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In ballo è il tentativo di contrapporre una nuova egemonia nera al pantheon del progressismo dei diritti

di Paolo Berizzi

Da Dégrelle a Dugin, da Bombacci a Almirante passando da Evola e Franco Freda: il tutto condito con la mitologia celtica e lo “scippo” tolkieniano caro anche a Giorgia Meloni. Per capire che cosa sia l’avanzata culturale dell’estrema destra non bisogna lasciarsi sviare dal paravento dell'”editoria non conforme”. Occorre, anzi, capire come quello schermo sia necessario all’operazione revisionista di camerati e sovranisti.

 

 

In ballo è il tentativo di contrapporre una nuova egemonia nera al pantheon del progressismo dei diritti che, da Gioventù Nazionale (la giovanile di FdI) a CasaPound, viene banalizzato a mainstream radical chic. Metti un vecchio monastero, un pugno di autori alcuni dei quali in pantaloni mimetici e anfibi; una dozzina di case editrici che ripropongono – manco rimasticato – il bagaglio intellettuale dell’extreme droite giovanile, quella delle braccia tese e dei pestaggi davanti ai licei.

E infine i saluti di un sindaco FdI. Volendo si può ricordare che i baby meloniani di GN l’anno scorso erano ospiti a Verona alla kermesse dei neonazisti di Fortezza Europa: lo stand era Passaggio al Bosco, editore che ha esposto pure a LibrInCorte. Ma ciò che conta è il senso. All’ultradestra vanno stretti i raduni, i concerti fascio-rock, le palestre “politiche”. Ora è il tempo “non conforme” dei seminari, libri e conferenze. Con la benedizione di qualche deputato patriota. Conformissimo, dunque perfetto per nascondere i saluti romani.

Sorgente: L’editoria nera e l’avanzata revisionista – la Repubblica

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