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L’irritante programma di Rai Due e il suo fasullo intento educativo macina ascolti mettendo i giovani protagonisti alla berlina. In cambio di un triste futuro da star di Instagram

di Beatrice Dondi

Nell’anno in cui il Paese volta le spalle alla scuola e lascia i ragazzi a studiare in cameretta l’unica classe in presenza è quella di cui si sarebbe volentieri fatto a meno. Tornata come una cena pesante a tarda sera per la quinta volta, il docureality di Rai Due Il Collegio ripropone l’irritante meccanismo triangolare, tv-verità-costruzione ad arte volto al sistematico sfruttamento alla spicciolata degli under 18. Un programma dagli ascolti stellari con merchandising al seguito, che si spaccia per un portatore sano di appoggio ai giovani quando in realtà li usa come bottigliette usa e getta, le riempie di share per cestinarle poi nell’indifferenziata. Tanto alla fine i malcapitati protagonisti si portano a casa migliaia di follower semplicemente vendendo al diavolo anima e corpo. E verrebbe solo voglia di dirgli: «Ragazzi, non ci cascate».

L’idea originaria di per sé non era male: prendere una ventina di adolescenti dai 14 ai 17, catapultarli indietro nel tempo (questa edizione è nel 1992), privarli della tecnologia e obbligarli a seguire regole ferree per vedere l’effetto che fa. Peccato che il giochino in poche battute mostri la sua assoluta vacuità di contenuto, imbellettandolo di un falso moralismo educativo che grida vendetta.

La classe, costruita da un casting sapiente miscela quanto di peggio si possa trovare ai giorni nostri, tra aspiranti Ferragni, bamboccioni e Franti sempreverde, fragilità sparse, vittime bullizzate e personalità di acerba sfrontatezza. E viene spogliata, impudicamente, davanti a milioni di telespettatori.

Costretti alle solite insulse prove di coraggio e pubbliche umiliazioni senza senso, dal taglio di capelli di cui sfugge l’intento educativo all’olio di ricino, i collegiali si ritrovano per guadagnarsi la celebrità targata Instagram a dover subire non solo il pugno di ferro ma anche le lezioni di vita di un surreale gruppo di insegnanti che dispensano saggezze da cioccolatino sbeffeggiandone l’ignoranza, senza la quale peraltro non sarebbero mai stati selezionati.

Per non parlare del trascurabile dettaglio per cui il preside di siffatta combriccola nel recente passato si è lasciato andare a simpatici commenti del più becero dei razzismi («Per i Rom serve il diserbante, la Boldrini è una donnaccia e la Kienge deve tornare in Africa»).

Intanto Rai Due ingrassa, almeno un giorno alla settimana, gongolando del suo pubblico giovanissimo come se fosse un merito. Anziché abbassare il capo, e soffrire almeno un po’ pensando a quanto il lavoro di alfabetizzazione del maestro Manzi sia andato tristemente perduto.

Sorgente: Il Collegio: ma è proprio necessario vendere l’anima al diavolo per un pugno di follower? – l’Espresso

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