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L’esperto dell’Enea Nicolandrea Calabrese aiuta a orientarsi tra sistemi ed elettrodomestici per capire quali sono i più efficienti dal punto di vista energetico

di Luca Fraioli

Come ci scalderemo il prossimo inverno? La crisi del gas e il caro bollette incombono sulle famiglie. E ora che le temperature iniziano ad abbassarsi, il pensiero va alle fredde giornate che ci attendono. Si cominciano a elaborare strategie per risparmiare senza restare al gelo. Anzi, c’è chi si è mosso prima degli italiani: già a fine agosto in Svizzera e Germania c’è stato un boom nelle vendite delle stufette elettriche, tanto che molti rivenditori, colti alla sprovvista, sono rimasti con i magazzini vuoti.
Ma prima di correre in negozio a scegliere l’elettrodomestico “salva-inverno” è bene porsi qualche domanda. Noi le abbiamo rivolte all’ingegner Nicolandrea Calabrese, responsabile del Laboratorio efficienza energetica negli edifici e sviluppo Urbano dell’Enea, che ci ha aiutato a orientarci tra stufe, caldaie e inverter.

 

Le stufette elettriche

Sembrano la cosa più pratica. C’è da scaldare una stanza, magari la camera da letto prima di infilarsi sotto il piumone o il bagno prima di fare doccia: si mette lì la stufetta elettrica, facile da spostare da un ambiente all’altro, e in pochi minuti si raggiunge il tepore desiderato, senza dover avviare tutto l’impianto di termosifoni. Una flessibilità che probabilmente ha innescato il boom di vendite tedesco e svizzero. Ma è davvero una buona idea dal punto di vista economico e ambientale? “In realtà l’efficienza delle stufette elettriche è la più bassa tra quelle dei dispositivi di riscaldamento presenti sul mercato“, avverte l’ingegner Calabrese. “Per ottenere 4 kWh termici si ha un consumo di 4 kWh elettrici. Se poi si rapporta tutto all’energia primaria non rinnovabile, si scopre che la stufetta elettrica ha una efficienza pari alla metà di quella di una caldaia a gas“. Ma non è cambiato nulla negli ultimi anni? Non esistono stufe elettriche 4.0 che hanno giovato delle tante innovazioni introdotte di recente sul mercato? “In alcuni modelli sono stati introdotti dei pannelli riflettenti che riducono la dispersione del calore, ma non possiamo parlare di vere innovazioni”, risponde Calabrese, “anche perché è proprio il principio della resistenza elettrica ad essere poco efficiente nel generare calore”.

 

Le stufe a gas

Altro retaggio di un recente passato sono le stufe a gas, quei mobiletti su ruote al cui interno si nasconde una bombola: la fiamma alimentata dal gas rende incandescente una rete metallica che riscalda l’ambiente. Possono essere spostate da una stanza all’altra, ma il combustibile è pur sempre quel gas che sta sfondando ogni record di quotazione. Inoltre, anche in questo caso l’efficienza è davvero bassa. “I rendimenti oscillano nel migliore dei casi tra l’80% e l’85%”, spiega Calabrese. “Sono inferiori a quelli di una caldaia a gas tradizionale e di molto inferiori a quelli di una caldaia a condensazione ed attualmente nessuna norma di riferimento è applicabile al prodotto per la misura standardizzata dell’efficienza utile della stufa a gas.”.

 

 

I termoconvettori

Una ipotesi può essere quella di sostituire i tradizionali termosifoni con dei termoconvettori (chiamati anche ventilconvettori o fancoil). “Vanno benissimo, soprattutto se abbinati a una pompa di calore (vedi sotto) che produca l’acqua calda necessaria” ammette l’ingegnere dell’Enea. “Il termoconvettore, essendo dotato di una ventola che diffonde il calore, viene alimentato a circa 50 gradi, una temperatura che la pompa di calore può produrre senza compromettere le sue performance mentre un termosifone ha bisogno di circa 70 gradi e per una macchina elettrica arrivare a quelle temperature potrebbe essere un problema. Inoltre, il rendimento (chiamato C.O.P.: Coefficient Of Performance) cala col crescere delle temperature. Ma non è banale sostituire i termosifoni con i termoconvettori, perché il diametro delle tubazioni dell’impianto esistente potrebbe non essere sufficiente: il ventilconvettore ha bisogno di una portata d’acqua superiore e dunque le tubazioni dell’impianto esistente potrebbero essere troppo piccole. Sono modiche che vanno sempre pensate con un tecnico abilitato che verifichi questi aspetti”.

 

Caro bollette: gli elettrodomestici che consumano più energia

 

Le caldaie a biomasse

Per chi ha una caldaia a gas ed è preoccupato per le bollette dei prossimi mesi, una possibile alternativa è installare una caldaia che scaldi l’acqua diretta ai radiatori bruciando biomasse. “Non solo pellet, che ha subito importanti rincari negli ultime mesi” spiega Calabrese. “Ci sono caldaie a multicombustibile, che possono essere alimentare con biomasse diverse:

 

  • Cippato (legno sminuzzato)
  • Gusci di mandorle
  • Gusci di nocciole
  • Gusci di pistacchi
  • Semi di uva o girasole
  • Noccioli di albicocca
  • Sansa di olive (derivati secchi dai processi di estrazione dell’olio di oliva, ricavati dal nocciolo)
  • Pellet (piccoli cilindri ottenuti dalla pressatura della segatura e altri scarti di lavorazione del legno, poi essiccati)

Una flessibilità che dovrebbe permettere di sottrarsi a certi meccanismi di mercato”.

 

 

I condizionatori (e le pompe di calore)

“Dal punto di vista dell’efficienza energetica sono sicuramente la soluzione migliore”, dice Calabrese. Dunque se in casa si ha un inverter, un condizionatore che oltre a rinfrescare può anche generare aria calda, si può usare quello per non stare al freddo il prossimo inverno. “Il principio su cui si basano, quella della pompa di calore, è di gran lunga il più efficiente in circolazione”, conferma Nicolandrea Calabrese. “Per ottenere 4 kWh termici si ha un consumo di 2,18 kWh in termini di energia primaria: si tratta quindi di un dispositivo 4 volte più efficiente di una stufetta elettrica”. Forse però non altrettanto pratico: ha bisogno di un motore esterno collegato attraverso delle tubazioni all’unità interna installata nella stanza da climatizzare. Ci sono anche dei i modelli su ruote, che tuttavia hanno bisogno di una apertura nella finestra. “È proprio la comunicazione con l’esterno che rende le pompe di calore tanto efficienti”, spiega Calabrese. “La macchina per funzionare usa quei pochi gradi di temperatura dell’aria esterna che costituisce la quota parte di fonte rinnovabile di energia utilizzata dalla pompa di calore stessa, oltre all’energia elettrica che innesca il funzionamento della macchina stessa”.

 

Conclusioni

Anche se siamo nell’era dell’elettrificazione, dimenticate le stufe elettriche. Lo strumento ideale sono le pompe di calore. “È vero che il futuro è dei dispositivi elettrici, fornelli, auto, ecc. Ma dei dispositivi elettrici efficienti, non di quelli che sprecano energia”, conclude Calabrese. “Se anche io producessi tutta l’elettricità di cui ho bisogno con pannelli fotovoltaici sul tetto di casa, utilizzarla per alimentare una stufa elettrica vorrebbe dire buttarne una gran parte. In ultimo, per la produzione di acqua calda sanitaria, si consiglia in tutti i casi in cui sia possibile farlo (copertura orientata a Sud o a Est e disponibilità di superficie di almeno 4 metri quadrati per una famiglia di 4 persone) l’installazione di pannelli solari termici che in tutta Italia sono in grado di garantire da aprile a novembre la produzione di acqua calda sanitaria mediante l’utilizzo del sole, fonte rinnovabile di energia”.

Sorgente: Stufa, caldaia o inverter: come ci riscalderemo questo inverno? – la Repubblica

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