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La legge sull’aborto polacca era già tra le più restrittive e punitive in Europa (la supera solo Malta). Adesso lo è ancora di più: la Corte costituzionale ha vietato l’interruzione di gravidanza in caso di gravi malformazioni del feto. La presidente della Corte, Julia Przylebska, ha affermato che la legislazione che lo permetteva era «incompatibile» con la Costituzione del Paese, che tutela «il diritto alla vita». Ma non altrettanto quello all’autodeterminazione delle donne.

I giudici così hanno messo fuori legge il più comune dei pochi motivi previsti per abortire nel paese a maggioranza cattolica. D’ora in poi l’aborto sarà consentito in Polonia solo nei casi di stupro, incesto o minaccia alla salute e alla vita della madre, che corrispondono solo al 2% circa delle interruzioni legali di gravidanza effettuate negli ultimi anni, come riporta l’agenzia Reuters. Nel 2019, negli ospedali polacchi infatti sono stati praticati 1.100 aborti circa (in Italia sono stati circa 80 mila), quasi tutti in base all’articolo ora dichiarato illegale, come racconta il settimanale Spiegel, sempre attento alle vicende della vicina Polonia. Già prima di questa sentenza molte polacche che volevano interrompere una gravidanza lo facevano all’estero (se potevano permetterselo).

La sentenza è stata voluta e ottenuta dal Partito della legge e della giustizia (PiS) al governo, i cui parlamentari hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale polacca, nonostante la forte opposizione nel Paese a ulteriori limitazione all’aborto. «La sentenza ora emessa dà alla maggioranza di governo nel parlamento di Varsavia il via libera ad approvare un disegno di legge per criminalizzare l’aborto dei feti malformati. La legge entrerà in vigore solo dopo essere stata confermata dal presidente Andrzej Duda. Tuttavia, il capo dello Stato conservatore ha già dichiarato il suo sostegno al progetto di legge, scrive lo Spiegel.

La sentenza ha suscitato proteste e critiche in patria (l’ex primo ministro polacco ed ex presidente del Consiglio dell’UE Donald Tusk ha detto che «mettere all’ordine del giorno la questione dell’aborto e la decisione di un tribunale pseudo-giudiziale nel bel mezzo di una pandemia dilagante è più che cinico») e soprattutto nell’Unione europea. La commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha affermato su Twitter che la sentenza praticamente «equivale a un divieto» di abortire e «viola i diritti umani». Dello stesso tenore il commento dell’europarlamentare tedesca dei Verdi Terry Reintke che fa notare come la Corte costituzionale polacca sia di fatto «sotto il controllo politico del partito al potere» (la Polonia è stata richiamata più volte dall’Ue perché ha cancellato l’indipendenza della magistratura sottomettendola al potere politico).

Quella contro l’autodeterminazione delle donne è solo l’ultima di una serie di limitazioni ai diritti umani imposte dalle autorità polacche ai suoi cittadini, in particolare alle minoranze sessuali. Molte amministrazioni controllate dal PisS si sono per esempio dichiarate «libere da lgbt» e la Polonia ha anche sequestrato ovuli ed embrioni delle donne non sposate che si erano rivolte alle sue cliniche per la fertilità, dopo aver vietato loro l’accesso alla fecondazione medicalmente assistita.

Sorgente: La Polonia ora vieta l’aborto anche se il feto ha gravi malformazioni- Corriere.it

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