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Intervista al ministro del Lavoro.”L’invio delle armi in Ucraina? Una scelta che non ho condiviso a cuor leggero. Ma non ho avuto dubbi: non va contrapposta l’esigenza di aiutare un Paese aggredito a difendersi con la ricerca della pace”

Bisogna reagire “con molta freddezza” alle minacce “maldestre” della Russia. Ne è convinto il ministro del Lavoro Andrea Orlando. È il momento, afferma, di una risposta compatta dell’Europa, anche sul fronte della crisi economica. Ed è “fondamentale” aumentare i salari, contro il rischio di impoverimento dei lavoratori.

Come reagisce il governo alle minacce russe all’Italia e al ministro Guerini?
“Mi sembra un tentativo evidente e maldestro di dividere l’Europa, che fino a qui è rimasta molto compatta, e dividere i governi nazionali. Solidarietà al ministro Guerini, bersaglio di una guerra di propaganda cui bisogna reagire con molta freddezza. I russi riflettano: se un Paese, come l’Italia, che ha una tradizionale attenzione al dialogo e alla cooperazione ed è storicamente legato da rapporti economici e culturali con la Russia mantiene una posizione di così grande fermezza nella condanna dell’invasione, significa che la misura è colma. Non c’è nessuno disposto a sottovalutare gli effetti della decisione unilaterale di Mosca di invadere l’Ucraina”.

 

Il sostegno dell’Italia all’Ucraina si è espresso anche con l’invio di armi: mai avuto dubbi su questa scelta?
“Non l’ho condivisa a cuor leggero ma non ho avuto dubbi: non va contrapposta l’esigenza di aiutare un Paese aggredito a difendersi, con la ricerca della pace, perché non si può realizzare la pace con la sopraffazione. L’annuncio dell’invio delle armi credo fosse un segnale forte, con le sanzioni, di vicinanza a Kiev, funzionale anche a costringere la Russia ad accettare l’apertura di un dialogo. Semmai c’è da chiedersi quanto tempo dovrà passare prima che l’Europa sia in grado di costruire una politica comune anche in questo campo. In Consiglio dei ministri avevo però posto la questione che le armi andassero ad autorità militari ucraine e apprezzo che il Parlamento abbia introdotto anche strumenti di ulteriore verifica della destinazione di quelle armi”.
Cosa ne pensa di chi, soprattutto da sinistra, critica la scelta di inviare armi?
“Proprio perché non ho deciso a cuore leggero, penso che il dibattito su quella scelta sia assolutamente legittimo: non mi è piaciuto il fatto che alcune legittime perplessità siano state derubricate a ‘putinismo’, è un atteggiamento che anziché sottolineare la condanna, pressoché unanime, della invasione in Ucraina, evidenzia divisioni e polarizza un dibattito che caratterizza molte opinioni pubbliche occidentali”.
Intanto la crisi colpisce l’economia italiana. Il governo ha varato più di 4 miliardi di aiuti, tassando gli extraprofitti delle aziende energetiche: colpite chi ha speculato?
“Su eventuali speculazioni si sta indagando, c’è un fascicolo aperto presso una procura. Quello del governo non è un intervento contro comportamenti illeciti ma è una scelta di equità: nell’attesa che l’Europa si doti di strumenti comuni per agire sui prezzi dell’energia, questa misura toglie a chi senza particolare merito ha avuto un aumento dei profitti e dà a chi è più in difficoltà, a partire dai più poveri. Sterilizza gli aumenti delle bollette per oltre un milione di famiglie in più, contiene la crescita dei prezzi della benzina e limita l’impatto su alcune filiere produttive”.
Il decreto estende anche la cassa integrazione per le imprese in crisi: avete già stimato quanti posti di lavoro si stanno perdendo?
“Agiamo in via preventiva, perché abbiamo notizie di rallentamenti, di blocchi di forniture, di attività in rimessa, sono segnali che vanno affrontati subito prima che provochino effetti occupazionali. Grazie alla riforma degli ammortizzatori sociali abbiamo qualche strumento in più per fronteggiare gli shock asimmetrici. Ma se il conflitto si prolungherà, e comunque per affrontare le sue conseguenze, vanno costruiti strumenti eccezionali ed è fondamentale che se ne tenga conto a livello europeo, nella definizione delle prossime regole di bilancio”.
Bisogna anche intervenire per aumentare i salari e il potere di acquisto dei lavoratori?
“Assolutamente sì, è fondamentale. Ma credo sia giusto non anticipare ipotesi prima di un confronto con le parti sociali. Ci vedremo domani per discutere come adeguare gli ammortizzatori e subito a stretto giro ci dovremo incontrare per discutere su come mettere in moto dinamiche per sostenere i salari più bassi, soprattutto col rafforzamento della contrattazione. Subito ci siamo preoccupati di non far chiudere le imprese, ma ora per effetto dell’inflazione molti lavoratori rischiano di andare sotto la soglia di povertà”.
Il governo, per far fronte alla crisi, dovrà ricorrere a uno scostamento di bilancio?
“Non credo si possa escludere nulla, in prospettiva. Ma la nostra ambizione è ottenere risposte strutturali in Europa, mi pare ragionevole prima percorrere questa strada”.
In Ue lei ha proposto di creare un fondo contro la disoccupazione sul modello di Sure, adottato durante il Covid. C’è un’apertura?
“C’è il sostegno dei Paesi che come noi già avevano proposto di rendere strutturale Sure, ma anche un’apertura della presidenza francese e una disponibilità a discuterne del governo tedesco. Ma questo fondo non è l’unica soluzione, molto va fatto sulle politiche industriali ed energetiche comuni della Ue. Ed è fondamentale tenere conto che, per gli obiettivi di transizione come per lo shock prodotto dalla guerra, l’impatto sulle economie è diverso, a seconda del mix energetico nazionale, ed è più forte per chi come l’Italia ha una importante industria manifatturiera. Bisogna mutualizzare l’impatto, per un’Unione più coesa”.
Questo vuol dire dare più peso anche alle politiche sociali in Ue?
“Di Europa sociale si parla dai tempi di Delors ma se ne parla soltanto. Il vero impulso a un pilastro sociale lo ha dato, ahimé, solo il Covid. Ma la logica dell’Europa è ancora quella per cui l’Ecofin, la riunione dei ministri dell’Economia, traccia la rotta e tutti seguono, a partire da Epsco, il tavolo dei ministri del Lavoro. Il primo passo è riequilibrare i rapporti tra questi due consessi. La gestione delle diseguaglianze provocate dalle scelte finanziarie non può venire ex post. Va fatta una battaglia politica, per una svolta culturale”.

Sorgente: Orlando:“Dalla Russia minacce maldestre. Ora aumentare i salari” – la Repubblica

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2 commenti su “Orlando:“Dalla Russia minacce maldestre. Ora aumentare i salari”

  1. Ministro Orlando, per favore scenda sulla terra, i lavoratori non “rischiano l’impoverimento”, giá da tempo non arrivano alla fine del mese e se non é impoverimento questo, cos’é? (Luna Rossa)

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