0 8 minuti 3 anni

Andrea Parrella

Un docente sfoga tutta la sua frustrazione in una lettera pubblica contro De Filippi, Signorini, D’Urso e Marcuzzi (ma non solo) individuati come ‘tra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese’. Parole pesantissime, che hanno riacceso un dibattito mai sopito sul ruolo culturale di una certa televisione. La domanda nasce tuttavia spontanea: perché non parlare delle responsabilità di internet?

Un’accusa diretta a Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Barbara d’Urso e Alessia Marcuzzi, individuati come “principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese”. Non contempla mezze misure la lettera pubblica di un insegnante indirizzata ad alcuni dei principali volti della televisione italiana. Che vi sia arrivata come messaggio su WhatsApp o che l’abbiate vista su Facebook, Twitter o i vari social network, la missiva di Marco Galice, insegnante di Civitavecchia, è finita sotto gli occhi di molti, vittima di quella dinamica sintetizzabile con la parola “virale”, decisamente infelice visti i tempi di pandemia che viviamo.

La lettera indignata di un insegnante contro la Tv
“Io vi accuso” è il titolo della lettera, che riprende il celebre incipit del J’accuse, con cui Emile Zola si scagliò contro il presidente della Repubblica francese, attraverso la quale l’insegnante punta il dito contro i quattro conduttori Mediaset citati “e tutta la schiera della vostra bolgia infernale”.

Vi accuso di essere tra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese – scrive il docente – del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione morale, della destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, della distorsione educativa dei nostri ragazzi.

E prosegue: “[…] con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli al Decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico”. La rabbia dell’insegnante si lega soprattutto all’effetto che un certo tipo di televisione avrebbe sui comportamenti delle nuove generazioni:

Siete complici e consapevoli promotori di quel perverso processo mediatico che ha inculcato la convinzione di una realizzazione di sé stessi basata esclusivamente sull’apparenza, sull’ostentazione della fama, del successo e della bellezza, sulla costante ricerca dell’applauso, sull’approvazione del pubblico, sulla costruzione di ciò che gli altri vogliono e non di ciò che siamo. Questo è il vostro mondo, questo è ciò che da anni vomitate dai vostri studi televisivi.

L’insegnante chiude la sua lettera (che trovate completa in fondo all’articolo) augurandosi “l’estinzione mediatica e le giuste pene da pagare” per gli accusati. Lo sfogo è potente e sintetizza un generalizzato sentimento di frustrazione che non solo molti  docenti, ma una corposa fetta di popolazione, in particolare tra i 30 e i 40 anni, nutre nei confronti di un medium per troppo tempo incapace di adeguarsi a nuovi linguaggi e necessità. Colpa che ascrivibile soprattutto alle reti generaliste, nello specifico quelle private, e i suoi volti principali di livello nazionale.

Se la Tv è cattiva maestra, che ruolo ha internet?
Lo sfogo di Marco Galice contribuisce a riaccendere un dibattito sul ruolo della televisione – non solo quella definita propriamente “trash” – che non si è mai veramente spento e che ci portiamo dietro dai primi anni Novanta, quando a scatenarlo fu uno dei saggi più celebri di sempre sulla Tv, “Cattiva maestra televisione” di Karl Popper. Uno scritto in cui il filosofo austriaco rimarcava l’influenza negativa del mezzo proprio sulla formazione delle nuove generazioni, sdoganando una tematica che è andata ben oltre le dissertazioni intellettuali sull’argomento, rivelatasi un mantra utilissimo per bollare trasversalmente la televisione tutta come un ammasso indistinto di spazzatura. Un dibattito cui oggi andrebbe aggiunta una fondamentale integrazione, data l’invasione del web e dei social network nelle nostre vite che ha favorito una migrazione di massa delle nuove generazioni (e non solo) dalla televisione verso altri strumenti, per i quali non pare meno urgente la necessità di istruzioni per l’uso.

app-facebook
Marco Galice

circa 2 settimane fa

Queste mie parole non cambieranno niente, ma spero in una condivisione di indignazione che possa diffondersi più di una pandemia.

IO VI ACCUSO

Barbara D’Urso, Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Alessia Marcuzzi e tutta la schiera della vostra bolgia infernale… io vi accuso.
Vi accuso di essere tra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese, del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione morale, della destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, della distorsione educativa dei nostri ragazzi.
Voi, con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli al Decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico.
Siete complici e consapevoli promotori di quel perverso processo mediatico che ha inculcato la convinzione di una realizzazione di sé stessi basata esclusivamente sull’apparenza, sull’ostentazione della fama, del successo e della bellezza, sulla costante ricerca dell’applauso, sull’approvazione del pubblico, sulla costruzione di ciò che gli altri vogliono e non di ciò che siamo.
Questo è il vostro mondo, questo è ciò che da anni vomitate dai vostri studi televisivi.
Avete sdoganato la maleducazione, l’ignoranza, la povertà morale e culturale come modelli di relazioni e riconoscimento sociale, perché i vostri programmi abbondano con il vostro consenso di cafoni, ignoranti e maleducati. Avete regalato fama e trasformato in modelli da imitare personaggi che non hanno valori, non hanno cultura, non hanno alcuno spessore morale.
Rappresentate l’umiliazione dei laureati, la mortificazione di chi studia, di chi investe tempo e risorse nella cultura, di chi frustrato abbandona infine l’Italia perché la ribalta e l’attenzione sono per i teatranti dei vostri programmi.
Parlo da insegnante, che vede i propri alunni emulare esasperatamente gli atteggiamenti di boria, di falsità, di apparenza, di provocazione, di ostentazione, di maleducazione che diffondono i personaggi della vostra televisione; che vede replicare nelle proprie aule le stesse tristi e squallide dinamiche da reality, nella convinzione che sia questo e solo questo il modo di relazionarsi con i propri coetanei e di guadagnarsi la loro accettazione e la loro stima; che vede lo smarrimento, la paura, l’isolamento negli occhi di quei ragazzi che invece non si adeguano, non cedono alla seduzione di questo orribile mondo, ma per questo vengono ripagati con l’emarginazione e la derisione.
Ho visto nei miei anni di insegnamento prima con perplessità, poi con preoccupazione, ora con terrore centinaia di alunni comportarsi come replicanti degli imbarazzanti personaggi che popolano le vostre trasmissioni, per cercare di essere come loro. E provo orrore per il compiacimento che trasudano le vostre conduzioni al cospetto di certi personaggi.
Io vi accuso, dunque, perché di tutto ciò siete responsabili in prima persona.
Spero nella vostra fine professionale e nella vostra estinzione mediatica, perché solo queste potranno essere le giuste pene per gli irreparabili danni causati al Paese.

Marco Galice

10.950
3471
10.289

fanpage.it

Sorgente: La Tv trash origine dei nostri mali, la rabbia di un insegnante in una lettera pubblica

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20