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Ma agli Assi per le donne il Giglio era proibito. In sella alla bici tutte le mattine alle 6 e poi il riscaldamento con 3 chilometri di corsa

Margherita Hack per la prima volta sul gradino più alto del podio nella gara di salto ai «Littoriali» del 1941
Margherita Hack per la prima volta sul gradino più alto del podio nella gara di salto ai «Littoriali» del 1941

Agli Assi Giglio Rosso, Margherita Hack era di casa: la grande astrofisica fiorentina negli anni della giovinezza frequentò il centro sportivo ai piedi del piazzale Michelangelo con altrettanta passione delle aule scolastiche. Ma il Giglio Rosso non aveva una sezione femminile. E lei, che di calpestare i campi d’atletica provava un bisogno fisico fin da ragazzina, frequentò sì gli Assi, ma senza indossare la maglia col Giglio Rosso. E lo fece con la tenacia e risultati di ottimo livello. Al liceo Galileo si appassionò alla pallavolo. Poi saggiò diverse discipline, fra cui persino il lancio del peso, ma non fu un’esperienza convincente. Per il mezzofondo avrebbe avuto una predisposizione, ma poi provò il salto, in lungo e in alto, e fu una scelta definitiva, per cui fu disposta a grandi sacrifici. Tutte le mattine, alle sei, era in sella alla bicicletta per recarsi agli Assi. Per prepararsi agli allenamenti si riscaldava con i suoi tre chilometri di corsa, da sola e più tardi in compagnia del marito Aldo De Rosa. Danilo Innocenti, detto Piccio, ex olimpionico di salto con l’asta, la convinse a passare al salto in alto e al salto in lungo, dirozzandone la tecnica. Se prima Margherita, che saltava «all’americana», arrivava appena a 1.30, acquisito il metodo di George Horine toccò l’1.50.

Entrò nelle organizzazioni giovanili fasciste, i Guf. Debuttando nel 1940 nei campionati assoluti femminili: saltò 1.35 nella gara vinta dalla grande Ondina Valla, che arrivò a 1.50. Il trionfo giunse ai Littoriali dello Sport che la videro prima sia nel salto in alto che in lungo, ma il record personale lo attinse nel 1942 saltando 1.50 come la Valla. Margherita amava viaggiare con spirito d’indipendenza: dormiva spesso in «topaie», visto che i rimborsi della Federazione di atletica erano minimi, e conosceva a memoria l’orario ferroviario. Paradossalmente, proprio il 25 luglio 1943 le avrebbe potuto fornire la possibilità di tesserarsi con gli Assi. La caduta del regime aveva comportato la disgregazione delle organizzazioni giovanili fasciste; per evitare che alle ragazze rimaste senza società sportiva fosse impedito di gareggiare, il Giglio Rosso decise di aprire una sezione femminile, il 31 maggio 1944. Era ormai tardi, con il fronte alle porte di Firenze, ma la Hack aveva comunque partecipato venti giorni prima all’ultima manifestazione agli Assi, saltando, nonostante i disagi, anche alimentari, dell’epoca, 1.40. Dopo la guerra, comunque, gli impegni di studio e di lavoro prevalsero su quello sportivo: i risultati ne hanno fatto una delle scienziate italiane più apprezzate nel mondo. Se da atleta non ce l’aveva fatta, complice anche la guerra, a salire sino alle vette più alte, da astrofisica ci sarebbe riuscita.

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