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Il 29 luglio 1900 l’operaio anarchico Gaetano Bresci assassinava il re Umberto I di Savoia, il sovrano che aveva insignito con la Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia il generale Bava Beccaris che il 7 maggio 1898 aveva ordinato di sparare con i cannoni contro la folla che a Milano protestava contro il rincaro del pane provocando centinaia di morti.

(…) «L’infame gesto del re ha due conseguenze immediate: da un lato, ispira un anonimo musicista a comporre la canzone sulla sabauda marmaglia e sul feroce monarchico Bava che gli affamati col piombo sfamò. Dall’altro, convince Gaetano Bresci ad acquistare una pistola Harrington & Richardson calibro 32 e a cominciare l’allenamento da tirannicida.
Prima di lui, altri due uomini hanno tentato di far fuori Umberto I: sono Giovanni Passannante e Pietro Acciarito. Entrambi ci hanno provato con un coltello e sono finiti all’ergastolo in un manicomio criminale. Forse per questo Gaetano preferisce affidarsi alle pallottole e alla mira. O forse sa che il re, da allora, indossa una robusta corazza in tutte le sue apparizioni pubbliche, come quella prevista per la fine di luglio a Monza, in occasione di un saggio di ginnastica.
Il 17 maggio 1900, quando si imbarca per Le Havre, Gaetano ha un ottimo stipendio, un cottage a West Hoboken, una figlia di un anno e una giovane moglie che non sa di essere di nuovo incinta.
Arriva a Monza passando per Parigi, Genova, Prato, Milano. Il 29 luglio indossa il suo vestito più bello e se ne va a spasso per la città, la macchina fotografica sempre al collo, come un turista americano. Mangia cinque gelati al Caffè del Vapore, forse per raffreddarsi il sangue, o perché sa che potrebbero essere gli ultimi della sua vita. Poi si mescola alla folla che accoglie l’arrivo del sovrano e alle 22 e 25 gli spara nel petto i tre colpi fatali.
La leggenda vuole che Gaetano Bresci cercò di allontanarsi come se niente fosse, per poi lasciarsi ammanettare da un carabiniere senza opporre resistenza. A una donna del popolo che gli gridava “Hai ucciso Umberto, hai ucciso Umberto”, rispose senza scomporsi: “Non ho ucciso Umberto. Ho ucciso un re”.
L’epilogo della storia è talmente scontato che potreste anche tirare a indovinarlo: un processo irregolare, la condanna all’ergastolo, il suicidio in cella e i medici, chiamati a constatare il decesso, che annotano sul referto “lo strano odore di putrefazione emanato dal cadavere, come se fosse morto da alcuni giorni”» (da Wu Ming, Sul tuo capo quel sangue cadrà)

Purtroppo in quasi tutte le città italiane ci sono ancora vie, strade, corsi e piazze che ricordano quello che era stato soprannominato il “re mitraglia” ma ci si dimentica di onorare Gaetano Bresci come eroe della nostra democrazia.

Eppure fu proprio il suo gesto a far comprendere a una classe dirigente borghese che era ora di riconoscere la legittimità dei movimenti operai e popolari.

Il grande storico socialista Idomeneo Barbadoro nella sua Storia del sindacalismo italiano riconosceva che l’attentato segnò la fine della “ossessione reazionaria di Umberto di Savoia” e aprì la strada all’età giolittiana:

...Nel particolare momento politico, questo gesto appariva non tanto come l’attentato terroristico al simbolo dell’autorità, quanto come la punizione, sia pure secondo principi di etica individuale, del principale ispiratore delle più sanguinose repressioni; ed esprimeva così, con drammatica eloquenza, la condanna popolare di metodi di governo fondati sul ricorso agli stati d’assedio e alle cannonate.
Si chiedeva dunque uno dei periodi più tormentati della nostra breve storia unitaria – non impropriamente chiamato il “decennio sanguinoso” – cominciato nel 1892 con l’eccidio di Caltavuturo, in provincia di Palermo, e l’occupazione militare della città di Napoli. Gli anni successivi avevano visto la regolare, tragica frequenza delle repressioni dei Fasci Siciliani, dei moti della Lunigiana, delle agitazioni sindacali, delle manifestazioni contro la guerra d’Africa, culminando con le “leggi eccezionali” del Crispi nel 1894.
(Idomeneo Barbadoro, Storia del sindacalismo italiano, volume II, pag.3-4)

E’ doveroso rendere omaggio a questo eroe della classe lavoratrice anche per non dimenticare che la democrazia e i diritti civili e sociali non sono calati dal cielo ma sono stati conquistati a prezzo di enormi sacrifici dal movimento operaio e socialista di cui la componente anarchica è stata parte fondamentale.

«Noi stiamo buoni e quelli ci ammazzano. Se non ricevono una sana lezione fanno quello che vogliono. Non avete notato che da quando Bresci ha sparato al re, di stragi non ce ne sono più state? Quando hanno paura loro, abbiamo meno paura noi»
(Valerio Evangelisti, Il sole dell’avvenire)

La voce di Wikipedia dedicata a Gaetano Bresci ricca di molti link interessanti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Gaetano_Bresci

Appunti per una biografia su Gaetano Bresci http://www.fondazionemicheletti.eu/contents/documentazione/archivio/Altronovecento/Arc.Altronovecento.06.46.pdf

Il 29 luglio non dimentichiamo mai di brindare alla memoria di Gaetano Bresci!

Sorgente: W GAETANO BRESCI « Sandwiches di realtà. il blog di Maurizio Acerbo

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