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Giorgia Meloni ascolta l’intervento dal retropalco. Poi torna on the stage per farlo acclamare. Ma sembra tanto una parentesi, senza troppa enfasi

ROMA – Le sue parole? “Sono state modificate, manipolate”. La sua verità? “Occultata”. Se la prende con il mainstream, con “la sinistra mediatica e politica”, Santiago Abascal. Ma quello del discusso leader di Vox è soprattutto un atto di contrizione, che apre il suo intervento e fa a pugni con l’orgoglio che è il motto di Atreju. Solo sul palco, in un intervento di appena cinque minuti, Abascal è confortato da applausi non caldissimi, da qualche bandiera spagnola e qualche vessillo del suo partito di estrema destra uscito pesantemente ridimensionato dalle elezioni spagnoli. Pur essendo fisicamente nel villaggio allestito da FdI, i due vicepremier Tajani Salvini non sono in sala ad ascoltarlo. Il primo è lontanissimo, nel Ppe, il capo della Lega fa parte di un’altra famiglia della destra europea.

 

Abascal si rifugia subito in un vittimismo che è sempre più segno distintivo di questa parte politica, dentro e fuori confine, per uscire dal polverone sollevato dal suo sconsiderato attacco al premier iberico Pedro Sánchez, di cui aveva adombrato una fine “a testa in giù”. Dichiarazioni che il leader spagnolo ultranazionalista aveva pronunciato nel corso di una visita in Argentina nel quale aveva incontrato il figlio di Bolsonaro Orbán.

“La sinistra – attacca subito dal palco sotto Castel Sant’Angelo – manipolerà sempre le nostre parole, occulterà le nostre verità. Questa settimana in Spagna la sinistra mediatica e politica ha modificato le mie parole. So che questa manipolazione è arrivata fino in Italia”. Ma ecco la giustificazione: “Voglio dire che non auguro a nessuno, che sia corrotto o traditore, di essere appeso per i piedi”. E via, nei suoi intendimenti, ogni riferimento alla morte di Benito Mussolini.

Anzi, lo scivolone viene trasformato in un manifesto pro-vita: “Mi ripugna chi non rispetta l’esistenza umana, dal concepimento fino al termine naturale”. Prova a ribaltare tutto, Abascal, mettendo da parte l’aggressività: le peggiori minacce, afferma, “sono abituati ad evocarle contro di me in Spagna, come contro Giorgia in Italia”. Ma affinché non trionfino queste manipolazioni, insiste il capo di Vox, “è importante essere uniti”. Lungo una direttrice che sul piano ideologico sia improntata a “radici, famiglia e patria”. C’è solo il tempo di rivendicare il “diritto dei popoli a gestire il proprio destino e proteggere la propria prosperità”.

Giusto il tempo di riconoscere a FdI di aver ottenuto ciò che Vox non ha conquistato: il governo. “Ma, come ha detto Elon Musk, è il tempo di mettersi in moto”. E Giorgia Meloni, che proprio dal proscenio di Vox, in Spagna, aveva lanciato due fa le sue grida di battaglia? In prima fila non c’è, ascolta l’intervento dal retropalco. Poi torna on the stage per farlo acclamare. Ma sembra tanto una parentesi, senza troppa enfasi, dopo una settimana trascorsa da FdI a rintuzzare gli attacchi dell’opposizione. Un momento di low profile prima del gran finale che sarà solo della premier.

Sorgente: Abascal, il leader di Vox, non scalda Atreju – la Repubblica

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