Banche armate: Unicredit Über allesL’istituto di piazza Gae Aulenti, grazie anche alla sua Bayerische Hypo – Und Vereinsbank, domina (per il settimo anno consecutivo) il mercato dei servizi bancari alle imprese armate. Sorprende l’exploit della Banca popolare di Sondrio, che si piazza al 4° posto nell’export definitivo (+60% rispetto al 2021). Il settore gode di ottima salute: tra importi definitivi e rinnovi di finanziamenti e garanzie sfiora i 14,7 miliardi di euro07 Giugno 2023Tempo di lettura 7 minutiNon fanno i samaritani di mestiere. E magari Guido Crosetto, il ministro della difesa italiana, li vorrebbe con le braccia ancora più aperte. Ma gli istituti di credito, quando sentono profumo di armi, non hanno bisogno di spinte: spalancano tutti gli sportelli a loro disposizione. Banche e armi sono un’abbinata che funziona sempre di più. Sempre meglio.
Basta leggere l’ultima Relazione della presidenza del Consiglio sull’import ed export di armi riferita all’anno 2022: gli istituti bancari al servizio delle aziende militari hanno continuato ad abbuffarsi con la torta miliardaria del traffico armiero.
E se c’è un dato che balza subito all’occhio analizzando le tabelle del Ministero dell’economia e delle finanze è che a quel banchetto si sono sedute soprattutto le banche a guida straniera.
Nelle due tabelle che meritano attenzione (quella relativa agli importi segnalati e accessori e quella sui finanziamenti-garanzie) oltre la metà delle prime 15 posizioni sono istituti che hanno la sede principale oltre confine. Nella seconda tabella, sono addirittura 12 nelle prime 16 posizioni.
E se dovessimo dare un titolo immediato a questa invasione, diremmo Über alles: le banche tedesche su tutte.
Anche se poi, a guardare bene le proprietà, non è proprio così, come vedremo.
Di certo c’è che il banchetto armato è ricchissimo. Tra importi (segnalati e accessori) definitivi e rinnovi di finanziamenti e garanzie si sfiora la cifra di 14,7 miliardi di euro. Per dire, l’anno scorso l’importo movimentato si attestava sui 13 miliardi circa. Nel 2020, si fermò a 6,9 miliardi di euro.
Tenendo conto solo delle tabelle che interessano a Nigrizia.
Legislatore in soccorso delle banche armate
A imprimere un deciso colpo di acceleratore al business è stata l’entrata in vigore del decreto legislativo 105 del 2012, che ha semplificato il sistema burocratico connesso al processo autorizzativo e informativo del settore degli armamenti. Oggi gli istituti di credito non sono più obbligati a chiedere l’autorizzazione del ministero dell’economia e delle finanze (Mef) per le transazioni bancarie legate a operazioni in tema di armamenti. Basta solo comunicare via web al ministero le transazioni avvenute.
E per venire incontro ancora di più agli istituti, dalla relazione 2021 sono cambiati radicalmente pure i parametri di valutazione degli intermediatori finanziari. Il Mef, infatti, ha accolto le lamentele di alcuni istituti, i principali, apportando modifiche significative alle tabelle. Cos’è successo? Le banche non si riconoscevano nelle somme che venivano loro attribuite. Due le ragioni. Prima del 2020 la banca agente, capofila di un gruppo di istituti, era l’unica interfaccia con il ministero. Se un’industria si appoggiava a un pool di istituti, era la capofila a esporsi con il ministero e, successivamente, spettava a lei rivalersi sulle altre. Nella tabella, però, la banca agente risultava caricata di importi decisamente superiori a quelli di sua competenza.
La seconda modifica riguarda, invece, gli investimenti pluriennali. Ogni anno le banche devono segnalare eventuali variazioni avvenute rispetto alla stipula del contratto. E se c’era una modifica, questa veniva sommata e non sostituiva il dato precedente. Risultavano così importi anche doppi rispetto a quelli reali. Se poi la banca era pure la capofila si doveva accollare pure i valori alterati degli istituti del pool. Morale: la fotografia era decisamente alterata rispetto alla realtà.
Ora questi errori sono stati cancellati: ciascun istituto dichiara le sue operazioni e gli importi di garanzia infrannuali non vengono più sommati. Quindi, è esposto per le somme di cui è effettivamente responsabile.
Il Mef per rendere ancora più chiaro questo passaggio ha previsto una nuova tabella dove vengono presentati distintamente i totali delle nuove concessioni e dei rinnovi di operazioni già in essere.
I valori in campo
È la famosa tabella dei finanziamenti e delle garanzie. Ed è proprio questa a riservare le maggiori sorprese. Il totale, infatti, sfiora i 9,5 miliardi di euro: un 26,6% in più rispetto al dato 2021 (7,5 miliardi circa).
Al vertice di questa classifica due istituti con sede in Germania: la Bayerische Hypo – Und Vereins bank con 2,7 miliardi di euro circa (+749% rispetto al 2021), seguita dal Gruppo Deutsche Bank, con 1,6 miliardi di euro (+387% rispetto all’anno scorso). Da qui lo slogan, Über alles.
In realtà questa classifica nasconde un trucco: nel 2005, infatti, Bayerische Hypo – Und Vereins bank, che ha la sua sede a Monaco di Baviera, è stata acquisita da Unicredit spa. In Italia, oggi, è conosciuta come Unicredit Bank Ag.
Correttamente, quindi, avremmo dovuto aggiungere quel dato clamoroso a quello di Unicredit spa. Che in classifica si trova al terzo posto con 1,4 miliardi di euro. Totale del Gruppo di piazza Gae Aulenti di Milano sarebbe così di 4,1 miliardi, il 43,4% del totale.
tabella finanziamenti e garanzie
Gruppo Unicredit che primeggia anche nella tabella, “ripulita”, delle transazioni bancarie legate all’export definitivo: 2,5 miliardi circa, pari al 47,2% dell’ammontare complessivo. Si tratta del settimo anno consecutivo che primeggia. Unicredit è seguita da Banca Intesa (in calo del 27% rispetto al 2021) e ancora da Deutsche Bank (-7%).
Di questa tabella sorprende il dato della Banca popolare di Sondrio, che si piazza al 4° posto con 249,8 milioni di euro circa e con un +60% rispetto al 2021.
tabella export definitivo importi segnalati e accessori
Il totale delle esportazioni è passato da 5,57 miliardi di euro a 5,3 (-3,13%). Ben compensati tuttavia dai dati legati a finanziamenti e garanzie.
Numeri in crescita, anche per le comunicazioni di transazioni bancarie effettuate: 19.646 rispetto alle 17.931 del 2021 (+9,5%). Il tutto tenendo presente le criticità e le restrizioni operative legate al persistere dell’emergenza Covid-19.
Che il sistema funzioni lo testimonia pure il numero di enti accreditati (più di 70) e gli utenti abilitati, che hanno superato le 500 unità.
Poco più del 75% dell’ammontare complessivo delle esportazioni definitive ha interessato in particolare 3 aziende: Leonardo (62,36%), Fincantieri (8,43%) e Iveco defence vehicles spa (4,75%).
Nel 2022 oltre l’87% dell’ammontare complessivo delle esportazioni definitive legate ai servizi bancari si è diretto verso Medioriente, paesi Osce (Ue, Nato, Svizzera), Asia.
In Africa subsahariana l’export italiano ha raggiunto il valore di 128,5 milioni. In Nordafrica di 341,1 ma con l’Egitto che la fa da padrone con 282,1 milioni di euro (83%).
Export di armi
Il capitolo dedicato alla vendita di armamenti appare anche questo roseo per l’industria italiana: nel 2022, il valore complessivo delle autorizzazioni per movimentazioni di materiali d’armamento è stato di 6,017 miliardi di euro, dei quali 5,289 in uscita dall’Italia (erano 4,67 nel 2021) e 728 milioni in entrata. Il dato non include i trasferimenti intracomunitari , né le esportazioni temporanee con successiva reimportazione e le importazioni effettuate direttamente dall’amministrazione dello stato.
Rispetto al 2021 si è registrato un incremento del 4,98% del valore delle autorizzazioni individuali di esportazione, nonostante una lieve diminuzione (da 2.189 a 2.155) dei provvedimenti rilasciati.
Un dato da segnalare è il valore delle autorizzazioni di intermediazione, passato da 91 milioni di euro a 397 milioni.
Dove sono finite le nostre armi
Il numero di paesi destinatari delle autorizzazioni all’esportazione è stato di 84 (92 nel 2021) e quello delle autorizzazioni è passato da 2.189 a 2.155.
Il valore dei trasferimenti intracomunitari e delle esportazioni verso i paesi Nato è stato pari al 61,54% del totale (1.536 autorizzazioni). Si tratta della conferma di una tendenziale crescita costante delle esportazioni verso paesi Ue/Nato iniziata nel 2018 e che nel 2021 ha per la prima volta superato la soglia del 50% del totale.
La classifica dei paesi destinatari è guidata dalla Turchia ( 598,2 milioni di euro), seguita da Usa ( 532,8) e Germania (407,2). Al quarto posto il Qatar (primo nel 2021) con 255,7 milioni di euro. La vera sorpresa è rappresentata dal quinto posto, occupato da Singapore con 176,7 milioni, in forte crescita rispetto al 2021.
Con riferimento alle esportazioni 2022 per area geografica, al primo posto i paesi Ue e membri europei della Nato (46,13%) seguiti dall’Africa settentrionale, Vicino e Medioriente (18,17%) ; poi America settentrionale (16,07 %); Asia (13,89%); America Centromeridionale (2,69%); Oceania (2,09%) per cento; Africa centromeridionale ( 0,61%).
Le prime società
Le prime 15 società esportatrici nel 2022 hanno un peso finanziario del 92,59% sul totale del valore esportato con licenze individuali da 138 operatori complessivi. I primi quattro operatori del settore sono Leonardo (47,05%), Iveco Defence Vehicles (14,08%), MBDA Italia (7,96 %) e Elettronica S.p.A. (4,36 %). Da sole rappresentano circa il 73% del valore monetario degli scambi.
Leonardo, in particolare, è destinataria di circa il 23% del totale delle autorizzazioni.
Export doganale
In crescita infine anche un altro dato assai rilevante, le autorizzazioni doganali per le esportazioni definitive. Si tratta delle esportazioni realizzate nell’anno 2022 con la consegna effettiva delle armi. E l’anno scorso risultano effettivamente uscite armi per 5,5 miliardi di euro, contro i 4,8 del 202.
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