Lunedì sera è arrivata solo la notizia di un’interrogazione del Carroccio al ministro del Lavoro Andrea Orlando in cui si legge che “indubbiamente la scelta di Elsa Fornero non è -per gli interroganti – sinonimo di tranquillità e serenità rispetto ad eventuali interventi in materia pensionistica, anche alla luce della prossima scadenza della sperimentazione di Quota 100″. Orlando dal canto suo ha commentato: “Trovo divertente e curioso il fatto che Salvini faccia chiedere a me da alcuni suoi parlamentari il perché della nomina della professoressa Fornero tra i consulenti del dipartimento programmazione economica. #interrogazionirandom“.
L’organo di indirizzo, coordinato dal numero uno del Dipartimento politica economica Marco Leonardi a cui fanno capo anche i contestati consulenti “turbo liberisti” Riccardo Puglisi e Carlo Stagnaro, ha il compito di “orientare, potenziare e rendere efficiente l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica” e si immagina avrà voce in capitolo, appunto, nel decidere come superare quota 100, fortemente voluta dal Carroccio nel 2018. I sindacati auspicano un “intervento complessivo sulla previdenza partendo dalla Piattaforma unitaria presentata da mesi al governo”. Senza interventi che accompagnino il passaggio si rischia il cosiddetto “scalone“, cioè il ritorno immediato alle regole della Fornero che prevedono per la pensione di vecchiaia un minimo di 67 anni di età e 20 anni di contributi (mentre per la pensione anticipata servono 42 anni e 10 mesi di contributi). Ipotesi irricevibile per Salvini che lo scorso anno, quando a Palazzo Chigi c’era Conte, avvertiva: “Vogliono tornare alla Legge Fornero!?!?! La Lega non glielo permetterà, promesso. Non si scherza con i sacrifici di milioni di lavoratrici e lavoratori italiani. #forneromaipiu’”.
Ora il ritorno alla legge Fornero tout court sembra non volerlo nessuno, compreso il Movimento 5 Stelle che chiede nuovi “percorsi di flessibilità in uscita post Quota 100”, ma la Fornero in persona torna nelle stanze di governo nella veste di consulente. La posizione dell’ex ministra del governo Monti su quella misura è nota: “Ho sempre avuto una opinione negativa“, ha ricordato lo scorso aprile, “penso che non fosse il momento di farla, che abbia aumentato il debito, consentito a persone che un lavoro lo avevano di uscire prima con nessuna penalizzazione ma con una pensione più bassa perché usciti prima, determinato nessun aumento dell’occupazione giovanile” e che sia stata “discriminante nei confronti delle donne”. Salvini, per ora, tace. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha convocato i sindacati sul tema per il prossimo 27 luglio: le sigle chiedono flessibilità in uscita dopo 62 anni di età, 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica, riconoscimento previdenziale dei lavori gravosi e di quello di cura svolto in particolare dalle donne, tutela del lavoro discontinuo o a basso reddito, rilancio della previdenza complementare, ripristino della piena rivalutazione delle pensioni e ampliamento della quattordicesima.
Nel nuovo consiglio di indirizzo insediato a Chigi siedono, accanto alla Fornero, anche il giornalista e vicepresidente Assolombarda Antonio Calabrò, Patrizia De Luise (Confesercenti), Giuseppe De Rita (Censis), Giuseppe Guzzetti (Fondazione Cariplo), Alessandra Lanza (partner di Prometeia), il sociologo Mauro Magatti, l’ex segretario generale della Camera Mauro Zampini e l’ex vice segretario Alessandro Palanza, la docente della Bocconi Paola Profeta, l’ex assessora al Bilancio di Ignazio Marino Silvia Scozzese, l’esperta di politiche del welfare Alessandra Servidori, l’ex presidente Rai Annamaria Tarantola, Alessandro Pajno e Monica Parrella.