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Sconcertante. È il minimo che si possa dire dell’editoriale di Norma Rangeri “A sinistra vince il sindaco Tafazzi” di martedì 16 maggio secondo cui a Pisa la coalizione Unione popolare e Una città in comune – che ha confermato oltre il 7% dei consensi, pur nel clima di esasperata polarizzazione tra centrodestra e centrosinistra – avrebbe causato la vittoria delle destre e lo avrebbe fatto sulla base dell’“istinto a privilegiare le spinte divisive” e a “tirare l’acqua al proprio mulino”.

È un testo sconcertante per tre motivi.

Primo, perché è fattualmente sbagliato: anche se Una città in comune e Unione popolare si fossero coalizzati col Pd, coi voti espressi al primo turno avrebbe in ogni caso vinto la destra, e con un bel margine. E’ inoltre qui evidente a chiunque che la nostra coalizione ha consentito a migliaia di elettrici e di elettori di esprimere un voto che altrimenti sarebbe andato in larga parte in astensione. Se non ci fossimo stati noi, insomma, e le nostre proposte per il futuro della città radicalmente alternative, la destra avrebbe senz’altro vinto al primo turno. Secondo l’analisi dell’istituto Cattaneo, peraltro, il voto al candidato di destra contiene un 8% di elettori ed elettrici provenienti dal centrosinistra: un dato che dovrebbe interrogare per primi proprio quelle forze politiche.

Secondo, perché l’intervento di Rangeri offende gratuitamente la passione e l’intelligenza politica delle tante compagne e dei tanti compagni che hanno costruito in dieci anni – e a prezzi spesso umanamente molto alti – un programma di governo avanzato e articolato e l’hanno fatto vivere collettivamente nelle aule del comune, nelle strade, nei quartieri e anche fuori città, a livello regionale e nazionale. Se Rangeri ci fa l’onore di citarci in un editoriale è perché intuisce che qui c’è qualcosa che va ben al di là delle spinte divisive e dello spirito di bottega che pure ci imputa. E infatti è costretta a ammettere che “il pacchetto di voti dell’attivista Ciccio Auletta” è “congruo e meritato”. Quel “pacchetto” – che non “appartiene” a Ciccio Auletta ma a una comunità politica che ha saputo consolidarsi e aprirsi negli anni – è rimasto tale, quasi unico in Italia. E a Pisa, seppur con grandi limiti, prova a rispondere a un vuoto pneumatico di politica della pace, dei diritti, dell’ambiente, della democrazia che non è stato creato dalla destra di Michele Conti, ma è un frutto storico di un centro-sinistra tenacemente neoliberista e chiuso ad ogni confronto non solo a sinistra, ma anche verso le emergenze sociali e culturali della città.

Questo è, infatti, il terzo motivo che rende sconcertante l’editoriale di Rangeri: la miopia politica.

Non può essere questa breve replica l’occasione per illustrare il costante stillicidio di vicende e vertenze in cui chi è realmente di sinistra non poteva che fare un’opposizione intrasigente come quella che abbiamo fatto per anni col rischio di isolamento, di dileggio e di denunce. Non si può però non citare l’incredibile ma emblematica volontà condivisa da destra e centro sinistra di costruire una mega-base militare per interventi all’estero dentro un’area naturale protetta con i soldi del fondo sociale europeo; lo “scandalo KEU” nel quale si sono intrecciati in modalità bipartisan danni all’ambiente e alla salute, corruzione e spazi aperti per la criminalità organizzata; la sistematica privatizzazione di beni comuni e di servizi; l’abbandono in cui versa il sistema scolastico cittadino; una pianificazione urbana e della mobilità – anche questa bipartisan – che privilegia programmaticamente, invariabilmente nuove strade e parcheggi e la speculazione edilizia; o infine grandi progetti devastanti come quello delle caserme che nega il diritto all’abitare, quello della Darsena Europa o quello della nuova pista di Peretola. E si potrebbe continuare a lungo nel raccontare quella che dovrebbe essere ovunque una sinistra vera e quello che rappresenta invece a Pisa il centro-sinistra: altro che “istinto a privilegiare le spinte divisive”. Chi ha curiosità sincera e pochi pregiudizi può verificare facilmente tutto questo scorrendo l’enorme archivio di dati, analisi, comunicati stampa e commenti contenuto nel sito web di Una città in comune.

“Venite a vedere il sangue nelle strade”, cantava ormai quasi un secolo fa Pablo Neruda, una lettura che immaginiamo sia comune a noi, a Rangeri e a tutto il collettivo del “manifesto”. Noi diciamo oggi “venite a vedere la politica nelle strade”, quella che consente in una città moderata come Pisa di confermare miracolosamente sopra il 7 per cento, prima forza della sinistra, un laboratorio veramente ambientalista, pacifista, femminista, antirazzista, egalitario, caratterizzato da un costante spirito di apertura e di confronto senza il quale saremmo morte e morti – politicamente – da un pezzo.

Con questo invito ed auspicio, vi auguriamo buon lavoro.

Sorgente: Lettera aperta al collettivo de “Il Manifesto” | Una Citta’ in Comune Pisa

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