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Con il futuro davanti e con la storia alle spalle domenica, la linguista mapuche Elisa Loncón ha tenuto un discorso epico per aprire la Convenzione costituzionale del paese transandino. Questa cronaca racconta minuto per minuto la giornata fervente che non ha dato tregua e che ha avuto, in ogni momento, scene di tensione e fame di rivoluzione.Gli sconfitti sono arrivati presto. Volevano scegliere un buon posto da cui assistere comodamente alla loro irrilevanza E, inoltre, avere la possibilità di essere i primi a rivolgersi ai grandi media nazionali.Per dimostrare il loro ripudio del “populismo” dell’opposizione, molti dei membri dell’UDI (Unione Democratica Indipendente), la parte più conservatrice della coalizione di centro-destra che ancora governa il Cile, sono arrivati avvolti ognuno in una bandiera nazionale, come se il paese appartenesse solo a loro.Teresa Marinovic, una famosa editorialista, dichiaratamente pinochettista e ora eletta costituente, è stata tra i primi a camminare con passo deciso verso le camere e, fedele allo spirito che ha identificato il suo settore, ha difeso la sua sfiducia nel processo di cui ora fa parte (anche se ha votato e difeso il “Rifiuto” alla nuova costituzione), e ha criticato i suoi futuri colleghi della camera: “Vedo in loro molta spettacolarità, vengono ad avanzare pretese“. Ha anche fatto notare che si sentiva “come fosse il primo giorno di scuola“. “Spero che i miei colleghi si comportino bene“, ha aggiunto.Dal centro di Santiago sono arrivati numerosi gruppi di popoli indigeni, collettivi femministi, organizzazioni per i diritti umani, gruppi di parenti dei prigionieri della rivolta, e anche coalizioni politiche di sinistra e indipendenti.I più numerosi sono partiti da Plaza de la Dignidad, un modo simbolico per segnare l’irruzione nelle istituzioni di quel tessuto popolare che è uscito per invadere tutti i capoluoghi di provincia contro trent’anni di abusi.Tutti sono affluiti sul terreno dell’ex Congresso Nazionale di Santiago del Cile, il luogo scelto per la cerimonia di apertura della Convenzione Costituzionale chiamata a scrivere la nuova Magna Carta e rifondare la nazione sulle macerie dello stato neoliberale e autoritario che la dittatura militare ha fabbricato, e che tre decenni di “bipartitismo democratico” non sono riusciti a rimuovere.Dopo un po’, sono arrivate le figure esaltate del progressismo intellettuale ora eletti costituenti, ognuno a modo suo; molti di loro erano entrati come indipendenti nelle liste del Partito Socialista, l’unico che è riuscito a sopravvivere al crollo dell’ex coalizione Concertación. Se quei seggi non fossero stati dati ai candidati indipendenti, in questo momento i socialisti potrebbero anche essere sull’orlo dell’estinzione.l giurista e giornalista Agustín Squella ha chiesto dialogo e moderazione, ma ha anche sottolineato l’importanza di decentralizzare il paese e di andare verso un altro modello presidenziale.Lo scrittore e storico Jorge Baradit ha ricordato che non è stato solo un giorno di gioia, ma anche di riflessione, e ha ricordato i feriti con mutilazioni permanenti agli occhi, i detenuti, quelli privati della libertà a seguito delle manifestazioni del 2019-20. E ha sottolineato l’importanza di eleggere una donna come presidente della nuova camera, legata ai popoli nativi e di umili origini: “Questi erano i punti che sono stati sollevati il 18 ottobre. Queste sono le ragioni per cui siamo finiti qui“.Poi è arrivato Mauricio Daza, un giudice della regione di Magallanes che correva in una lista indipendente, e che attualmente è impegnato a portare Sebastián Piñera alla Corte Penale Internazionale. Ha segnalato che ci saranno molte cose da negoziare nel corso della convenzione, ma che l’era degli accordi segreti “come tra cognati” è finita.I membri della lista indipendente non neutrale (destinata a ereditare potenzialmente il voto democristiano) hanno sfilato davanti alla stampa e alcuni hanno salutato i giornalisti in modo curioso, notando anche che molti li ignoravano: la maggior parte di loro erano sconosciuti fino a ieri. Con l’eccezione, però, di alcune figure di spicco, come Benito Baranda, noto per il suo lavoro con l’associazione cattolica Hogar de Cristo e l’organizzazione non governativa América Solidaria.In seguito, i costituenti dei popoli nativi sono entrati nella piazza all’interno del recinto, dopo aver eseguito la propria cerimonia sulla collina di Huelén (ufficialmente la collina di Santa Lucía): Adolfo Millabur, primo sindaco mapuche del Cile; Elisa Loncón, insegnante, accademica dell’Università di Santiago del Cile, difensore dei diritti linguistici dei popoli nativi e una delle figure che hanno partecipato al disegno dell’attuale bandiera mapuche; Natividad Llanquileo, avvocato e difensore dei diritti umani che è stata una decina di anni fa la portavoce dello sciopero della fame 2010 dei prigionieri politici mapuche.E ancora un nome fondamentale da sottolineare: la “machi” (figura di grande importan

Sorgente: Marichiweu! Il grido mapuche apre la Convenzione costituzionale cilena | Contropiano

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