Dopo le denunce degli abusi di massa compiuti da soldati russi, le associazioni umanitarie cercano di fornire i farmaci dai Paesi europei
(fotografia: La protesta delle donne in Lituania contro gli stupri in Ucraina)
di Enrico Franceschini
LONDRA – Migliaia di confezioni di “pillola del giorno dopo” sono state inviate in Ucraina per le donne rimaste vittime di stupri compiuti dalle truppe russe durante l’invasione. Efficace fino a cinque giorni dopo la violenza sessuale, il farmaco è distribuito dalla International Planned Parenthood Federation (Ippf), l’organismo internazionale per la “genitorialità pianificata”, e da altre associazioni private. Inizialmente destinato all’area di Kiev, dove sono stati denunciati abusi di massa da parte delle forze di Mosca, il contraccettivo d’emergenza è ora richiesto in particolare dalle zone nel mirino della nuova offensiva della Russia, “Kharkiv, Mariupol e dintorni”, afferma Joel Mitchell, portavoce di Paracrew, un’organizzazione umanitaria norvegese in prima fila nella distribuzione di medicinali e cibo nella regione.
L’intento è evitare le gravidanze che sono conseguenza di stupri commessi dai soldati russi. Circa 2880 medicamenti conosciuti come “la pillola del giorno dopo”, in effetti valida per i primi cinque giorni dopo l’eventuale concepimento, sono stati distribuiti in Ucraina dall’Ippf nelle ultime settimane. Una rete di associazioni umanitarie, tra cui Paracrew, raccoglie donazioni di migliaia di altri esemplari del medesimo farmaco in tutta Europa e le spedisce in Ucraina. “La rapidità è importante”, dice al Guardian Julie Taft, portavoce della federazione internazionale per la pianificazione delle nascite. “Se una donna viene visitata entro cinque giorni da una violenza carnale, le viene automaticamente offerta la pillola”. Planned Parenthodd sta inviando in Ucraina anche medicinali per l’aborto, che possono venire usati fino alla 24esima settimana di gravidanza.
I contraccettivi d’emergenza di questo tipo erano ampiamente reperibili in Ucraina, ma l’invasione russa ha distrutto la catena di distribuzione locale, ambulatori e cliniche, rendendo necessario organizzare assistenza dall’estero anche in questo campo. L’iniziativa contribuisce a rendere pubbliche notizie sugli stupri di massa attribuiti agli invasori russi. All’inizio di questo mese la commissaria ucraina per i diritti umani, Lyudmila Denisova, ha aperto un’inchiesta su almeno nove casi di donne incinta come conseguenza di stupri di cui sono accusate le forze russe nella provincia di Kiev, ma Jamie Nadal, un funzionario delle Nazioni Unite, avverte che in una situazione di guerra i casi di violenza riportati sono soltanto “la punta dell’iceberg”.
La commissaria Denisova ha documentato 25 casi di donne tenute in cantine e sistematicamente stuprate dai soldati russi a Bucha, la cittadina vicina alla capitale ucraina che è stata teatro di abusi, torture e fosse comuni su cui il Tribunale Internazionale dell’Aia ha in corso un’indagine per crimini di guerra, ma il vero numero delle vittime potrebbe essere molto più alto, riporta il quotidiano britannico. Circolano testimonianze di donne uscite nude dalle case in cui le tenevano prigioniere i soldati di Mosca e altre di donne stuprate prima di venire uccise. Una difficoltà nel fornire la “pillola del giorno dopo” alle donne ucraine è che il farmaco rimane sotto stretto controllo medico in alcuni paesi al confine con l’Ucraina, come Polonia e Romania, per cui è complicato procurarselo. Per questo le organizzazioni umanitarie lo fanno arrivare da altri paesi d’Europa.
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