Gli stadi sono territorio italiano: sugli spalti non dovrebbero essere sospese quelle norme che puniscono ogni forma di propaganda o di incitamento alle teorie nazifasciste
di Paolo Berizzi
Gli stadi sono ancora territorio italiano oppure zona extraterritoriale? Valgono anche lì le leggi applicate (poco, peraltro) altrove o sono sospese? In particolare una: la legge Mancino, che dal 1993 agisce contro ogni forma di propaganda o di incitamento alle teorie nazifasciste, coprendo quindi anche le motivazioni etniche, razziali e religiose.
Lazio-Roma, la maglia di “Hitlerson”, i cori antisemiti in curva Nord
Rivolgiamo queste domande al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo l’ennesima onta nazionale proveniente da uno stadio del Paese: in questo caso – in linea con una cupa abitudine certamente non esclusiva, ma che continua a clonarsi – dalla curva Nord laziale e dalla tribuna dell’Olimpico di Roma. Plasticamente rappresentato dalla maglia “88 Hitlerson” indossata in Monte Mario dal tifoso nazista della Lazio e dai cori antisemiti scanditi dalla curva, il naufragio del principale strumento legislativo che l’ordinamento offre per la repressione dei crimini d’odio interroga, prima ancora che le nostre coscienze, il ruolo di chi in nome della legge – e avendo giurato sulla Costituzione repubblicana antifascista e antirazzista – deve attivarsi.
Cori antisemiti in curva Nord durante il derby Lazio-Roma, la denuncia di Ruth Dureghello
Lazio-Roma e la legge Mancino
Piantedosi, si apprende, ieri ha chiamato il capo della polizia e il questore di Roma. E allora il terzo quesito da indirizzargli – come si pone, ministro, rispetto alla Mancino? – è anche un consiglio non richiesto. Sgombri il campo dai sospetti e dai retropensieri di chi non può non ricordare come e quanto proprio la Mancino sia, da anni, nel mirino della Lega di Matteo Salvini; ovvero il partito che ha portato il prefetto Piantedosi al vertice del dicastero che coordina le forze di polizia, tutela l’ordine e la sicurezza e i diritti civili, ivi compresi quelli “delle confessioni religiose, di cittadinanza, immigrazione e asilo”. “La cancelleremo”, tuonò il segretario federale leghista a Pontida, era il 2017. Iniziata tre anni prima con la proposta dello stesso Salvini di un referendum abrogativo, la battaglia contro la “legge liberticida” che mette al bando l’apologia di fascismo sarà portata avanti dai colonnelli del Carroccio: primo fra tutti, l’allora ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, oggi presidente della Camera.
“Roma marcia ancora”, lo striscione che inneggia al fascismo, presenza fissa nella curva romanista
“Roma marcia ancora” in curva Sud
Anno 2018. La legge 205/1993 aveva compiuto un quarto di secolo. Cinque anni dopo da un pezzo di stadio della capitale d’Italia riecheggia l’infamia ultrà, “in sinagoga vai a pregare e ti farò scappare…”. Contro i romanisti. Che pure in curva Sud, per non essere da meno, esibiscono anche loro striscioni con l’88 – tradotto “Heil Hitler” – , slogan “Roma marcia ancora” e braccia tese. Toc toc: c’è qualcuno al Viminale? Chi spegne la musica al rave antisemita delle curve?
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