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L’Ateneo vuole bandire i simboli religiosi (oltre a quelli politici). Tra le novità anche l’obbligo di tenere acceso il microfono del pc e installare il «proctoring» (il software che scova chi bara agli esami online)

di Paolo Coccorese

Accanto alle bandiere e agli striscioni politici, sono finiti all’indice anche gli altarini, le riproduzioni dei santi e tutti gli altri simboli religiosi, a partire dal crocifisso. L’Università vuole bandirli dalle classi virtuali, dove si svolgono gli esami a distanza. A un anno dal debutto delle lezioni online, l’Ateno ha intenzione di approvare il primo regolamento per svolgerli in versione telematica. Una serie di istruzioni, in alcuni casi al limite del kafkiano, che ha scatenato le polemiche degli studenti.

La lista delle nuove imposizioni è lunga. E comprende l’ordine di tenere acceso il microfono del pc — per scoraggiare eventuali suggeritori nascosti dallo sguardo della webcam —, il vincolo di installare il browser di Google e l’apertura all’uso di un software di controllo, il cosidetto sistema di proctoring (che scova chi bara agli esami online) fino ad ora mai autorizzato (a differenza del Politecnico). Nei diktat presentati nell’ultima riunione del Senato c’è un po’ di tutto. Compresa la prescrizione di rendere «l’ambiente circostante», ovvero la cameretta dell’universitario, idoneo allo svolgimento del test. Scontato l’invito a rimuovere dalla scrivania e dal desktop eventuali appunti. Un po’ meno il divieto di inquadrare simboli politici e religiosi.

 

Queste regole hanno scatenato un inedito dibattito in ateneo. I rappresentati di Studenti Indipendenti, appartenenti alla sinistra universitaria, si oppongono al nuovo codice per svolgere gli esami da remoto. «Questo regolamento — attaccano dal Si — non tutela dal digital divide e dal recupero degli esami persi, ammette il proctoring come strumento senza però chiarire le garanzie sul suo utilizzo. Insomma, serve solo a tranquillizzare i docenti e non è stato stilato in modo inclusivo ed equo».

Un nervosismo dettato (anche) dalla mal digerita didattica a distanza che ha reso più complicata la vita degli iscritti. Mentre si prende di mira, in particolare, il software di controllo perché l’ateneo sembra aver cambiato parere sul suo utilizzo. In tutti questi mesi era stato escluso per la problematica gestione delle registrazioni video, durante lo svolgimento degli esami da remoto. Oggi, è ritornato in auge per via delle lamentele di alcuni professori dopo alcuni casi di frode. «ProctorExam, non utilizza sistemi di identificazione biometrici né algoritmi di intelligenza artificiale volti a rilevare automaticamente comportamenti non eticamente corretti», si legge nel regolamento.

Da Unito puntualizzano: «È una bozza messa in discussione e che potrà cambiare». Intanto, Studenti Indipendenti replica: «Il software non evita il vero problema, il flop delle connessione che ha impedito lo svolgimento di molti esami».

Sorgente: Torino, all’Università vietato il crocifisso nelle classi online

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