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Ogni volta che un presidente della Repubblica rivolge al Paese il suo istituzionale messaggio di fine anno, gli interlocutori cercano sempre – tra le pieghe di frasi molto diplomatiche, riflettute, partorite in seguito a un lungo studio di equilibri – i possibili interlocutori. A chi si sarà rivolto il presidente con questo o quest’altro passaggio? È sempre la domanda che anche nelle stanze della politica si fanno. Il discorso di Sergio Mattarella, quest’anno, aveva un interlocutore molto esplicito: le nuove generazioni del Paese. E – avendo scelto questo tipo di interlocutore – non poteva non parlare di tematiche a loro care e familiari, come ad esempio la cultura digitale.

 

Discorso di Mattarella e l’inno alla cultura digitaleTuttavia, ci sono stati anche degli interlocutori di secondo livello, ovvero quelli che la transizione digitale dovrebbero renderla possibile, attraverso decisioni politiche, leggi, passaggi istituzionali. Insomma, in una fase storica in cui il governo di Giorgia Meloni ha rinunciato al ministero della Transizione Digitale, affidando le scelte in questo campo al sottosegretario all’Innovazione, in un momento storico in cui prima i pagamenti elettronici con il POS, poi la confusione generata sull’identità digitale, hanno fatto vacillare quelli che pensavano di essersi proiettati nel futuro, Mattarella ha voluto chiarire che, senza l’adeguamento all’evoluzione digitale, non si va da nessuna parte. O meglio, «che dobbiamo stare nel nostro tempo, non in quello passato, dobbiamo leggere il presente con gli occhi di domani»

Sorgente: Discorso di Mattarella, il passaggio sulla cultura digitale | Giornalettismo

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