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29 March 2024
0 9 minuti 2 anni

Questo articolo è pubblicato senza firma come segno di protesta dei giornalisti dell’Espresso per la cessione della testata da parte del gruppo Gedi. Tutte le informazioni qui

 

Il parlamentare della Lega non sarà presente al collegamento del presidente ucraino con la Camera e critica gli aiuti militari a Kiev. Dal 2015 ha presieduto una fondazione della destra cattolica che nel triennio precedente aveva incassato 2,4 milioni da società legate a Mosca e al regime azero

 

La bigiata geopolitica di Simone Pillon, il senatore della Lega che ha annunciato la sua assenza alla storica video-conferenza del presidente ucraino Zelenksy con il Parlamento italiano riunito in seduta comune, può sorprendere molti, ma non L’Espresso. Questo settimanale ha pubblicato già nel novembre 2018, infatti, un’inchiesta giornalistica sui rapporti economici, mai emersi in precedenza, tra la Russia di Putin e alcune fondazioni e associazioni della destra integralista cattolica, di cui Pillon è stato referente politico e in qualche caso amministratore e presidente.

In queste ore, per spiegare la sua scelta di non presenziare alla sessione speciale di Camera e Senato con il presidente ucraino, Pillon ha premesso di avere un impegno prefissato all’estero: una missione a Londra per prepararsi, con un giorno di anticipo, alla presentazione di una fondazione dedicata a Tafida Raqeeb, la bambina in coma che nel 2020 fu ricoverata all’ospedale Gaslini di Genova dopo che i medici di Londra avevano deciso di staccarla dai macchinari.

Detto questo, lo stesso senatore leghista ha confermato di avere anche «forti perplessità» sul sostegno italiano all’Ucraina. «Credo che dovremmo collocarci in una posizione adeguata per promuovere la pace: vendere armi a una delle parti in conflitto non favorisce il dialogo», ha dichiarato Pillon all’agenzia Ansa. «Entrambe le parti credono di avere le loro ragioni», ha aggiunto testualmente, «ma credo che in questo momento dovremmo promuovere la nostra capacità di dialogo. Potremmo e dovremmo essere tra i pochi privilegiati che dialogano con entrambe le parti, mentre così ci autolimitiamo. Forse la questione meriterebbe maggiore riflessione».

Lo slancio antimilitarista del senatore Pillon mentre l’Ucraina è sotto le bombe russe ha suscitato varie interpretazioni e diverse reazioni critiche, anche perché la Lega fa parte della maggioranza che sostiene il governo Draghi e quindi difende Kiev. Per offrire ai lettori uno spunto in più di riflessione, riportiamo alcuni passaggi della nostra inchiesta giornalistica del 2018.

L’inchiesta del 2018
Miliardi di euro smistati in tutto l’Occidente da anonime società offshore, finanziate da società statali della Russia di Vladimir Putin e dai tesorieri del regime dell’Azerbaijan. Un’enorme massa di denaro nero che, tra mille beneficiari misteriosi, arricchisce anche una fondazione italiana, creata da un politico lombardo di Comunione e liberazione. Una fondazione con un conto bancario che funziona come una porta girevole: incassa oltre centomila euro al mese dalle offshore russo-azere e li redistribuisce tra Italia, Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti, Polonia, Ungheria, finanziando organizzazioni religiose di destra e campagne contro l’aborto, il divorzio o i matrimoni gay.

Tutto parte da un processo per corruzione a carico di Luca Volontè, ex parlamentare dell’Udc e rappresentante italiano al Consiglio d’Europa fino al 2013. Il politico è imputato di aver intascato due milioni e 390 mila euro per fare lobby, con altri parlamentari europei, a favore del regime azero del presidente Ilham Aliyev, che rischiava sanzioni internazionali. Volontè respinge l’accusa di corruzione, però conferma di aver ricevuto i bonifici da un lobbista azero, per presunte consulenze politiche. In attesa del processo, che si aprirà a fine anno, un fatto è certo: i soldi sono arrivati da una rete di ricchissime società offshore, totalmente anonime, sparse tra Isole Vergini Britanniche, Nuova Zelanda, Seychelles e altri paradisi legali. La Procura di Milano e la Guardia di Finanza hanno acquisito, in particolare, i conti bancari di cinque casseforti offshore (Hilux, Polux, Lcm, Metastar e Jetfield) che in tre anni, dal 2012 al 2014, hanno smistato più di tre miliardi e mezzo. Per l’esattezza: 3 miliardi e 104 milioni di dollari; 519 milioni di euro; 1 miliardo e 220 milioni di rubli; e 3 milioni di sterline.

Volontè è l’unica persona che incassa soldi russo-azeri su un normale conto bancario italiano, che non ha più misteri. Il conto è intestato alla sua fondazione, Novae Terrae, fondata nel 2005 a Saronno, ma rimasta inattiva fino al 2012: ha cominciato a funzionare quando sono arrivati i fondi russo-azeri. L’Espresso ha analizzato tutti i movimenti bancari di Novae Terrae dal 2012 al 2017, trovando scarsissime tracce di aiuti evangelici ai poveri, agli ultimi. Ci sono invece compensi, donazioni, sponsorizzazioni e rimborsi a lobbisti della destra integralista di mezzo mondo. Intrecciando nomi e cifre, finanziamenti e raduni politico-religiosi, emerge con chiarezza un network globale.

Primo esempio. Nel gennaio 2014 dal conto italiano di Novae Terrae parte un bonifico di 12 mila euro. A incassarlo è Benjamin Harnwell, un politico ultra-conservatore britannico, fondatore del Dignitatis Humanae Institute: un’organizzazione cattolica dove compare anche il cardinale tradizionalista Raymond Leo Burke. Come guru politico, l’istituto indica però Steve Bannon, l’ideologo della nuova destra sovranista americana, che nel 2016 ha alimentato l’elettorato di Donald Trump. Da notare le date: attraverso la fondazione italiana, i soldi russo-azeri arrivavano al politico britannico già due anni prima delle presidenziali americane. Nell’estate 2014, pochi mesi dopo il bonifico, Dignitatis riesce a organizzare una conferenza in Vaticano. Dopo Volontè, che ringrazia «l’amico Ben» Harnwell, interviene via Skype proprio Bannon. Un discorso ripreso anni dopo dai media americani come primo manifesto politico dell’ex consigliere di Trump.

Un altro giro di bonifici porta a CitizenGo, l’organizzazione cattolica, nata in Spagna, famosa per le sue campagne shock su temi religiosi. Erano di CitizenGo, in particolare, gli enormi manifesti che quest’estate hanno invaso Roma con gigantografie di feti innalzati cupamente contro la legge 194.

(…). I rapporti fra Novae Terrae e CitizenGo non si fermano neppure dopo le perquisizioni, con 33 mila euro versati a due responsabili della raccolta fondi. (…) La bufera giudiziaria provoca però un cambio al vertice in Italia. Nel 2015 il presidente di Novae Terrae, l’imprenditore Emanuele Fusi, rinnova gran parte del direttivo. (…). Al suo posto, nella fondazione, nel 2015 è stato cooptato Simone Pillon. Proprio lui, l’attuale senatore eletto con la Lega, che si distingue per le sue proposte di legge turbo-cattoliche. Anche Pillon è molto legato a CitizenGo, guidata in Italia da Filippo Savarese, e ai rappresentanti di Generazione Famiglia. Nel curriculum pubblicato dal suo studio legale, il senatore catto-leghista non cita Novae Terrae, ma ricorda di far parte del consiglio economico dell’Arcidiocesi di Perugia.

(…) Nel 2012, quando riceve i primi bonifici dalle offshore, Volontè lavora soprattutto per gli azeri. In novembre l’allora parlamentare convince monsignor Rino Fisichella a ospitare in Vaticano, in vista dell’«anno della fede», una mostra della Fondazione Aliyev, che fa capo al presidente azero. (…) Dal 2014, quando la fondazione è ormai imbottita di soldi offshore, l’orizzonte diventa globale. Attraverso Novae Terrae, i soldi russo-azeri finiscono anche a organizzazioni ungheresi, polacche e di altri paesi dell’Est, mentre ai Papaboys toccano solo 2.500 euro.

(…) ProVita e Novae Terrae occupano posizioni di vertice in un’istituzione chiave: World Congress of Families, il congresso mondiale delle famiglie. È un’organizzazione creata negli Usa da Brian Brown, ex quacchero convertito al cattolicesimo, che ha raccolto milioni di dollari per candidati ultra-conservatori americani. Brown è legatissimo anche a uomini d’affari russi diventati paladini della fede ortodossa, come Alexey Komov, l’artefice della marcia di avvicinamento alla destra occidentale. In Italia è diventato presidente onorario dell’associazione Lombardia-Russia, guidata dal leghista Gianluca Savoini, l’uomo che ha fatto conoscere Matteo Salvini a Mosca. Komov ha partecipato a conferenze in Italia anche al fianco del leghista veronese Lorenzo Fontana. E proprio a Verona, nel marzo 2019, si terrà il nuovo Congresso mondiale delle famiglie, su invito dell’amministrazione cittadina anti-abortista, con il supporto della Lega e delle immancabili ProVita, Generazione Famiglia e Novae Terrae.

Sorgente: Il senatore Simone Pillon gestiva una fondazione finanziata coi milioni russi. E oggi “salta” il discorso di Zelensky – L’Espresso

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