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Marcia di massa e repressione

13.09.23- Santiago del Cile – Pia Figueroa(Immagine di AMG)

Un altro 11 settembre in Cile, ma non un giorno qualsiasi.

Sono trascorsi 50 anni dal colpo di stato e si assiste ad un importante ricambio generazionale nelle strade, molte migliaia di giovani che sentono il bisogno di esprimere il loro disagio nei confronti della società, di esprimere il loro dolore per il crollo della democrazia e tutto ciò che ne è seguito . Tante donne, belle, giovani, veloci nel camminare e pronte a combattere, con i fazzoletti nei pugni. Marciano anche i partiti e naturalmente i gruppi dei detenuti, dei desaparecidos, dei prigionieri politici e di coloro che lottano per i diritti umani e continuano a cercare di ottenere giustizia. Camminano anche i più anziani, quelli che ricordano ancora quello che hanno vissuto, quelli che vanno con il cuore pesante e un fiore in mano.

Ci sono striscioni, bandiere di sinistra e cartelli che dicono “Mai più” o che si chiedono “Dove sono”. Ci sono bandiere di collettività che vengono dai quartieri, dalle radici periferiche dove si fa sentire nel vivo la mancanza di privilegi in questa società iniqua. Tuttavia, un sentimento di parità umana pervade l’atmosfera, di fraternità nella commemorazione di questo mezzo secolo.Finché non compaiono i “pacos”.

La polizia, dietro i suoi blindati, i suoi spray al peperoncino e i getti d’acqua. E il ricordo si trasforma in un confronto tagliente. Sassi contro i blindati, fazzoletti per coprirsi il volto dai fumi acri. Un Davide contro il solito Golia, di tutti questi lunghi anni dalla dittatura ad oggi. La polizia di Stato ha represso brutalmente, anche tra i viali del cimitero, tra le tombe vicine al Sacrario.Non abbiamo eletto un governo diverso, il Presidente non ha nemmeno marciato stamattina tra le organizzazioni per i diritti umani, perché tutta questa furia, tutta questa repressione, tutta questa rabbia, soprattutto nei confronti dei giovani?

Ana María Gazmuri, deputata di Acción Humanista, ha definito la situazione “scandalosa” e ha ribadito la difficoltà di viaggiare lungo il percorso autorizzato “perché ci hanno represso. Viene utilizzato spray al peperoncino. Questo non può essere.“La marcia non era nemmeno iniziata e ci stavano reprimendo. Fa profondamente male che ciò accada ora, 50 anni dopo il colpo di stato militare”, ha affermato.Da parte sua Lorena Pizarro, storica attivista per i diritti umani, ha dichiarato: “È inaccettabile che la marcia per il 50° anniversario del colpo di stato militare sia stata interrotta, è una provocazione del tutto inutile da parte delle autorità. D’altro canto, il livello di violenza contro i familiari e i partiti di sinistra mostra un alto livello di infiltrazione”.I corrispondenti esteri deplorano il trattamento ricevuto: le loro macchine fotografiche sono state danneggiate e un cameraman ha perso i sensi con getti d’acqua, ferendosi alla gamba. È finito alla Posta Centrale.Finora, la giornata ha provocato l’arresto di tre persone e il ferimento di tre agenti di polizia. Inoltre sono stati registrati attacchi a stazioni di polizia e mausolei. Il Palacio de La Moneda è stato vandalizzato e ci sono stati danni al vicino Centro Culturale.Foto di Alejandro MachucaChi è questa autorità che provoca? Perché continua a farlo? Per quanto tempo il Viminale ricorrerà alle stesse pratiche? Cinquant’anni dopo il golpe, continuiamo con identiche procedure di repressione nei confronti del popolo, verso coloro che ricordano e cercano la verità, la giustizia e la riconciliazione. Vengono incitati, vengono violati. Cinquant’anni dopo il colpo di stato militare, nulla sembra essere cambiato, il nostro Paese è ancora estremamente diviso, scosso, ferito e incapace di muoversi verso una vera riunione.

Sorgente: Marcia di massa e repressione

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