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A sgozzare le due cinesi e la colombiana, secondo chi indaga, è stata un’unica mano. Ma l’assassino potrebbe aver lasciato una traccia dietro di sè: le telefonate fatte alle sue vittime per prendere appuntamento

 “È un incubo, non ci posso credere. Sembra un thriller”, scuote la testa un’avvocata con la borsa bordeaux di pelle mentre attraversa piazzale Clodio per entrare in tribunale. Sono le 14 e a Roma ci sono stati già tre femminicidi in Prati, in due palazzi che distano tra loro 850 metri. Sulla Capitale irrompe l’ombra del serial killer delle escort. In una mattina sono state sgozzate, tutte e tre nude, due sul letto. Una ha cercato di fuggire ma è morta sul pianerottolo. Nel lusso dei condomini con studi di avvocati e notai cala il velo nero del terrore.

L’assassino ha firmato i delitti. Ha conficcato il coltello nella gola delle vittime per poi portarlo via con sé. Per chi indaga da anni sugli omicidi vuol dire solo una cosa: quelle donne dovevano essere zittite. Tre bocche chiuse da parte di chi? E perché? Cosa c’è dietro i tre omicidi? Si conoscevano le tre donne?

 

Il delitto in via Augusto Riboty

La prima telefonata alla questura arriva alle 11 dal portiere Davide di via Augusto Riboty 28, di fronte il palazzo di giustizia. “C’è il cadavere di una donna sul pianerottolo, al primo piano. C’è sangue ovunque”, sono le sue parole tremanti. A terra una donna cinese, ha 45 anni ma gli investigatori non forniscono il suo nome. Dentro l’appartamento la polizia, dopo avere scardinato l’ingresso, scopre un altro cadavere. Un’altra donna cinese, anche lei nuda e sgozzata, non è stata identificata. Le indagini sul duplice omicidio partono con le testimonianze del condominio di 9 piani. Il supertestimone è un avvocato: “Le due donne sono state uccise sicuramente tra le 10,30 e le 11. Lo so per certo perché sto traslocando e mi hanno portato la cucina. Ho salito le scale a piedi fino al nono piano, a quell’ora era tutto tranquillo”. L’assassino è anche passato dalla portineria, avrà di certo incrociato il portiere Davide, che è stato sentito per tutto il giorno in questura. E a sera ripete sempre la stessa frase: “C’era tanto sangue”.

Una ragazza in strada, dietro i nastri rossi e bianchi della polizia racconta: “Si sapeva che c’era una casa di appuntamenti, c’era stata anche una riunione di condominio perché il viavai era diventato fastidioso. Qualcuno sbagliava e la notte citofonava agli altri appartamenti”. Un urlo, nella notte di mercoledì, è stato sentito da Marco, un insegnante che abita di fronte la casa delle cinesi: “Era una voce strozzata, femminile e straniera”. Lui ne è certo e indica con la mano, nella chiostrina del palazzo, la finestra delle due donne. Vengono sequestrate subito le immagini delle telecamere, i cellulari delle donne sono sotto esame. “Venivano qui solo se avevano appuntamento”, riferisce sottovoce un anziano. E allora, se così fosse, il killer ha fissato un incontro con le vittime e forse le ore per lui sono contate.

Roma, tre omicidi nel quartiere Prati: i rilievi della scientifica

 

Le coltellate in via Durazzo

Cosa avevano in comune Marta Castano, 65 anni, colombiana, e le due cinesi? Di certo, il mestiere. Tutte e tre ricevevano su appuntamento. E, anche lei, ieri, “aspettava un cliente”, dice un vicino al bar di via Durazzo 38, una strada in salita che porta fino a un parco giochi. La sorella, una trans, è ritornata a casa alle 12,30, in un sottoscala, e ha trovato Marta nuda, accoltellata e un fendente era stato sferrato alla gola. “Marta si prostituiva per campare sua figlia che ha 18 anni – ha gli occhi lucidi un’altra inquilina – era tranquillissima, la incontravo quando andava a fare la spesa”. C’erano tanti piccoli segnali che qualcosa non andava, secondo i residenti. “C’era un giro di affitti strani, messaggi vicino al lampione, il citofono danneggiato”, spiega un condomino. Anche il telefono della terza vittima è stato sequestrato e chi entra e esce dal palazzo viene identificato.

C’è un’aria di tensione fino a sera nella Prati che corre veloce attorno al tribunale. I poliziotti della Scientifica eseguono gli stessi rilievi nelle due vie, prendono le impronte digitali sui citofoni. Nel sottoscala dove abitava Marta ci sono anche delle telecamere. Lì potrebbe comparire il volto dell’assassino. È una speranza, di fatto c’è un serial killer libero per le strade di Roma.

La caccia al serial killer inizia dai telefoni cellulari

Un cliente abituale, un uomo che conosceva le vittime e che avrebbe composto il numero di telefono di almeno due delle tre prostitute sgozzate ieri mattina tra le palazzine del quartiere Prati. La caccia al serial killer inizia proprio dai cellulari. La polizia è infatti convinta che l’assassino abbia prima telefonato a Marta Castano, uccisa tra le 8,00 e le 12,49 di ieri mattina al civico 38 di via Durazzo, nel sottoscala di uno stabile solitamente tranquillo e frequentato anche dalla sorella della vittima, una trans che ha ritrovato il corpo della donna.

Dopo aver ucciso Marta con un fendente alla gola, probabilmente scagliato durante un rapporto sessuale, l’assassino si è mosso a ritroso, lungo la piccola salita che porta direttamente sulla strada. E qui avrebbe chiamato una delle due ragazze cinesi uccise intorno alle 10,48 tra il primo piano e l’androne di un palazzo signorile davanti al tribunale di piazzale Clodio, in via Augusto Riboty, dove entrambe lavoravano. Incrociando le chiamate in entrata sui numeri di telefono delle vittime, gli agenti della squadra mobile pensano di poter risalire al serial killer.

Caccia al serial killer, al setaccio le telecamere della zona

A uccidere le tre donne, secondo chi indaga, è stata la stessa persona, un’unica mano che ha scagliato tre fendenti colpendo le tre vittime alla gola, i cui corpi sono stati trovati svestiti. Per questo motivo sono stati acquisiti i filmati delle telecamere della zona. Gli agenti hanno fatto visita agli esercizi commerciali che da via Riboty portano fino a via Durazzo, una passeggiata di appena 850 metri. Lungo il tragitto gli investigatori hanno anche cercato tra tombini, cassonetti e colonnine dei servizi, alla ricerca dell’arma del delitto, un coltello. Il sospetto è che l’uomo ieri mattina sia uscito di casa armato e con un intento ben preciso: uccidere.

Sorgente: Serial killer di Prati, è caccia all’uomo. Analisi sui cellulari delle vittime: “Le ha chiamate prima di ucciderle” – la Repubblica

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