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Le intelligenze artificiali hanno davvero preso possesso del Web, popolandolo di contenuti tutti uguali? La tesi è meno folle di quello che sembra

Da anni, Internet è considerata la principale responsabile della diffusione delle teorie del complotto. Adesso, in un affascinante cortocircuito, proprio la Rete è diventata la protagonista di una nuova tesi complottista, secondo la quale il Web sarebbe tutto finto.

Stando a questa bizzarra teoria, che ha iniziato a diffondersi a gennaio 2021 su un oscuro forum, dove il post è stato ormai letto quasi 100mila volte, per poi farsi largo su Reddit e infine anche su YouTube, tra fine 2016 e inizio 2017 l’Internet originale, popolata da esseri umani, sarebbe morta.

 

 

Le IA prendono possesso della Rete
Non è che qualcuno l’ha uccisa di colpo, è che i contenuti generati da vere persone sarebbero stati spodestati, sommersi da una valanga di contenuti falsi, creati da intelligenze artificiali progettate appositamente a questo scopo. Quali sono le prove di questo complotto? Tra le altre, i sostenitori fanno notare che le grandi piattaforme si stanno popolando di contenuti identici. Un esempio? Come segnala The Atlantic, su Twitter si sono moltiplicati i post in inglese che iniziano con “Odio messaggiare” (cioè “I hate texting”); tantissimi account dotati di nomi e immagini da adolescenti hanno improvvisamente iniziato a inviare lo stesso messaggio, migliaia e migliaia di volte, con minime variazioni: da “Odio messaggiare, voglio abbracciarti” a “Odio messaggiare, vorrei essere con te”.

A prima vista, niente di strano: si tratta di adolescenti innamorati stufi di comunicare via smartphone e desiderosi di passare tempo insieme e per davvero. Ma com’è possibile che questi messaggi abbiano iniziato a diffondersi in tale quantità? Si tratterà di un banalissimo nuovo trend online, scaturito magari in seguito ai lunghi lockdown? Non per i teorici del complotto, che in questo ripetitivo pattern vedono una dimostrazione della colonizzazione di Twitter e degli altri social network da parte dei bot, che (e questo è vero) tendono a moltiplicare all’infinito gli stessi tipi di contenuti.

Indizi simili, volendo, li potremmo individuare anche in Italia: perché all’improvviso tutti, su Facebook e altrove, sembrano postare usando la formula “Dimmi che sei… senza dirmi che sei…”? Perché tutti sembrano dover commentare gli stessi identici eventi? Perché i politici di alcuni partiti disseminano all’unisono post perfettamente uguali, fino alle virgole? La ragione, sospettano i complottisti, sarebbe soltanto una: siamo circondati da bot, e le persone con cui regolarmente interagiamo online potrebbero benissimo non essere umane.

 

 

La colpa? Sempre del governo
Ma quale sarebbe l’obiettivo di questo complotto? Secondo i suoi seguaci, tutta Internet sarebbe diventata un enorme strumento di propaganda governativa, volto ad annebbiare il cervello delle popolazioni e renderle più controllabili. Una sequenza di eventi (segnalata nel post originario) fornirebbe ulteriori prove: nel 2004, per esempio, l’agenzia della difesa statunitense per la ricerca avanzata (Darpa, la stessa che ha creato i primi prototipi di Internet) ha cancellato il suo progetto di social network, LifeLog, pochi mesi prima che nascesse Facebook, che sarebbe quindi un progetto militare camuffato; si segnala poi la diffusione di programmi in grado di imitare sempre meglio il linguaggio umano e infine l’avvento, proprio nel 2017, dei deepfake.

Ed è qui che le cose si fanno interessanti. Nonostante questa teoria del complotto sia palesemente assurda (e semmai una dimostrazione che Internet è ancora viva e in grado di sorprenderci con nuove bizzarrie), i suoi seguaci sembrano aver intuito un aspetto interessante: la Rete sta diventando sempre più conformista, prevedibile e popolata di contenuti ripetitivi, se non direttamente falsi.

La ragione per cui su Twitter e su Facebook si ripetono in continuazione gli stessi identici contenuti non è che i social sono popolati (solamente) da bot, ma che le grandi piattaforme effettivamente incoraggiano gli iscritti a fare sempre le stesse conversazioni e a dare vita sempre alle stesse reazioni, per replicare e massimizzare gli argomenti del momento in grado di generare commenti, like e condivisioni. Non siamo bot, ma su Facebook e Instagram i nostri comportamenti rischiano comunque di essere eterodiretti.

Non è tutto: su Internet, i contenuti falsi si stanno davvero moltiplicando. I già citati video deepfake sono diventati ormai indistinguibili da quelli reali, rendendo sempre più complesso capire cosa sia vero e cosa fasullo. La propaganda politica sui social network sfrutta sempre più spesso i bot per diffondere a macchia d’olio i messaggi elettorali. Gli aspiranti influencer effettivamente acquistano falsi follower e falsi like nella speranza di attirare le aziende. Ed è impossibile non notare come alcuni degli influencer più noti su scala planetaria siano finte celebrità in computer grafica che promuovono grandi marchi di moda a milioni di follower veri.

Non sarà un complotto dei governi ai danni della popolazione, ma è comunque inquietante il modo in cui sulla Rete scarseggiano i contenuti originali e sta diventando sempre più difficile distinguere il materiale genuino da quello fasullo. D’altra parte, Internet è quel luogo in cui ci viene costantemente richiesto di cliccare su un box per “dimostrare di non essere un robot”. C’è da stupirsi se qualcuno inizia seriamente a dubitare di ciò che lo circonda?

Sorgente: E se Internet fosse solo finzione? L’ultima teoria del complotto online – la Repubblica

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