinese – chiedono a chi vive nel campo profughi di Bureij, nel centro di Gaza, di spostarsi e dirigersi verso i «rifugi» a Deir al-Balah. Il tenente colonnello Avichay Adraee, portavoce per l’arabo delle Idf, ha pubblicato mappe con le zone da sgomberare e ha confermato che resta «zona di combattimento», nelle aree a nordest di Khan Yunis, la principale strada che collega il nord al sud di Gaza, la Salah ad-Din Road. Secondo gli annunci, le Idf `faciliteranno´ lo spostamento dei civili con una strada alternativa lungo la costa. Comunicate anche «pause tattiche nelle attività militari» per «scopi umanitari» nella zona occidentale di Rafah (nel sud della Striscia), tra le 10 e le 14 ora locale.

Ore 09:57 – Il Papa invia l’elemosiniere Krajewski in Terra Santa

Papa Francesco, addolorato per la «terza guerra mondiale a pezzi» che affligge il mondo, prega ogni giorno per la pace chiedendo a gran voce la fine dei conflitti che insanguinano la terra: nella martoriata Ucraina, in Siria, in molti paesi in Africa e ora in Israele e in Palestina. Come segno concreto della sua partecipazione alle sofferenze di chi vive in prima persona le conseguenze della guerra e in questo tempo di Natale, ha inviato il suo elemosiniere, il card. Konrad Krajewski, in Terra Santa. Lo riferisce un comunicato del Dicastero per il Servizio della Carità – Elemosineria Apostolica.

Ore 09:07 – Il New York Times: «Prove video dimostrano che Israele ha bombardato anche aree che dovevano essere sicure per i civili»

Un’indagine video del New York Times rivela che durante le prime sei settimane di guerra a Gaza, Israele ha usato spesso bombe grandi e molto distruttive in aree considerate sicure per i civili.

Sul quotidiano americano si legge: «L’ indagine video si concentra sull’uso di bombe di oltre 900 chilogrammi in un’area del sud di Gaza dove Israele aveva ordinato ai civili di spostarsi. Sebbene bombe di quelle dimensioni siano utilizzate da diversi eserciti occidentali, gli esperti affermano che non vengono quasi mai sganciate in aree densamente popolate dall’esercito Usa».

Per analizzare le immagini, il Times ha utilizzato uno strumento di intelligenza artificiale per scansionare le immagini satellitari del sud di Gaza alla ricerca di crateri di bombe che misurassero oltre 12 metri di diametro o più.

In genere, solo le bombe da 900 chilogrammi formano crateri di quelle dimensioni nel terreno leggero e sabbioso di Gaza.

Si legge: «Alla fine, l’indagine ha identificato 208 crateri nelle immagini satellitari e nei filmati dei droni. I risultati rivelano che quelle bombe hanno rappresentato una minaccia grave per i civili in cerca di sicurezza nel sud di Gaza. In risposta alle domande sull’uso della bomba nel sud di Gaza, un portavoce militare israeliano ha detto in una dichiarazione al Times che la priorità di Israele è distruggere Hamas e che “questioni di questo tipo saranno esaminate in una fase successiva”. Il portavoce ha anche affermato che l’IDF “prende precauzioni possibili per mitigare i danni ai civili”».

Ore 08:34 – Israele ad Hamas: «7 giorni tregua in cambio restituzione 35 ostaggi»

Nel frattempo, i funzionari statunitensi continuano a credere che ci sia la possibilità di ottenere il rilascio di altri ostaggi, malgrado ieri Hamas abbia dichiarato che non accetterà alcun colloquio per uno scambio di prigionieri fino a quando Israele non avrà terminato la sua operazione militare nella Striscia di Gaza. Il 7 ottobre, Hamas ha lanciato un attacco missilistico su larga scala contro Israele dalla Striscia di Gaza, mentre i suoi combattenti hanno violato il confine, aprendo il fuoco contro i militari e i civili. Di conseguenza, oltre 1.200 persone in Israele sono state uccise e altre 240 sono state rapite. Israele ha lanciato attacchi di rappresaglia, ha ordinato il blocco totale di Gaza e ha lanciato un’incursione di terra nell’enclave palestinese con l’obiettivo dichiarato di eliminare i combattenti di Hamas e salvare gli ostaggi. Oltre 20mila persone sono state uccise finora a Gaza a causa degli attacchi israeliani, secondo le autorità locali. Il 24 novembre, il Qatar ha mediato un accordo tra Israele e Hamas per una tregua temporanea e lo scambio di alcuni prigionieri e ostaggi, oltre alla consegna di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Il cessate-il-fuoco è stato prorogato più volte ed è scaduto il 1 dicembre.

Ore 08:33 – Nuove sirene di allarme sono risuonate al nord di Israele

Dopo 17 ore circa di relativa calma, sono tornate le sirene di allarme anti razzi nelle aree israeliane al confine con il Libano. Lo ha fatto sapere l’esercito.

Ore 07:31 – Esercito Israele: «Controlliamo il quartiere Rimal a Gaza City»

L’esercito israeliano (Idf) ha annunciato che la Brigata 401 ha ormai il «controllo operativo» del quartiere Rimal di Gaza City. Secondo la dichiarazione, riportata da Haaretz, tunnel utilizzati dai leader di Hamas Ismail Haniyeh, Yahya Sinwar e Mohammed Def sono stati scoperti nella zona dalla squadra di combattimento della brigata, insieme alle unità d’élite Shaldag e Shayetet 13. Rimal, ora in larga parte ridotto in macerie dai bombardamenti israeliani, era considerato uno dei quartieri più benestanti della città, che ospitava uffici pubblici e sedi di organizzazioni internazionali.

Ore 07:24 – Washington Post: «Israele non ha dimostrato presenza Hamas sotto ospedale al Shifa»

Le prove presentate da Israele prima e dopo il controverso assalto contro l’ospedale al Shifa di Gaza non dimostrano che l’organizzazione islamista Hamas utilizzasse l’ospedale come base operativa, o che sotto la struttura si trovasse un quartier generale dei militanti palestinesi. Lo scrive il quotidiano statunitense Washington Post, che ricorda come «settimane prima di inviare le sue truppe all’interno dell’ospedale», Israele abbia lavorato alacremente per giustificare l’operazione.

Nei giorni precedenti l’assedio dell’ospedale, il suo bombardamento e l’assalto delle Forze di difesa israeliane (Idf), queste ultime descrissero con straordinaria precisione come i cinque edifici dell’ospedale fossero direttamente coinvolti nelle attività di Hamas, e come al di sotto dell’ospedale si trovasse un centro di comando direttamente accessibile dell’ospedale, utilizzato per indirizzare i lanci di razzi e gli attacchi dei commando di Hamas. Queste affermazioni – affermò il 27 ottobre il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, erano sostenute da «prove concrete». Il 15 novembre i militari israeliani assalirono il complesso, già colpito da proiettili d’artiglieria, e pubblicarono poi una serie di foto e video relativi al ritrovamento di armi e al passaggio nell’ospedale di alcuni dei civili rapiti da Hamas dopo l’attacco sferrato da Hamas a Israele il 7 ottobre scorso. Tuttavia – scrive il quotidiano statunitense – nulla tra il materiale fornito da Israele dimostra che Hamas utilizzasse l’ospedale come centro di comando e controllo.

Ore 06:50 – Dal 7 ottobre il numero delle vittime a Gaza è di oltre 20mila

Secondo fonti del ministero della salute palestinese i morti a Gaza dal 7 ottobre, ovvero dall’inizio della guerra tra Hamas eSen

Ore 06:40 – Israele non ha dimostrato la presenza Hamas sotto l’ospedale al Shifa

Le prove presentate da Israele prima e dopo il controverso assalto contro l’ospedale al Shifa di Gaza non dimostrano che l’organizzazione islamista Hamas utilizzasse l’ospedale come base operativa, o che sotto la struttura si trovasse un quartier generale dei militanti palestinesi. Lo scrive il quotidiano statunitense «Washington Post», che ricorda come «settimane prima di inviare le sue truppe all’interno dell’ospedale», Israele abbia lavorato alacremente per giustificare l’operazione. Nei giorni precedenti l’assedio dell’ospedale, il suo bombardamento e l’assalto delle Forze di difesa israeliane (Idf), queste ultime descrissero con straordinaria precisione come i cinque edifici dell’ospedale fossero direttamente coinvolti nelle attività di Hamas, e come al di sotto dell’ospedale si trovasse un centro di comando direttamente accessibile dell’ospedale, utilizzato per indirizzare i lanci di razzi e gli attacchi dei commando di Hamas. Queste affermazioni – affermò il 27 ottobre il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, erano sostenute da «prove concrete». Il 15 novembre i militari israeliani assalirono il complesso, già colpito da proiettili d’artiglieria, e pubblicarono poi una serie di foto e video relativi al ritrovamento di armi e al passaggio nell’ospedale di alcuni dei civili rapiti da Hamas dopo l’attacco sferrato da Hamas a Israele il 7 ottobre scorso. Tuttavia – scrive il quotidiano statunitense – nulla tra il materiale fornito da Israele dimostra che Hamas utilizzasse l’ospedale come centro di comando e controllo.

Ore 06:37 – Onu, mezzo milione di persone a Gaza sono senza cibo

Un rapporto delle Nazioni Unite rileva che più di mezzo milione di persone, un quarto della popolazione, a Gaza stanno soffrendo la fame perché non c’è abbastanza cibo che entra nel territorio dallo scoppio della guerra, più di 10 settimane fa. L’economista capo del Programma alimentare mondiale Arif Husain afferma che «praticamente tutti a Gaza hanno fame». Ha avvertito che se la guerra tra Israele e Hamas continuerà allo stesso livello e le consegne di cibo non verranno ripristinate, la popolazione potrebbe affrontare «una vera e propria carestia entro i prossimi sei mesi».

Ore 04:55 – Rinviato il voto al consiglio Onu sulla risoluzione su Gaza

È stato di nuovo rinviato il voto al Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla risoluzione a Gaza. Secondo quanto appreso dall’Afp, nell’ultima bozza sarebbe sparita la «fine immediata» dei combattimenti e sarebbe invece rimasta la richiesta di «misure urgenti per consentire immediatamente un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli e per creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità». Intanto l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu Linda Thomas-Greenfield, ha fatto sapere che Washington era pronto «a sostenere la bozza così come era scritta».

 

di Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online

Sorgente: L’indagine del New York Times: «Israele ha bombardato anche aree definite sicure per i civili»

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