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di Michele Franco

Anche stavolta – come tutte le altre volte – si è replicato l’annunciato show massmediatico ad uso e consumo della comunicazione deviante e della parossistica corsa al consenso, a seguito di fatti e vicende che accendono l’attenzione (e la morbosità) pubblica.

Ci riferiamo al mega/blitz poliziesco compiuto a Caivano (Napoli) in quel Parco Verde – ridotto ad autentica discarica umana e sociale – al centro delle cronache nazionali per le immonde violenze contro alcune bambine e per gli innumerevoli eventi delittuosi che nel corso degli anni si sono consumati.

Ovviamente – come spesso è accaduto in casi similari – il blitz poliziesco non ha sortito nessun effetto pratico e materiale. Basti pensare che mentre si filmavano in diretta le performance dei corpi speciali di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza (porte sfondate, impianti elettrici strappati dal muro, piastrelle divelte e quant’altro rientra nel modus operandi delle forze di polizia) a poche centinaia di metri, sempre nel territorio di Caivano, è stato gambizzato un esponente di un clan locale.

Insomma, ancora una volta, occorreva “mostrare i muscoli dello Stato”, dare continuità alle dichiarazioni della Meloni, all’esibizione del piglio severo di Piantedosi, alle abituali guasconate di Vincenzo De Luca e al disinvolto protagonismo di quel Don Patriciello che – a parere di chi scrive – sembra tutto ma tranne che un umile pastore di anime!

A distanza di qualche ora dal clamore mediatico, rimbalzato per l’intera giornata, resta al Parco Verde di Caivano, come negli altri agglomerati urbani a ridosso delle metropoli del nostro paese – al Sud come al Nord – quella devastata e devastante materia sociale che, inevitabilmente, sprigiona tutto l’universo dei comportamenti violenti, degradanti, abbrutenti e contro il complesso dell’umanità che periodicamente richiamano la nostra attenzione.

Permane – di converso – la squallida esecrazione di chi percepisce le innumerevoli sofferenze sociali unicamente attraverso gli schermi televisivi, dei social o dalla pioggia di chiacchiere interessate dei variegati “specialisti della violenza”.

E’ utile notare che oggi – dopo i fatti di Caivano e gli altri episodi di cronaca – persino il “democratico” New York Times si è sentito in dovere di fare la reprimenda alla società politica/civile italiana accusata (a voler essere buoni) di “arretratezza culturale”!

Caivano e tutti gli altri quartieri/zone ghetto che si creano a ridosso delle aree metropolitane sono il prodotto coerente di una modalità dello sviluppo che ha, scientemente, pianificato la concentrazione di corpi in luoghi ideali per la riproduzione di questa tipologia di atti e pratiche violente ed antisociali.

Negli anni Settanta ed Ottanta (i decenni in cui nel nostro paese sono sorte queste zone ghetto) persino una certa urbanistica del riformismo si prodigava a decantare le lodi e il possibile virtuosismo a queste scellerate scelte di politica architettonica e territoriale.

Oggi mentre il vecchio ‘stato sociale’ viene messo totalmente da parte, mentre i territori sono sempre più resi aridi e spappolati da una “crisi di civiltà” che coinvolge l’intero Occidente (categoria interpretativa/identitaria ribadita nei gironi scorsi dallo storico Francesco Barbagallo, all’indomani del terribile omicidio di un giovane nella centrale Piazza Municipio a Napoli), mentre si afferma quel famigerato Welfare dei Miserabili fondato su mance, prebende discrezionali e lavoro nero, malsano e malpagato, da parte di chi non si rassegna alla narrazione e al corso politico dominante occorre uno scatto di indignazione e di possibile protagonismo collettivo.

Da questo dato oggettivo e materiale bisogna, obbligatoriamente, ripartire e ricominciare se, veramente, si vuole porre un deciso stop a queste dinamiche centripete e dissolventi.

Tutto il resto si prefigura, magari anche con un atteggiamento inconsapevole, come puro sociologismo d’accatto, attraverso un chiacchiericcio inconcludente e, in definitiva, con un atteggiamento voyeurista, razzista e classista!

Tornando alla vicenda odierna rilanciamo la dichiarazione di Marta Collot, portavoce di Potere al Popolo, e il (laconico quanto bizzarro) comunicato dell’Arma dei Carabinieri sui “brillanti” risultati del blitz odierno:

*****

Preti, comparse e polizia: questa è la ricetta di un governo di fascisti per rispondere al degrado delle periferie italiane?

A Caivano, come al Sud Italia e alle periferie di tutte le nostre metropoli, servono reindustrializzazione e lavori pagati dignitosamente, servizi per i bambini e i soggetti fragili, unica arma per togliere il terreno sotto i piedi alla barbarie e al governo delle mafie.

Se Meloni fa sul serio, si impegni su questi obiettivi, rinunci al percorso dell’autonomia differenziata, avvii una seria ridiscussione dei fondi del PNRR, promuova la bonifica e la manutenzione dei territori devastati dalla ricerca del profitto e dall’incuria, ristabilisca il Reddito di Cittadinanza e approvi il Salario Minimo.

Il retaggio patriarcale e la violenza maschile contro le donne non spariranno di certo dall’oggi al domani, ma le ricette ottocentesche che servono per dare un’immagine operativa del governo attraverso azioni spot sono storicamente parte del problema e non la soluzione: spentisi i riflettori dell’attenzione mediatica, i territori e le donne che li abitano hanno bisogno di strumenti di autonomia reale con cui poter lottare per la propria emancipazione, non di governi che hanno fatto operazioni di facciata nel segno del pugno di ferro.

*****

Dal Comunicato dell’Arma dei Carabinieri:

Sono stati rinvenuti: “Un ordigno esplosivo improvvisato (IED) e 150 proiettili anche da guerra (colpi per Ak47).

(Solo proiettili senza armi, ndr)

30 mila + 14 mila euro in contanti

2 armi sceniche (che significa pistole finte, ndr)

Un appartamento adibita a piazza di spaccio con materiale di confezionamento per la droga (ma senza droga, ndr)”

 

Sorgente: Mega blitz a Caivano: se la “presenza dello Stato” è solo polizia… – Contropiano

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