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L’emendamento del dem Arturo Scotto dovrebbe passare con l’ok del centrodestra: «È l’occasione per superare insieme un’idea arcaica»

Luca Monticelli

Sembra incredibile ma in alcuni documenti della pubblica amministrazione italiana compare ancora la parola razza, odioso retaggio della vergognosa stagione del fascismo. Finalmente questo termine sembra destinato a sparire anche dalla burocrazia. Lo prevede un emendamento al decreto sulla Pa presentato dal deputato del Partito democratico, Arturo Scotto, su cui il governo è intenzionato a dare un parere non ostativo, e che dunque dovrebbe essere approvato con il sostegno della maggioranza di centrodestra, probabilmente all’inizio della prossima settimana. Dell’emendamento si è parlato in una riunione di maggioranza sul decreto, e sarà al centro del vertice di lunedì sera tra esecutivo e opposizioni sugli emendamenti. «Negli atti e nei documenti delle pubbliche amministrazioni il termine “razza” è sostituito da “nazionalità”», si legge nel testo. Il provvedimento che riguarda le assunzioni nella pubblica amministrazione è all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, e il voto sugli emendamenti dovrebbe iniziare martedì. In quella sede il governo, chiamato ad esprimere un parere, sembra intenzionato a rimettersi alla commissione.

«Potrebbe essere un’occasione per superare insieme una concetto arcaico, sbagliato e senza fondamento scientifico», evidenzia Scotto che spiega: «La parola razza si trova ancora in alcuni documenti del ministero dell’Interno, in alcuni concorsi e qualche giorno fa abbiamo avuto l’esempio di un questionario di una scuola romana». In una scuola elementare del quartiere San Lorenzo, infatti, i genitori hanno ricevuto un questionario sul «comportamento del bambino» in cui bisognava inserire «il gruppo etnico o la razza». Ad accendere i riflettori su questo tema, però, sono state le dichiarazioni del ministro Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia, che tempo fa aveva evocato la teoria del complotto sulla «sostituzione etnica» degli italiani a causa dei flussi migratori. Lollobrigida per difendersi dalle polemiche che aveva scatenato si era detto favorevole a togliere la parola razza dall’articolo 3 della Costituzione, quello sull’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

«L’emendamento presentato, che recepisce un lavoro fatto dalle società di antropologia – racconta Scotto – è lo stesso ordine del giorno al decreto Cutro che il governo mi ha bocciato. Ora sento dire che potrebbe passare, ma io non ho avuto alcuna interlocuzione con l’esecutivo, vedremo lunedì che succede». Secondo gli antropologi, «l’uso sempre più frequente nel linguaggio politico di termini e concetti come etnia, identità e persino cultura, con un significato semplificato e distorto, sono riconducibili alla costellazione di idee collegate al concetto di razza».

Nel 2013, ricorda il deputato, «la Francia ha abolito la parola razza da tutti i documenti e anche dalla Costituzione». Nonostante Scotto abbia presentato nelle legislature scorse un progetto in tal senso, dice di essere «molto prudente sulla prima parte della Carta».

Lunedì scorso era intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia a Milano per i 150 anni di Alessandro Manzoni. «È la persona – aveva detto – in quanto figlia di Dio, e non l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e di protezione. È l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, a essere portatore di dignità e diritti».

Sorgente: Il termine razza sarà abolito nei documenti pubblici: “Un concetto senza fondamenti scientifici” – La Stampa

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